PANETTONE MOTTA!

Sì, è vero. Nel calcio le questioni di panettone hanno perlopiù riguardato l’eventuale permanenza in panchina dell’allenatore in carica, con il solito “Non riuscirà a mangiare il panettone!” che prendeva di mira Palermo e Genova (rossoblù) su tutte, per la grande imprevedibilità che caratterizza il primo tifoso dell’una e dell’altra squadra. Ma quando in rosa hai un giocatore di nome Motta, ecco che si può parlare di panettone senza per forza tirare in ballo la stabilità della panchina di colui che ha condotto la rinascita bianconera.
La disfatta di Firenze ha lasciato in bocca tanta amarezza, ma forse i palati più fini avranno assaporato anche quel pizzico di “dolce”, rilasciato dall’ingresso in campo del terzino destro. Esce Padoin, entra Motta: è il trentottesimo del secondo tempo quando Conte effettua il cambio, ma non c’è alcun crampo, alcun infortunio, alcun motivo di turnover a giustificare l’ingresso di Marco, né tanto meno l’estremo tentativo di provare il tutto per tutto, data la maggiore propensione offensiva di Padoin.
Dall’arrivo di Conte, o se vogliamo dal ritorno, Marco Motta non aveva mai messo piede in campo con la Juventus prima di domenica e la bocciatura che il tecnico gli aveva riservato nel 2011, ha portato la Vecchia Signora alla conquista di due Scudetti e il calciatore a divedersi tra le piazze di Catania prima e Bologna poi, senza i risultati auspicati.
Proprio per tali motivi, la mossa di Conte al Franchi è un messaggio forte e chiaro a chi in estate avrebbe potuto, o forse dovuto, fare di meglio per regalare al tecnico ciò che si era meritato sul campo in due anni di lavoro e vittorie. La partenza non avallata di due uomini fedeli come Giaccherini e Matri e la legittima richiesta di un esterno di livello rispedita gentilmente al mittente, hanno messo in mostra la divergenza tutta italiana del binomio allenatore-manager, tanto cara alla Premier League.
A destra Lichtstainer, Padoin, Isla, Motta e a sinistra Asamoah, Peluso e De Ceglie: il detto non era “meglio pochi ma buoni”? Nessuno all’altezza, ad eccezione dello svizzero a destra e forse del ghanese a sinistra, buon giocatore, ma mezzala, quindi ottima riserva di Vidal o Marchisio e non certo esterno alla Kolarov (a Bale non accostiamolo neanche).
Ma adesso urge pensare al presente e concentrarsi al massimo per evitare figuracce, per cercare di ripartire. Il presente parla di Champions, dice Bernabeu ed esalta il Real Madrid. Il futuro invece speriamo sia bianconero e non soltanto Blancos. In fondo lì, nel Teatro del calcio, non abbiamo niente da perdere, dobbiamo rischiare giocando a viso aperto e dando il massimo.
Sul mercato avrai modo di rialzare la voce, ma adesso, caro Conte, come diceva quel simpatico bambino della pubblicità della Motta, tanto per tornare in tema, “Buttati che è morbido”.