65 milioni di motivi per non rimpiangere Tiago, Amauri e Melo

65 milioni sono tanti, troppi se si pensa alla gente per cui sono stati letteralmente sperperati.
Tiago Cardoso Mendes ha giocato per un anno e mezzo (fra il gennaio 2010 ed il luglio 2011) nelle fila dell’Atletico Madrid attraverso la formula del prestito. Tralasciando la caduta di stile dei Colchoneros, che avrebbero potuto esercitare nell’estate del 2010 un riscatto di circa 7 milioni per il definitivo acquisto del lusitano costato a Madama nel 2007 ben 13 milioni e mezzo, l’ex Lione ha puntato i piedi rifiutando tutte le altre offerte ed attendendo il luglio 2011 per il definitivo divorzio dalla Juventus, causando una minusvalenza non indifferente nelle casse del club di corso Galileo Ferraris.
Carvalho de Oliveira Amauri, è stato pagato nel 2008 la bellezza di quasi 25 milioni di euro, cifra versata nelle casse del Palermo di Zamparini con la certezza di essersi assicurati un centravanti straordinario. Ottima la prima metà della stagione, ma un infortunio non grave ne ha ritardato il completo recupero del centravanti ed aperto la strada al successivo anno e mezzo da incubo, in cui segnò la miseria 10 gol in 56 partite. Il trasferimento a Parma nel gennaio 2011 sembrava averlo rivitalizzato, fattore fondamentale per permetterne la cessione del cartellino ad una cifra decente… E qui accadde il bello. Le richieste arrivarono, soprattutto dall’Italia e dall’OM di Didier Deschamps (disposto ad offrirgli una maglia da titolare in Champions ed un ingaggio da circa 2 milioni più bonus a stagione), ma il buon Carvalho, sicuro di uno stipendio da 4,2 milioni netti, dichiarò di volersi giocare le sue chances in bianconero a fronte della manifesta decisione da parte di Antonio Conte di non volerlo utilizzare. Risultato? Messo fuori rosa e venduto alla Fiorentina lo scorso gennaio per la miseria di 500 mila euro.
Unico fattore positivo è stata la sua rete a San Siro contro il Milan, che in pratica ha salvato i Viola e consegnato il tricolore alla Vecchia Signora.
Felipe Melo, mediano pagato 25 milioni e arrivato a Vinovo proprio dalla Fiorentina dopo le superbe prestazioni offerte con la maglia del Brasile nella Confederations Cup dell’estate del 2009. Disastrosa la prima annata, terminata ancora peggio in occasione dei mondiali sudafricani, dove, dopo aver offerto a Robinho l’assist per l’1 a 0 contro l’Olanda, divenne protagonista dell’autogol e dell’espulsione che affondarono i verdeoro e permisero agli Orange di passare in semifinale contro l’Uruguay. Tornato in Piemonte, disputò con Del Neri una decina di buona partite, salvo poi ricadere in un baratro da cui non si è più ripreso, il cui inizio è datato 6 gennaio 2011, quando, contro il Parma, il carioca stampò i tacchetti della sua scarpa destra sul volto di Paci, lasciando i suoi compagni in 10 in balia dei Ducali, che sbancarono il Comunale con un perentorio 4 a 1.
Da lì in poi, il ventinovenne di Volta Redonda giocò sempre peggio e fu ceduto in prestito con diritto di riscatto fissato a 13 milioni al Galatasaray. Storia simile a quella di Amauri: per mancati accordi economici Felipe non si è accordato con i turchi ed adesso Marotta e Paratici gli cercheranno una sistemazione adeguata, sperando di non perderci troppi soldi.
In tutto, per questi tre giocatori sono stati spesi quasi 65 milioni di euro, la stessa cifra che avrebbe assicurato due Top Player in grado di fare la differenza. Ormai è acqua passata, ma una cosa è certa: nessuno rimpiangerà le prestazioni di questi professionisti sopravvalutati che, con le loro prestazioni e le loro scelte non hanno mai meritato la maglia bianconera.