Caso Osimhen, paragone con vicenda Juventus improponibile, ma ridicolo riesumarlo ora in piena corsa Scudetto. Inter nell'occhio del ciclone per fatti più gravi, ma Chinè e Gravina...

Come al solito si stanno mettendo nel calderone cose diverse tra loro per creare tanto fumo, analizzando poco e facendo capire ancor meno. Parliamo del fatto che il Procuratore Federale Chiné ha ricevuto dalla Procura di Roma gli atti relativi al rinvio a giudizio di De Laurentis per falso in bilancio in merito in particolare all’affare Osimhen con il Lille (ma c’è anche Manolas con la Roma) ed entro 30 giorni dovrà decidere il da farsi.
Velocemente, riepiloghiamo i termini della questione: il Napoli nel 2020 è riuscito ad acquistare dal Lille il futuro capocannoniere dello scudetto grazie al fatto che il club francese ha rilevato contestualmente da quello partenopeo quattro giocatori per una ventina di milioni. Ebbene, di quei quattro, uno ha smesso di giocare l’anno dopo (Karnezis) e gli altri tre (Manzi, Liguori e Palmieri) non sono mai arrivati a Lille; uno di loro lo ha anche dichiarato a Repubblica nel 2021, sottolineando che in Francia non aveva mai neanche sostenuto le visite mediche. Tra l’altro, se oggi li cercate, li trovate tutti e tre in Campania tra Serie C e Serie D. Ora questa vicenda fa discutere per due motivi: paragone con la penalizzazione della Juventus per le plusvalenze e tempistica (dopo cinque anni di sonno, risveglio in piena bagarre scudetto con l’Inter).
PARAGONE CON LA JUVENTUS: semplicemente improponibile nel merito e nel metodo. Quanto al merito, le plusvalenze bianconere erano frutto di scambi in cui sono stati inseriti giocatori che sono effettivamente andati nelle società a cui erano destinati, hanno giocato, molti hanno fatto bene segnato e acquistato valore, altri hanno fatto meno bene, giocato poco e perso valore. Fa parte del calcio. Quindi di “fittizio” non c’era nulla, se non quello che si è voluto vedere attraverso intercettazioni acquisite da una Procura che non era competente ad indagare per un procedimento penale che deve ancora iniziare, anzi, si deve decidere se debba iniziare.
Chi sostiene poi che la Juve abbia pagato perché il suo era un sistema dovrebbe rispondere a un paio di quesiti: che sistema è se è coinvolta solo la Juve? Se le plusvalenze sono una risorsa certificata dagli stessi Report annuali della Figc come normale strumento di ricavo per tutte le società professionistiche che in media ricavano da esse il 20% circa degli introiti, quale slealtà sportiva rappresentano operazioni che in tutto hanno inciso per circa il 5% sul fatturato bianconero? In sostanza, dato che non esiste un metodo certo per fissare il valore dei giocatori, possono essere “fittizie” solo le plusvalenze che restano sulla carta, senza effettivo spostamento dei giocatori. Ovvero quelle dell’affare Osimhen, non certo quelle degli affari Orsolini, Mandragora , Dragusin o Pjanic.
Quanto al metodo, come sempre, la Giustizia Sportiva mostra di funzionare a due velocità: celere, immediatamente afflittiva e operativa senza aspettare la Giustizia Ordinaria nel caso della Juve; tutto l’opposto negli altri casi come questo del Napoli, che nel frattempo ha vinto uno scudetto, è in lotta per un secondo titolo, e si è qualificato più volte in Champions senza che nessuno prendesse in mano la questione Osimhen.
LA TEMPISTICA- Se quanto sopra assesta l’ennesimo colpo alla credibilità del sistema calcio italiano, il fatto che il caso Osimhen salti fuori proprio adesso, con il Napoli impegnato a insidiare l’Inter per lo scudetto nella volata finale, rende il tutto semplicemente ridicolo. Perché? Perché l’Inter è nell’occhio del ciclone per fatti ancora più gravi (pignoramento e continuità aziendale; sponsor dubbi o bloccati dalla Consob; rapporti con ultras e ‘ndrangheta infiltrata in curva) e su di lei Chiné ancora non si muove, mentre Gravina e l’avvocato della Figc vanno a cena con Marotta e l’avvocato dell’Inter. È ovvio che così si falsa quel poco del campionato che resta da falsare.
Concludo su un altro tema. Se Antonio Conte, attuale allenatore del Napoli, ha sentito o letto l’intervista dell’arbitro Guida - che ha dichiarato di aver chiesto di non arbitrare il Napoli perché lui e la sua famiglia a Napoli vivono e non vogliono problemi- beh forse adesso ha una risposta al perché, quando invece allenava la Juve, il direttore di gara “non se la sentì di fischiare un rigore netto per i bianconeri dopo il 90’ di una partita con il Genoa finita 1-1.