La Repubblica - Pepe: "La Juve è pronta, Conte tira fuori l'anima. Toni è come me ma non è diventato campione del mondo perchè è un comico"

30.09.2011 10:10 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
Fonte: La Repubblica (articolo a firma di Emanuele Gamba)
La Repubblica - Pepe: "La Juve è pronta, Conte tira fuori l'anima. Toni è come me ma non è diventato campione del mondo perchè è un comico"
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© foto di Alberto Fornasari

Uno dei migliori Simone Pepe quest'anno, forse il migliore. Cuore da lottatore, simpatia da trascinatore, spirito da juve insomma e con queste caratteristiche entrare nel cuore dei tifosi è facile.

Oggi su Repubblica un'interessante intervista, ecco quanto evidenziato da tuttojuve.

Sfida con il Milan: «La Juve è nata pronta. D’altronde, proviamo a vincere anche quando siamo in dieci. In Italia non ci sono avversari di basso livello. La Juve arrabbiata e il Milan elegante, definizioni che ci stanno, e io mi tengo la Juve rabbiosa, che vince con l’anima. Come il nostro allenatore».

Conte e Delneri: «Non siamo curiosi, ma consapevoli. Conte ci ha dato una grande impronta e noi lo seguiamo alla lettera. Ci ha trasmesso carica, voglia, fame. E su Delneri: «Ognuno ha il suo metodo. Quello che so è che Conte ti tira fuori l’anima. I suoi discorsi ti restano dentro. Lui è un vincente. Ma non c’è solo Conte: se perdo una partitella mi arrabbio ma dopo cinque minuti passa, invece Del Piero resta incavolato delle ore. Allora lo guardi e capisci tutto. Conte m’ha detto: Simò, non sono tutti come te. Evita di scherzare, perché tu ridi e riparti ma magari un altro no, si ferma e perde il filo. Adesso in campo devo stare zitto, ma me l’ha chiesto il mio capoufficio e quindi obbedisco. Conte di cali di concentrazione non ne vuole. Conte ha vinto sudando e vuole che facciamo lo stesso. Conte quando lo vedo agitarsi mi metto a filare il doppio perché penso: mo’ entra in campo. Durante la partita fa i concerti, alla fine non ha un filo di voce. Ci urla di tutto. Se stai ancora a pensare che l’allenatore ce l’ha con te, devi essere “de coccio”. Mi preoccupo se non mi dice niente nessuno, casomai».

Su chi gioca e il mercato:  «Gioco perché sono italiano e non devo imparare un campionato e una lingua difficili. Ma verrà il tempo di Elia, di Estigarribia. Ricordo che a Udine nei primi sei mesi Asamoah cadeva da fermo, ma quando s’è ambientato poteva giocare da solo al posto dei quattro centrocampisti. Dello Zenit, Se n’è parlato, ma Conte m’ha detto chiaro chiaro: non ti muovi da qua. Fine della storia».

Sulla critica: «Al mondo ci sono cento milioni di allenatori, che parlino pure. A me interessa il giudizio di chi ha studiato a Coverciano: Lippi, Marino, Conte. I fatti dicono che ho giocato 150 partite in tre anni, più un Mondiale: tanto scarso non sono. Però mica mi fanno giocare perché faccio ridere. Toni è un tipo come me, ma non è diventato campione del mondo perché è un comico».

Soprannome, El Chiacchera:  «Il soprannome me lo appioppò Berti a Palermo. Non fa una grinza. Sono l’unico che riesce a parlare per ore con Krasic. In romanesco».