TJ - CHIELLINI A JTV: "2018? Ci auguriamo altre vittorie. Che emozione l'esordio con la Juve. Ancora oggi è assurdo quello che è successo nel 2006"

Intervistato oggi da JTV, il difensore della Juventus Giorgio Chiellini ha parlato dei suoi dodici anni in bianconero e non solo. Tuttojuve.com riporta in tempo reale le sue parole, trasmesse in pillole durante JTalk, trasmissione condotta da Claudio Zuliani e Monica Somma:
12 anni di Juventus ne hai passate tante a partire da Juventus - Messina 1-0 entri in campo e non a tutti capita di sostituire Pavel Nedved, capelli corti aria timida e una squadra di campioni ti riconosci in questo ritratto?
"Si capelli tanti rispetto ad ora (ride ndr). Emozione tanta, ero arrivato da due mesi, ma come capita ai ragazzi giovani per entrare in una squadra di campioni è difficile. Quindi ho giustamente faticato all'inizio perché quando si arriva alla Juve si è come catapultati in un'altra realtà e piano piano sono riuscito a conquistarmi il mio spazio e quella è stata la prima partita entrando al posto di un Pallone d'oro e di quello che oggi è il nostro vice Presidente Pavel".
Estate 2006 sei passato da giovane promessa a veterano all'improvviso con campioni del mondo che scendevano in serie b cosa hai provato?
"Fu un'estate strana e un anno strano, alla fine, perché poi non sembrava neanche potesse essere vero, quello che stava accadendo. A distanza di 11 anni ancora sembra sempre più folle. Non è che passando il tempo ti rendi conto... mi sembra sempre più assurdo quello che è successo. Però personalmente per me è stata un'occasione per prendere spazio e diventare un giocatore più importante in quella squadra. Ho sfruttato la discesa in serie B della Juventus per prendere prima lo spazio che magari avrei faticato ad avere".
La tua prima doppietta nella partita che è valsa la Serie A. Avete chiuso con una maglietta con scritto Basta una liberazione o una grande esperienza di vita?
"Nessuna delle due, nel senso che avremmo evitato di farlo ed è stata una liberazione. Perché a parte all'inizio che serviva un po' di tempo per abituarsi è stato un anno quasi sempre in festa. Andavamo negli stadi quasi sempre accolti come re e pensavamo di far fatica con la penalizzazione, ma a Natale eravamo già primi. È stato un anno sabbatico che ci siamo presi ed è stata un'esperienza che non è stata così dolorosa come all'inizio, ma tutto sommato piacevole".
Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved e Campranesi chi è stato il tuo vero mentore che ti ha spiegato lo spirito Juve?
"Sono stati tutti importanti, perché poi non è facile sceglierne uno, perché sono state persone che veramente mi hanno dato tanto. Se devo fare un nome è quello di Gigi perché ho fatto 12 anni con la Juve e in nazionale, perché è toscano come me. Perché volente o nolente anche per le origini ci si piglia di più".
2009 Torino - Juventus un gol che decide il derby. Che rapporto hai con la città di Torino?
"Torino dall'Olimpiade invernale è esplosa, è fiorita e ogni anno migliora sempre più. C'è stato un continuo miglioramento incredibile ed è un po' la città che mi ha adottato. È un po' la città del mio futuro, perché poi con mia moglie abbiamo deciso di rimanere a vivere qui. Il rapporto con la città è splendido. Il rapporto che ho con i tifosi sia juventini ma anche granata è buonissimo. Vivo la città al 100%. È chiaro che mi sento livornese e rimarrà così anche in futuro. Però torinese d'azione anche".
2010 anno dei tre allenatori cosa si impara da anni così difficili?
"Sarebbe facile dire di no, sarebbe meglio evitarli, ma attraverso momenti difficili si riesce ad avere più energie per arrivare ai momenti belli. Sarebbe stato meglio non fare quei due anni, sono stati anni difficili. Per me molto, per come vivo la professione, per come vivo questa squadra, per come non riesco a non portare a casa e al di fuori quello che mi succede qui e in campo. Però per fortuna è stata la formazione di un inizio di una nuova grande storia".
2011 l'inaugurazione dello Stadium che sensazione ti porti dietro da quella sera?
"Venivamo non da uno, ma da due anni brutti, troppo brutti per essere veri e l'inaugurazione dello Stadium è stata qualcosa di magico si percepiva nell'aria qualcosa di diverso. Ha contribuito a creare in noi un unione, tifosi, squadra società. Poi quel'anno è arrivato Conte, eravamo tanti italiani si è formato qualcosa di magico che non poteva che finire con l'anno degli invincibili. La giusta conclusione era quella".
Scegli la festa in campo a Trieste o quella a Torino con mezzo milione di persone?
