Zambrotta: "Il 5 maggio lo scudetto più emozionante. A Manchester nessuno voleva tirare i rigori. Serie B? Mai avuto una proposta a vita dalla Juve"

12.04.2025 15:45 di  Marco Spadavecchia   vedi letture
Zambrotta: "Il 5 maggio lo scudetto più emozionante. A Manchester nessuno voleva tirare i rigori. Serie B? Mai avuto una proposta a vita dalla Juve"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Gianluca Zambrotta senza filtri. L'ex bianconero si è raccontato nel corso di una lunga intervista al podcast Passa dal BSMT di Gianluca Gazzoli. Il campione del Mondo con la Nazionale nel 2006 ha ripercorso la sua carriera che lo ha portato a vestire le maglie di Juventus, Barcellona e Milan, tra le altre. In particolare, l'ex terzino ha svelato alcuni retroscena sulla sua avventura in bianconero, parlando anche della situazione attuale.

ANCELOTTI E PRIMO SCUDETTO – "È stato sfortunato perché è arrivato secondo per due anni di fila – ha detto Zambrotta –. La società non gli ha dato fiducia e ha voluto richiamare Lippi. Lui poi è andato al Milan, tra le squadre più forti a livello internazionale. Juve-Milan era la sfida principale, c'è stata anche la finale di Champions del 2003. Da lì il mister ha fatto una carriera veramente straordinaria in tutte le squadre in cui è andato, aveva l'idea e la mentalità giusta. Noi comunque con Lippi siamo tornati a vincere subito, l'anno del 5 maggio. Sicuramente quello è lo scudetto più emozionante. Aspettavamo il risultato di Lazio-Inter, tutti i tifosi avevano la radiolina. È stata una giornata adrenalinica, noi dovevamo vincere e sperare. L'Inter l'ha sofferta anche in virtù del nostro risultato e hanno avuto paura. C'è stata una grandissima festa dopo due anni in cui arrivavamo secondi. Conte era tra i più scatenati, ma anche Del Piero e Trezeguet. Nel calcio ci sono delle cose che ritornano. Penso a Materazzi che era nel Perugia nel 2000 quando abbiamo perso lo scudetto e poi si è ritrovato dall'altra parte con l'Inter. O penso a Trezeguet che ha segnato il gol decisivo agli Europei e poi è stao l'unico a sbagliare il rigore nel 2006".

MANCHESTER E I RIGORI – Sulla grande delusione della finale di Manchester. "Nel 2003 ho fatto una bella annata dal punto di vista fisico e mentale e siamo arrivati in finale di Champions dopo una vittoria strepitosa contro il Real Madrid di Carlos, Zidane e Figo – ricorda Zambrotta –. Abbiamo avuto la sfortuna di non avere Nedved che era una furia in quegli anni, vinse anche il Pallone d'oro. I rigori? Come ha raccontato Lippi nessuno voleva tirare, tutti scappavano. Abbiamo calciato dei rigori brutti a differenza del Mondiale 2006 in cui i tiri dal dischetto sono stati perfetti. In quei momenti la differenza la fa la mentalità. Buffon comunque è stato fenomenale perché ne ha parati due".

ITALIA 2006 – Spazio poi alla racconto del Mondiale 2006 da parte dell'ex esterno. "Sulla carta non eravamo la Nazionale più forte, c'erano squadre come Brasile, Francia e Germania – il ricordo di Zambrotta –. Arrivavamo da un momento difficile per Calciopoli, tanti di noi non conoscevano il loro futuro durante il ritiro. Siamo partiti con questo macigno sulla testa, ma siamo stati bravi anche grazie a Lippi a isolarci come aveva fatto la Nazionale nel 1982. All'inizio del Mondiale certa stampa contestava il fatto che Cannavaro fosse il capitano e che Buffon giocasse da titolare. Avevamo una grande forza del gruppo e dello spogliatoio, si è creato un clima eccezionale. La Germania era il paese giusto, eravamo vicini casa ed era piena di italiani. Il percorso è stato straordinario, agli ottavi siamo stati a un passo dall'uscire contro l'Australia prima del rigore di Totti al 94'. E prima del quarto di finale contro l'Ucraina c'è stato poi il dramma di Pessotto e noi della Juve siamo tornati in Italia. In finale sapevamo che la Francia fosse più forte, era una squadra fenomenale. Siamo comunque riusciti a portarla fino ai rigori dove siamo stati perfetti. Ci siamo resi conto di quello che avevamo fatto solo quando siamo tornati a Roma. Ci abbiamo messo un'ora e mezza per arrivare in centro per tutti i tifosi che c'erano".

JUVE E POST CALCIOPOLI – Zambrotta ritorna poi sull'addio alla Juve post Calciopoli. "Mi sono arrivate diverse proposte. C'erano Chelsea, Real Madrid, Milan e decisi di andare al Barcellona. Perché non sono sceso in serie B come altri? Non ho mai ricevuto una proposta dalla Juve per farmi rimanere con un contratto a vita, l'ho sempre detto – ammette l'ex azzurro –. Avevo 29 anni, erano gli ultimi anni per lottare per traguardi importanti. Ho scelto Barcellona perché era una squadra fenomenale, aveva appena vinto la Champions contro l'Arsenal. C'era la possibilità di lottare per sei trofei, erano competizioni nuove che non avevo mai affrontato. È stata una scelta professionale. Proposta della Juve per rimanere? Se fosse arrivata l'avrei sicuramente presa in considerazione, ma non è mai arrivata come disse anche Cobolli Gigli, è un dato di fatto. Sono decisioni che vanno rispettate, i tifosi non conoscevano la situazione. Sono consapevole della delusione che ho provocato, le mie spiegazioni le ho date. Mi dispiace oggi sentire ancora di essere stato un traditore ed un mercenario".

I MIGLIORI – Il classe 1977 ha svelato i calciatori che più lo hanno impressionato in carriera. "Zidane credo che sia stato il più bello da vedere per la sua eleganza – l'opinione dell'ex bianconero –. Quando arrivò alla Juve c'era diffidenza, ma bastava vedere come toccava la palla per capire quanto fosse diverso. Era di un altro pianeta. Nei due anni di Juve eravamo in stanza insieme, una persona straordinaria e molto tranquilla. Quando va via poi mi mettono con Nedved che anche ha vinto il Pallone d'oro, ho portato bene. Nel Barcellona poi ho giocato con Ronaldinho, Messi, Xavi e Iniesta che erano sopra tutti, talento puro".

LA JUVE DI OGGI – Infine, l'ex bianconero parla della Juventus attuale dopo il cambio di allenatore. "Si tratta di un momento difficile e particolare con il cambio di allenatore. Tudor conosce l'ambiente e da subentrato ha sempre fatto bene – dice Zambrotta – Mi piace molto, ha la capacità di dare subito la scossa. Aiuta essere juventino? Gli allenatori più vincenti della storia della Juve come Trapattoni, Lippi ed Allegri non avevano mai avuto un passato in bianconero quindi non è una cosa automatica. Il fatto di conoscere l'ambiente Juventus riporta comunque del senso di appartenenza che magari si era perso. Il calendario è abbordabile, la Champions per me è alla portata. Allenare la Juve? Non è il percorso che ho fatto, è troppo complicato" conclude Zambrotta.