OCCHIO AL FINTO PERBENISMO

09.04.2017 19:00 di  Caterina Baffoni   vedi letture
OCCHIO AL FINTO PERBENISMO
TuttoJuve.com
© foto di Insidefoto/Image Sport

I punti chiave con l’invito a desecretare tutto sono molti all'indomani dell'attesissima sfida contro i Blaugrana, pure la doppietta del Pipita contro Napoli e Chievo ma, mentre la macchina del fango pompa all’impazzata con indignati ululanti da un lato e vittimisti dall’altro ad azzuffarsi, c’è da fare qualche considerazione amara per molti detrattori bianconeri su come Madama sia arrivata più in forma e spensierata all'anti vigilia del big match di Champions rispetto al Barça. Dopo un non lungo periodo di solite sfumature farsesche che connotano un'indagine prettamente volta a sminuire l'immagine bianconera, speriamo si possa tornare a parlar di calcio. O almeno ci proviamo, noi in primis, a farlo. 

Chi scrive o commenta i pre partite di Champions solitamente premette sempre che non è juventino ma bensì neutrale, e che comunque sia occorre sempre tifare Italia in campo internazionale. Ma a principiare dagli anni Settanta, non è mai stato realmente così. Antipatie personali? Invidia? Non si sa bene cosa muova tutto il movimento calcistico italiano quando si gioca la CL, ma una cosa è certa: se la propria squadra non gioca in campo europeo, non se ne tifa un'altra che a maggior ragione è una rivale nazionale. Quindi, occhio alle "finte" esultanze.

Da sempre si dice non solo che gli italiani si auto-commiserano, ma pure che si criticano ferocemente all’estero. Per non dire poi in quelle occasioni in cui tifano contro il proprio paese… attraverso l’invio della malasorte a terzi. Appunto.

Il 29 maggio 2003 lessi con grande interesse sulla stampa italiana le varie analisi sulla sconfitta juventina, e ne convengo, però notai che in quegli articoli mancava il riferimento all’odio. Probabilmente perchè non vi era materiale su cui basarsi realmente. Sulla finale persa nel 2015 contro il Barcellona stesso, non lessi assolutamente nulla sul rigore solare non concesso a Pogba sull'1-1 del match. Così come non ho letto nessun titolo degno a salvaguardia dell'immagine juventina, quando a toglierci la Coppa Campione fu un clamoroso fuorigioco blancos di Mijatovic. Niente di niente.

La Juventus, com’è noto, ha perso 6 finali di Coppe dei Campioni. Ma se è vero che bisogna arrivare in fondo in una competizione così ambiziosa, Madama da questo punto di vista non ha mai deluso le attese.

Nelle predette edizioni, per tre volte era favorita (1983, 1997, 2003); nella prima s’incontrò con una nobile sul sunset boulevard (1973); in un’altra occasione vigeva un giusto equilibrio (1998): eppure le ha perse tutte. Quelle vinte hanno il sapore una della morte (1985), l’altra della roulette russa (1996, per giunta giocata in Italia). Alle altre due jellate per eccellenza, è vero, ne sono sfuggite altrettante: in nessuna il Benfica era favorito mentre il Bayern ha da recriminare ma meno dei bianconeri.

Non solo. La Juventus si è vista portar via addirittura due Coppe in partita unica sul nostro suolo nazionale: la Fiere del 1965 a Torino e l’Intercontinentale 1973 a Roma: per ironia della sorte contro l’Independiente che nei tre tentativi precedenti, giocando anche a Buenos Aires, non ce la fece contro Inter (1964 e 1965) e Ajax (1972). La squadra argentina ha dovuto lasciare Avellaneda per trionfare, e proprio al cospetto della Juventus. 

 

Dagli anni Sessanta ad oggi la Juventus ha conquistato ben 19 dei suoi 29 titoli. Si può dire che la nostra vita di tifosi e appassionati sia stata segnata da quei due colori, che in realtà non sono nemmeno tali: uno rappresenta la luce (ossia tutti), l’altro il buio (ovvero nessuno). In pratica il giorno e la notte, la vita e la dipartita, lo Yin e lo Yang.

Prima la "colpa" di un odio sferrato nei confronti della Juve si davano agli anni in cui i fumi del boom economico lasciavano intravedere la lotta di classe, l’autunno caldo, la contestazione studentesca e ovviamente l'epoca in cui la Fiat rappresentava il fulcro del potere padronale che si esprimeva suo malgrado, attraverso la famiglia Agnelli e la sua emanazione: la Juventus stessa, «emblema dello sfruttamento dei ricchi sul proletariato operaio», come si usava gridare allora. 

Tutti odiano la Juventus!

I napoletani, che per loro costume hanno sempre amato troppo e odiato troppo poco, sono gli unici a non aver portato "maledizioni" a questa squadra che quando gioca in competizioni internazionali sente dalla sua i propri sostenitori del "miglior gioco italiano"  e contro la carica negativa del quasi-intero paese-Italia. Vero?

Chi dimenticherà i vari «Grazie Hamburger», «Real Madrid facci sognare», oppure i macabri 10, 100, 1000 Heysel»? O il distinto signor X che affermò a giornali noti alla vigilia della semifinale di coppa Italia di meravigliarsi nel veder la 'Ndrangheta vicino al nome Juventus. E su quale base? Io me li ricorderò. Per non dire di alcuni telecronisti che, “per contratto”, fingono di esultare stentatamente alle reti delle zebre; o peggio. Continuando con questo simpatico elenco non posso tralasciare l’inequivocabile esultanza al terzo goal del Manchester United, subìto dalla Juventus il 1° ottobre 1997 in Champions League; senza dubbio Giggs realizzò un bellissimo goal, però un Bruno Pizzul di turno, non si sarebbe mai entusiasmato in quel modo per una rete subita da una squadra italiana in una coppa Europea. E basta, una volta per tutte, col buonismo ipocrita di coloro che urlano: «Non è vero! In Italia si tifa la squadra italiana».

Nella storia non esistono coincidenze: non si perdono per caso otto finali, non riuscendone a vincere, fra le due conquistate, almeno una nettamente. Questa squadra porta sulla pelle il marchio d’odio e frustrazione di terzi, del fio che ha dovuto pagare salato per essersi lasciata alle spalle tanti, troppi jettatori di sventura distanti scudetti-luce. 

O forse ha ragione uno come Robert Schuller che affermava: i tempi duri non durano mai, ma le persone toste sì.

Dunque, avanti con la propria tenacia Madama, come si è sempre fatto, anche se il vento contro è sfavorevole.