MILAN-JUVENTUS E QUELL'8 MAGGIO DI "GLORIA"...
Ed è arrivato anche il momento del trofeo "Luigi Berlusconi", il torneo dedicato alla memoria del padre del proprietario del Milan.
Come tradizione i rossoneri sfideranno la nuova Juventus di Andrea Agnelli, Marotta, Paratici e Del Neri: un’abitudine consolidata, ormai, quella delle due squadre di affrontarsi in questa amichevole estiva (si giocò a gennaio del 2007, nel giorno dell’Epifania, solo nell’edizione - posticipata - del 2006).
Che di "amichevole", poi, porta solo il nome.
Il motivo? Fascino, importanza delle società, e non solo: dopo il primo incontro del 1991 (vinsero i bianconeri con una doppietta di Casiraghi), il Milan provò - per i tre anni successivi - a giocarselo con Inter, Real Madrid e Bayern Monaco, per poi decidere di farla diventare una cosa ristretta a due.
Con quale criterio? Quello della partecipazione del pubblico, unita - poi - a rapporti societari sempre più fluidi tra le rispettive dirigenze. Il derby estivo del 1992 portò a San Siro poco più di 40.000 spettatori; con gli spagnoli e i tedeschi lo stadio risultò semivuoto. E con la Vecchia Signora? Si è sempre oscillati tra le cinquanta e le settantamila unità. Con qualche calo nelle edizioni dal 2003 al 2005 ed in quella del 2007, per poi mantenere picchi di affluenza in tutte le altre.
Erano anni di gloria, quelli, per entrambe le società. Dal 18 agosto 1995 e nelle manifestazioni immediatamente successive si diceva che vincerlo portasse "sfortuna": conquistato quello, si poteva dire addio allo scudetto del campionato di serie A ancora da disputare.
Non era propriamente corretto definirla così, analizzando bene i fatti.
Per entrambe, a volte, voleva dire vincere una Champions League: per i rossoneri nel 2002 e nel 2006 (successi - poi - a Manchester e Atene), per bianconeri nel 1995 (vittoria a Roma contro l’Ajax).
Se questa è sfortuna…
E oggi?
Il Milan ha deciso di affidare la panchina ad Allegri, chiedendogli di cambiare le carte in tavola e di ridare competitività e vivacità ad un gruppo che - ad oggi - è rimasto pressoché identico al passato. Non solo recente. Con un anno di più sulle gambe e nelle carte d’identità. Solo un eventuale arrivo di Ibrahimovic potrebbe veramente far compiere un salto di qualità notevole a questa squadra.
Quello che servirebbe ora alla Vecchia Signora per continuare il processo di crescita nella costruzione della squadra: dopo i sei acquisti della nuova gestione già belli pronti per i primi giorni del mese di luglio, una sosta di più di un mese iniziava a far temere per il peggio. Dall’apparente "immobilismo" ad un "attivismo" (reso possibile dalle nuove cessioni) datato 19 e 20 agosto: ecco la "doppietta" Krasic e Aquilani.
Inseriti nell’intelaiatura preparata precedentemente da Marotta, i due giocatori finiscono col completare il reparto di centrocampo (a meno di sorprese legate ai nomi di Sissoko e Felipe Melo). Ancora dei tasselli da sistemare in difesa (un centrale ed un terzino sinistro) e poi una serie di punti interrogativi nel reparto offensivo, che portano i nomi di Iaquinta, Trezeguet e Diego. Per diversi motivi e per situazioni non comparabili tra loro.
Diego, con Amauri al momento titolare "di fatto" lì davanti, ancora non riesce ad incidere come dovrebbe (e potrebbe): movimenti nuovi da acquisire, errori del recente passato da evitare, un po’ di fiducia da ritrovare.
Rimane il fatto che quando Del Piero entra in campo negli ultimi venti minuti degli incontri, la differenza c’è. E si vede. O, per meglio dire, si "sente".
Al brasiliano resta il compito di accelerare questo processo di evoluzione personale da trequartista a seconda punta, anche perché la concorrenza, in quella zona del campo, potrebbe presto aumentare con l’arrivo di un altro "colpo" di mercato.
Ammesso che questo, poi, non venga finanziato proprio con la sua cessione.
"Come l’8 maggio 2005, a San Siro, sfida scudetto con il Milan, rovesciata di Ale, testa di David: 1-0 e tricolore alla Juve. Stasera è solo un’amichevole, ma non fa male chiudere gli occhi e ripensare a quel giorno di gloria"
Ha ragione da vendere, Giovanni Battista Olivero, giornalista della "Gazzetta dello Sport", che - nell’edizione odierna (la "Sportiva") - nel presentare il trofeo che verrà disputato stasera parla di quell’8 maggio come una giornata di gloria.
Una domenica che consegnò - di fatto - il "niente" più totale alla Juventus. Oppure un asterisco: ognuno scelga la versione che preferisce.
Sì, perché "quello" era il 28° tricolore, cancellato dagli archivi ma rimasto sui campi di gioco e nelle aule dei tribunali, dove è in attesa di conoscere il suo destino. Ammesso che ne abbia uno diverso dall’attuale.
Fa piacere sapere - adesso - che il giornale rosa lo ricorda come un momento di "gloria".
Visto che poi, dopo, ne arrivò un altro: il 29°.
Perché il numero è quello, sempre. Non soltanto nella giornata in cui si gioca il trofeo "Luigi Berlusconi".