Meno cheerleaders e più carattere, grinta, determinazione. E magari uno straccio di gioco....

La sconfitta contro la Lazio ha evidenziato, una volta ancora, i limiti attuali di questa squadra. Occorrono un cambio di rotta e di mentalità. Immediati.
15.10.2017 20:00 di  Enrico Danna   vedi letture
Meno cheerleaders e più carattere, grinta, determinazione. E magari uno straccio di gioco....
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Le avvisaglie c'erano state tutte e da settimane. Se le amichevoli estive lasciano il tempo che trovano, già la sfida di Supercoppa contro la Lazio aveva fatto vedere quali potessero essere i problemi di questa rosa. Limiti di campo e di carattere soprattutto. Questa squadra, alla prima difficoltà, tende a sciogliersi. E se ad agosto con la Lazio e poi ad inizio campionato col Genoa, le reazioni nervose avevano portato in un caso a recuperare la partita (poi buttata via malamente) e nell'altro addirittura a vincerla (contro un avversario che sta dimostrando tutti i suoi problemi, però), successivamente, contro Barcellona, Atalanta e ieri Lazio, tutti i nodi sono venuti al pettine. Dopo aver subito due reti su azioni fotocopia, con una fase difensiva indegna anche per una formazione di Lega Pro, con più di mezz'ora di tempo a disposizione per recuperare il risultato, la squadra ha continuato a trotterellare per il campo, priva di idee, priva di spunti, di cambi di ritmo e di grinta. Insomma, il nulla. Giocatori che paiono spaesati e vagano per il campo alla ricerca di un posto al sole, altri che paiono sfiduciati e altri che, per raggiunti limiti di età, non possono più (giustamente) dare quel contributo che davano in passato. La sensazione è che quest'organico, qualitativamente possa essere davvero molto forte, ma ci sono troppe cheerleaders e pochi attributi. Si gioca troppo di fioretto e poco di spada, quando bisognerebbe essere in grado di fare l'uno e l'altra.

Non attacchiamoci alla sfortuna o agli episodi: la prima te la devi andare a cercare (e la Juve ieri sera ha fatto tutt'altro), mentre i secondi fanno parte del gioco e, in tutta onestà, bastava vedere le rose in campo (e in panchina) per capire, sulla carta, quale fosse la disparità dei valori in gioco. Il problema è che se da una parte ci sono figurine che fanno le belle statuine, e dall'altra tre buonissimi giocatori con accanto otto gregari che si battono allo spasimo, allora difficilmente puoi cercare appigli altrove: devi guardare dentro te stesso, fare un grosso, enorme, bagno di umiltà e ripartire. I giocatori devono capire che in campo scendono 11 uomini, non le figurine e che, se sei più forte degli altri, lo devi dimostrare centimetro dopo centimetro sul rettangolo verde, partita dopo partita. Occorre inoltre un cambio di mentalità, in quanto, se un tempo potevi permetterti di segnare un gol e difenderlo fino alla fine perché avevi una fase difensiva di tutt'altro spessore, oggi, con una fase difensiva decisamente inferiore e con le munizioni a disposizione nel reparto avanzato, devi continuare ad attaccare e a cercare la via della rete, senza perderti in fronzoli e numeri da circo tanto inutili quanto potenzialmente dannosi. Otto giornate sono poche per fare bilanci, ma, ad oggi (ripetiamo, ad oggi), è lampante che anche le scelte di mercato estivo non convincano (evidenti le lacune in difesa e in mezzo al campo, così come sono evidenti gli equivoci tattici). Se poi l'allenatore riuscisse anche a dare uno straccio di gioco a questa squadra, non sarebbe una cattiva idea. L'unica a godere della gara di ieri sera è stata la lavandaia, visto che, di maglie sporche e sudate da lavare, ne aveva davvero pochissime. Occorre cambiare registro, già a partire da mercoledì, quando non si potrà più sbagliare. Fino alla fine. Sempre e comunque.