IL SANTO DELLA DOMENICA - DALL'ENTUSIASMO DI GIUGNO ALLA VERGOGNA DI FEBBRAIO. EPPURE SAREBBE BASTATO DAVVERO POCO..
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La verità è che in molti ci abbiamo creduto, nella novità, nella svolta, nel cambio di filosofia e di gioco. Una sfida che a giugno ha acceso entusiasmo e attese. Nessuna pretesa, ma il desiderio di vedere una Juve nuova, se vogliamo più moderna e al passo con i tempi. In aggiunta alla ventata “ mottiana” un mercato che ha prima smontato e poi rimontato la squadra, con molti soldi spesi, e una vera e propria rivoluzione. Via tutti coloro che avevano un legame forte con il passato e dentro una sorta di nuova generazione. Bello il concetto del noi al posto dell’io, bello il sogno, bello il credere e immaginare che tutto magicamente sarebbe cambiato volgendo verso lidi migliori.
La realtà di oggi vede invece il contrario di quello che avevamo sperato. Attenzione, nessuno pretendeva scudetti, Champions e trofei impossibili, ma qualcosa di nuovo si, risultati migliori, di essere in lotta per qualcosa gettando delle basi solide per il futuro. Ci ritroviamo invece con due eliminazioni in una settimana, un’umiliazione che resterà come una macchia indelebile nella storia della Juve, quella con l’Empoli, e uno spogliatoio a dir poco spaccato. Cosa non ha funzionato? Intanto l’idea di avere un leader solo in panchina. Motta ha replicato a Torino quello che ha fatto a Spezia prima e Bologna poi. Un uomo solo al comando e tutti dietro senza più o meno fiatare, di fatto spazzando via il concetto del noi. La squadra non ha recepito i dettami tattici, ha rigettato il nuovo corso, e non essendoci veri campioni o leader affermati è arrivata a piegarsi su se stessa.
Motta è uomo intelligente e allenatore preparato, su questo non ci sono dubbi, ma essendo stato calciatore fino a poco tempo fa, doveva sapere e capire come ci si rapporta in un gruppo che con tutto il rispetto non è quello provinciale che ha sempre allenato. Sia chiaro, l’allenatore comanda e i giocatori devono rispettare i ruoli, ma dalla fascia di capitano data e poi tolta, fino alle decisioni spesso cervellotiche e al poco feeling comunicativo sia dentro che fuori la Continassa piano piano qualcosa si è rotto.
Tassello dopo tassello quello che di buono c’era almeno nelle intenzioni a giugno, si è smontato, e chi ha provato leggermente ad alzare la testa è stato allontanato dal gruppo a gennaio. Fino a quando i risultati hanno retto, il filo seppur fragile è rimasto intero, ma in una settimana con l’eliminazione dalla Champions e l’umiliazione in Coppa Italia, tutto è saltato. E cosi ecco giocatori che parlano ad “amici” per far sapere il malumore della squadra, ecco le dichiarazioni di facciata di Giuntoli che conferma l’allenatore ( quante volte le abbiamo sentire queste parole) e una tifoseria che perde la pazienza e giustamente annuncia una contestazione verso squadra allenatore e società.
Società che sembra già voler guardare ad un futuro senza Motta. E ci risiamo, arriva la primavera e siccome non ci sono obiettivi concreti da raggiungere si riparte con il toto allenatore, una costante, purtoppo, degli ultimi anni. Giuntoli al momento ha sbagliato la prima vera scelta fatta da direttore della Juve, quella di Motta, adesso deve capire, e sinceramente non lo invidio per niente, se sia giusto andare avanti a prescindere oppure cambiare. E non ci sono quarti posti che tengano, qui la riflessione deve e dovrà essere molto più ampia. Thiago è l’uomo giusto per il futuro? La Juventus storicamente non ha mai ottenuto grandi risultati da allenatori “ filosofi” serve sostanza concretezza e capacità di vincere. A meno che quella Juve che conosciamo sia morta e sepolta, cosa che a malincuore oggi sembra veritiera. Si va verso una Juventus più provinciale e meno vincente dove “ i conti “ sono l’unica cosa che “ contano? “ .
Ce lo facciano sapere l’amore per questi colori non passerà mai, ma tutti sappiano dal presidente all’amministratore delegato, dal direttore generale all’allenatore per arrivare alla squadra, che umiliazioni come quelle di mercoledi il popolo bianconero non le merita. Né oggi né domani né mai. E questa macchia resterà nella loro gestione come qualcosa di indelebile.Nessuno deve fare voli pindarici e raccontare storie, ma se lunedi questa squadra non salirà a meno sei dalla prima in classifica, vorrà davvero dire che nessuno , o quasi, sarà più degno di indossare questa gloriosa maglia.