"Con tutto il rispetto quello che ho provato a Trieste è paragonabile solo alla vittoria che abbiamo lasciato a Berlino o a Cardiff, perché dopo tanti anni di sofferenza, io li avevo fatti tutti, dopo un'annata incredibile con una rincorsa incredibile chiudere da imbattuti. Le difficoltà, la rinascita, ricordo che c'era una tensione quella settimana incredibile e quindi l'esplosione di gioia di Trieste sicuramente è una delle gioie più grandi che ho avuto in maglia bianconera".
2013 Supercoppa con la Lazio segni in una delle partite più belle della stagione che squadra era quella?
"Eravamo una squadra veramente tosta. Quell'anno era arrivato Carlos Tevez che ci ha dato veramente una marcia in più. È un giocatore che ha un carisma e un temperamento che non può non trascinarti. Giocatori come lui come Vidal hanno quella garra come la chiamano loro in Sudamerica che è contagiosa non solo per noi compagni, ma per tutto l'ambiente e il tifo che li circonda".
2014 il primo giorno di Allegri cosa hai pensato, adesso siamo due di Livorno?
"Io ero ancora in vacanza e fu tanto strano, perché da un giorno all'altro potevo aspettarmi il cambio a maggio, ma a metà luglio non me lo sarei mai aspettato. Allegri lo conoscevo, ma non benissimo, perché ci avevo scambiato solo due parole, mi avevano detto tutti che era una persona intelligente e credo che quella sia la sua più grande qualità. Perché in questi tre anni ora è iniziato il quarto è stato un allenatore che oltre a portare trofei si è migliorato giorno dopo giorno e continua a farlo e ti posso assicurare che è molto difficile per noi giocatori e credo che lo sia anche per un allenatore. Quello credo sia il suo più grande pregio".
20 MAGGIO 2015: IL GOL IN FINALE E LA COPPA ITALIA DA CAPITANO
"Quella fu una partita speciale, perché segnai e dedicai il gol a mia figlia, che sarebbe nata pochi mesi dopo. Fu la mia prima coppa alzata da Capitano e rappresentà un'emozione forte, il primo trofeo di un triennio di tre "doblete" consecutivi che ci ha fatto davvero sognare. Nel 2015 e nel 2017 siamo stati ad un passo dalla storia, quando ci si ripensa resta sempre un po' di delusione ma anche la consapevolezza di avere fatto qualcosa di straordinario".
2016 i gol alla Sampdoria, uno nella festa Scudetto, due nel campionato successivo. Piano piano fai gol sempre più belli. Sei d'accordo?
"Nooo, quello di fine campionato fu un gol importante perchè venivo da tre mesi di noie muscolari continue, dove entravo e uscivo, entravo e uscivo senza trovare la quadra. Arrivi a saltare partite di Champions, quella parte di tutta quella rincorsa fantastica, gioendo, ma soffrendo da fuori. Quella partita fu l'ultima di campionato prima della coppa e dell'Europeo che mi diede anche una spinta in più per fare una gran finale, vincere la finale di Coppa Italia col Milan e poi un grande Europeo".
Juventus-Barcellona, tre gol, uno tuo: è stata la serata europea più bella? La classica partita perfetta?
"Secondo me la partita perfetta è stata Barcellona-Juventus, almeno per me: essendo un difensore, tra virgolette, godo di più a salvare un gol, a non far segnare, che a farlo. Poi capita per l'amor del cielo, serve alla squadra, c'è molta più soddisfazione a salvare un gol che sembra impossibile, da evitare che non a farlo. Quella doppia sfida fu magica, non concedere gol al Barcellona, al Campo Nou, non concedendo nemmeno tante occasioni, ma riuscendo sempre ad arrivare prima di loro nei momenti importanti fu qualcosa di straordinario. Purtroppo non siamo riusciti ad arrivare nella stessa condizione psico-fisica a inizio giugno, lì era metà aprile, c'è stato tanto nel mezzo e un pizzico di rammarico, di non essere al top nel momento più importante c'è, perchè forse c'era la convinzione da presuntuoso, che in quel momento fossimo i più forti. Poi dopo ci sono state varie situazioni in cui non siamo arrivati così bene come stavamo in quella doppia sfida".
Mi dici tre cose che vuoi che non manchino mai nella tua partita? Immagino che la prima sia vincere. Le altre due?
"La vittoria, il mantenere la porta possibilmente inviolata e poi la squadra, perchè in tutti questi anni, se una cosa ho imparato, è che da solo non vince nessuno e lo ha dimostrato anche Messi con tutte le partite tribolate che ha avuto con la sua Nazionale. Quindi riuscire ad essere squadra credo sia la garanzia delle altre cose, cioè non prendere gol e vincere le partite".
Giorgio Chiellini: 12 anni con la maglia bianconera, 442 presenze, 34 gol, tantissimi titoli: dal 2018 cosa ci aspettiamo:
"Prima di tutto ci auguriamo altre vittorie che sono la cosa più importante e questo lo possiamo fare solo giocando da squadra, lavorando da squadra tutti i giorni, con tanto sacrificio: il lavoro è sempre l'unica cosa che poi porta ai risultati".
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