La bancarotta di Suning e l'autogol di Marotta: "La stabilità della società garantita dalla presenza di Zhang". Ora si scava nel passato?
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Era solo questione di tempo, ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine. Tre holding controllate dalla famiglia Zhang sono fallite, sono andate in bancarotta. Una notizia che ha infuocato le discussioni sui social network e i forum dei tifosi, dove si è aperta la caccia virtuale ai dirigenti, ai giornalisti e agli opinionisti schierati, ai vicepresidenti del Senato e a tutti quei personaggi nell'orbita nerazzurra che, negli ultimi anni, hanno esaltato la potenza di Suning e negato anche davanti all'evidenza la malsana gestione cinese.
A tal proposito nel mirino è finito anche il presidente dell'Inter Beppe Marotta, che si era esposto in prima persona, arrivando a parlare di "società virtuosa" e di "stabilità della società garantita dalla presenza di Zhang".
In tanti hanno riesumato l'intervista rilasciata a Dazn il 19 maggio 2024, quando prima della sfida con la Lazio e alla vigilia della scadenza del prestito siglato con il fondo Oaktree, Marotta dichiarò: "Stiamo facendo un percorso virtuoso a livello calcistico, sotto la gestione del presidente Zhang le cose sono andate molto bene, lui e la famiglia hanno a cuore l'Inter, i tifosi possono stare tranquilli. Cercheremo di festeggiare facendoci scivolare addosso le critiche delle persone che ci vogliono male. Zhang? La questione riguarda gli azionisti. Posso solo garantire che la società Inter è molto solida, non abbiamo assolutamente alcun tipo di problema. La famiglia Zhang ama l'Inter e qualsiasi decisione dovesse prendere la prenderà con tanto amore per la società e i tifosi. Sono molto ottimista che si possa proseguire così. I tifosi possono assolutamente stare tranquilli. Noi siamo una bella società, una bella realtà. Non c'è alcuna preoccupazione, soprattutto dal punto di vista finanziario. La stabilità della società è garantita dalla presenza di Zhang: è felice, purtroppo non è potuto venire ma ci dà sicurezza checché ne dica chi ci vuole male. Siamo una società virtuosa, sfido chiunque a guardare i nostri conti", aveva concluso Marotta.
Parole che oggi suonano quasi come un autogol. Se la stabilità dell'Inter era garantita dalla famiglia Zhang, alla luce di quanto emerso nelle ultime ore, bisognerebbe seriamente tornare indietro e passare al setaccio tutta la gestione della soietà nerazzurra, dal 2016 fino ad oggi, anno dopo anno, bilancio dopo bilancio, sponsorizzazione dopo sponsorizzazione, plusvalenza dopo plusvalenza, azionista dopo azionista, quota dopo quota (comprese quelle di Lionrock e del fantomatico gruppo di soci italiani che avrebbero investito nell'Inter),
Ma chi può fare luce sulle ombre nerazzurre gettate da Report e divenute più nere che azzurre dopo la bancarotta delle holding di Suning?
La Procura di Milano di Marcello Viola, della sua cover nerazzurra e del suo posto a San Siro accanto alla dirigenza interista?
Il presidente della Figc Gravina, che intervistato da Report ha parlato di "tanti luoghi comuni sull'Inter"?
Il suo braccio destro Viglione, Responsabile dell'Ufficio Legislativo della Federcalcio e soprattutto grande tifoso nerazzurro, beccato a festeggiare lo Scudetto sul manto di San Siro con Marotta, Ausilio e la sua squadra del cuore?
O il procuratore federale Chinè, che per tutti questi anni è stato spettatore disinteressato davanti alle spericolate acrobazie finanziarie dell'ex proprietà cinese dell'Inter?
O la stessa Covisoc dalla quale si sono misteriosamente dimessi diversi membri, uno dei quali ha rivelato anche di aver ricevuto pressioni per chiudere un occhio?
O il ministro dello Sport Andrea Abodi che ha parlato, incalzato, intimato, presagito tanto, ma che ha fatto nulla per far sì che fossero chiariti gli innumerevoli punti oscuri di questa vicenda?
O il Governo e il suo illustre esponente Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e azionista del club nerazzurro, secondo il quale l'"Inter non è come altre attività imprenditoriali, non è una normale società in cui il dare e l'avere si devono bilanciare, ma qui ci sono in ballo le emozioni'"?
No, nessuno di loro può farlo e lo farà.
C'è poi un ultimo interrogativo, posto intorno al 100-127 dopo Cristo da Decimo Giunio Giovenale: "Quis custodiet ipsos custodes?".