BALZA SUL CAMPO 2.5 - LA COMUNICAZIONE CHE MANCA ALLA JUVE. Da Del Neri a Thiago Motta

26.01.2025 23:59 di  Claudio Zuliani   vedi letture
BALZA SUL CAMPO 2.5 - LA COMUNICAZIONE CHE MANCA ALLA JUVE. Da Del Neri a Thiago Motta

Io e Gianni abbiamo vissuto la Juve di Del Neri e quella di Conte: gli opposti. Uno difficile da comprendere e l’altro grandissimo comunicatore, a modo suo. Purtroppo anche stavolta, Antonio ha colpito nel segno. Vince e lancia messaggi: "alla JUVE si deve vincere”. Gianni niente di nuovo, vero?

Esatto, io sono io. Io ti creo, io ti distruggo. Praticamente questo è il suo concetto.

Gianni, stamattina riflettevo, facevo rewind. Io e te c'eravamo. Ti ricordi la prima conferenza estiva nel ritiro in montagna di Conte quando disse che la JUVE doveva fare come il Barcellona e noi, guardandoci straniti, ci siamo detti: ma cosa dice che abbiamo la squadra che è arrivata settima.

È vero eh, ma lui è Antonio Conte, era convintissimo di poter fare questa cosa. Il suo pregio è di mettere asticelle altissime anche laddove nessuno può pensare che si possano mettere. Una forma di auto convinzione. Io adesso lavoro al 100% per raggiungere gli obiettivi e per convincere anche i giocatori e tutto l'ambiente. E' chiaro che rischi di passare per quello che vende fumo. Ma Conte lo ha detto nel contesto della Juve, sapendo che anche solo per un calcolo algebrico di possibilità, la Juve non poteva arrivare settima per tre anni consecutivi. Prima o poi doveva arrivare là in alto e lui voleva vincere lo scudetto, da subito. Ti ricordi quante volte diceva, quando era dietro al Milan: “stiamo facendo una cosa straordinaria. Se dovessimo andare avanti sarebbe una cosa super straordinaria.” Quando la Juve passa davanti al Milan, il lunedì dopo alla ripresa degli allenamenti lui disse: “adesso abbiamo l'osso in bocca, ce l'abbiamo noi e per prenderselo devono sputare sangue.” In quella famosa prima conferenza juventina in montagna, la prima cosa che disse suonava così: “non voglio vedere un giocatore uscire dal campo ridendo se abbiamo perso.” Lui è un sergente, anzi un capitano. Però lui aveva già vissuto la Juve da giocatore, capisci? Sapeva scavare nei meandri della Juve.

Thiago Motta non ha questa dimestichezza col mondo della Juve. Di fronte a delle obiettive difficoltà di una squadra giovane si scontra con il discorso dell'ossessione ma non è che a lui non piaccia vincere, è che non vuole che ci sia l’ossessione, probabilmente per non caricare di responsabilità questi ragazzi. Però adesso vedi che nelle ultime conferenze stampa dice sempre "perché il nostro vero obiettivo è vincere", il nostro obiettivo è vincere, il nostro obiettivo è vincere. Sta cercando di riportare il treno sulle rotaie. Però sono due contesti diversi. Sono due persone diverse. Conte aveva un background Juve, Thiago Motta no. La Juve, io lo dico sempre, è un altro pianeta.

Io porto sempre a testimonianza, quella conferenza, se non sbaglio con lo Shamrock Rovers. Del Piero e Del Neri seduti accanto. Viene chiesto a Del Piero che effetto gli farà giocare in questo campo. Perché sembrava un campo da oratorio più che uno stadio e lui diceva “sarà un po’ come tornare ai vecchi tempi, all'inizio della mia carriera quando si andava su campi così, col Padova. Poi viene chiesto a Del Neri: ma ha sentito cosa ha detto Del Piero? Lei ha la stessa idea? E lui risponde “sì, ma bisogna vedere se domani gioca”. Mi ricordo l'espressione glaciale di Del Piero che sta zitto, non dice nulla. E il giorno dopo parte dalla panchina. La squadra che arriva allo stadio e Del Neri entra per il sopralluogo, si becca una salva di fischi. Del Piero esce da solo per ultimo, dopo che tutto l'ambiente si era comportato in quella maniera. Parte la standing ovation di tutto lo stadio di Modena che era strapieno e poi fa quel gol straordinario. Siamo su livelli un po’ diversi.

Caro il mio Gianni, che dire di quando Ranieri paragonò Del Piero al suo Palanca del Catanzaro…e alla fine la conclusione della carriera di Alex coincise con lo scudetto di Conte che è anche suo. Agnelli e Antonio lo hanno accompagnato verso l’uscita perché avevano la personalità e la storia alle loro spalle per poterlo fare.

Mancano alla Juventus figure importanti per comunicare con un allenatore giovane e giocatori che non hanno vinto nulla. Sanno pochissimo di Juventus, questa è la verità!

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