SZCZESNY: "Io e De Ligt ci mettevamo le cuffie per non sentire Bonucci. La Juve una famiglia, sento ancora Agnelli. Niente fascia di capitano? Masterclass di Allegri..."

05.09.2024 12:20 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture
SZCZESNY: "Io e De Ligt ci mettevamo le cuffie per non sentire Bonucci. La Juve una famiglia, sento ancora Agnelli. Niente fascia di capitano? Masterclass di Allegri..."
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Nell'intervista rilasciata al canale YouTube di Luca Toselli, Wojciech Szczęsny ha ricordato anche qualche piccolo aneddoto su Leonardo Bonucci che prima della partite si faceva sentire: "Odio il carico eccessivo, ero molto amico di Matthijs De Ligt, e anche lui nella preparazione della partita era molto simile a me. Non voleva sentire niente, ci prepariamo per fare la nostra partita. La motivazione è una cosa profonda, se un altro ti deve caricare non è giusto, o ce l'hai dentro di te...cosa ti posso dire io per farti dare di più. Preferisco essere di supporto per i ragazzi. Nello spogliatoio della Juventus oggi non ce ne sono tanti, che caricano la squadra, per me è giusto così. Ci mettevamo le cuffie per non sentire Bonucci". 

Su Buffon invece ha detto: "Gigi è molto diverso da me, vive della passione del calcio, è molto caldo mentre io sono molto freddo come calciatore, cerco di non avere emozioni. Siamo diversi, ma guardandolo è un’esperienza della vita. Quando ero ragazzino, avevo 16 anni e stavo per andare alle giovanili dell’Arsenal, vidi Gigi vincere il Mondiale del 2006: non ci speravo neanche di arrivare ad un livello alto come quello della Juve o ad un livello professionale in generale, ma condividere lo spogliatoio con lui è un sogno che mi è capitato".

Sul cosa vuole dire Juventus: "La prima parola che mi viene in mente è famiglia. Vero che è un business, che si gioca per vincere, ma è una famiglia. La prima volta a Villar Perosa, dove parlai molto con Andrea Agnelli, che per me è stato un riferimento molto importante e lo è ancora, lo sento tanto tutt’ora, è stata assurda. Arrivi alla Juve, una delle migliori squadre del mondo, e dopo 1-2 settimane vai in quel piccolo campo a Villar Perosa con le leggende bianconere, e pensi che Zidane e Platini hanno giocato in quel campetto lì. E a fianco avevo Higuain, Dybala, Buffon… Ti fa capire che non è solo un business. Alla Juve contano le vittorie, sono importantissime, ma il senso di responsabilità che ha creato la famiglia Agnelli è bellissimo: senti pressione, ma anche tutto il loro supporto. Dovrei ringraziare tutti loro e l’ho fatto anche con Andrea quando ho smesso di giocare a calcio, è stato uno dei primi che ho chiamato: gli stimoli che mi dava lui sono stati importanti, fare 7 anni ad alto livello alla Juve non è semplice".

Sulla fascia di capitano mai avuta: "Può essere una masterclass di Allegri, perché il mister sa che non gioco troppo bene quando sono troppo carico. Quando faccio un discorso nello spogliatoio perché sono troppo carico poi non gioco bene, lo sa e lo so anche io. Mi ricordo la partita con l'Atalanta in casa, 3-3. Qualche giorno prima ci tolsero i 15 punti e tutta la settimana che ero arrabbiato. Feci un discorso molto aggressivo nello spogliatoio e dopo cinque minuti misi la palla dentro. Allegri ha capito che Tek ha bisogno di rilassarsi, quando sono troppo motivato non è un buon segnale".