Marco Venditti, il day after del giorno dopo
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Il "THE DAY AFTER" bianconero è quasi paragonabile alla fine della seconda guerra mondiale quando sbarcarono gli alleati e trovarono un paese distrutto dai bombardamenti.
Direi che tutto questo che è accaduto non è altro che la continuazione di un periodo di progettazione e connessa ricostruzione che ha caratterizzato un decennio di vittorie. Vittorie che venivano spesso considerate noia mortale.Questo clima di catastrofismo sportivo, deprime i tifosi juventini a tal punto da leggere messaggi irriverenti verso gli autori di questa disfatta. Un minimo di analisi d'insieme sarebbe più opportuna. Vero che certe rondini non fanno primavera ( Inter docet) ma e pur certo che prima delle vittorie, i dei cicli, si debba passare necessariamente attraverso queste fasi. Inneggiare al pubblico ludibrio per questo o per quel personaggio crea solo tensione e poca lucidità.
Abbiamo incontrato una squadra, il PSV con più esperienza, la nostra compagine di ragazzi ha fatto fin troppo. Regna sovrana l'irrazionalità nelle valutazioni. Marcello Lippi diceva sempre che una squadra deve essere composta da operai e geometri. Questa Juventus non ha più i nomi che hanno fatto la storia: i Buffon, i Marchisio e i Barzagli giusto per citarne qualcuno. Manca la voce che nel dopo gara racconti qualcosa, che faccia capire il perché di alcune scelte. I programmi della Juventus saranno decisi dagli alti vertici che non cambieranno la strada intrapresa, il gruppo costituito da Giuntoli (lo sceriffo da me simpaticamente soprannominato) e dal suo entourage. L'attuale dirigenza, è bene precisarlo, sarà traghettatrice in attesa di simboli che ci riconducano al passato. Per quanto si sia creato un clima di "tiro al piccione" o alla critica del più antipatico, le sorti di questo percorso non prevedono l'allontanamento di nessuno degli attuali presenti. Attendere, seppur esista una giustificata delusione, ma attendere è questa la sola risoluzione in attesa di vittorie. Non è questo mio un semplice ottimismo ma pura analisi di ricostruzione secondo i dettami di Elkann. Nella storia della Juventus è stato sempre cosi...forse qualcuno lo ha dimenticato. Non si cambia dopo appena una stagione.
Parlando della storia delle ombre bianconere qualcuno ha dimenticato 9 anni di assoluto buio nell'era di Rino Marchesi dove non ci si strappava i capelli perché la mentalità era ben diversa. Le ricostruzioni implicano attese. La Juventus criticata perché non spende, questo è il coro del popolo juventino dimenticando che la Juventus è una società quotata in borsa. La vecchia signora appartiene al gruppo Stellantis e la sua potenza economica potrebbe acquistare l'intero campionato giusto per ribadire il concetto di sicurezza a disposizione. Elkann In 4 anni ha ripianato una situazione debitoria assai pesante fatta di oltre 900 ml di euro mentre per cifre superiori di indebitamento qualcuno si è potuto, e non si sa come, iscriversi al campionato. Troppe critiche gettate li solo per pubblicità personale senza mai contestualizzare gli eventi e la realtà di una società seria e per nulla fatta di "dilettanti" come molti sostengono. Sicuramente la scelta di Giuntoli è stata quella di ricostruire ripartendo da un'ossatura più giovane ( Yldiz su tutti) e da un allenatore colpevole solo di aver allenato il Bologna portandolo ad alti vertici e dove il subentrante Italiano sta proseguendo un percorso già segnato. Anche Conte ereditò l'Inter costruita da Spalletti, come Allegri continuò il percorso del tecnico salentino. Corsi e ricorsi storici, allenatori che ereditano il lavoro svolto dai precedessori. Anche questa è la storia del calcio. Aspettare è assolutamente inconcepibile, specie nella Juve. Ormai i tempi sono cambiati rispetto alla Juventus degli Agnelli e dei Boniperti. Prendere la panchina della Juventus è cosa assai complessa ma si tende a criticare le scelte fatte. A furor di popolo il dopo Allegri fu caratterizzato da richieste inconcepibili: Zidane, Kloop, Guardiola e altri di questo livello.
La lista della spesa di costoro sarebbe stata la prima cosa che la Juventus non avrebbe potuto affrontare, i bilanci sono la prima limitazione in questo momento. Thiago Motta ha peccato forse di troppa sicurezza, questione di carattere e questa caratteristica va accettata nel pacchetto. Thiago Motta diventa peggio di Allegri negli "OUT" di rito. Tifosi delusi e imbufaliti quindi contro il neo trainer bianconero accusato di essere troppo spocchioso. Per quanto possa non risultare simpatico a tutti gli va dato merito di quanto fatto a Bologna. I risultati si son visti guidando i felsinei ad alti livelli gestendo un gruppo di giocatori normali e non di fuoriclasse. Il tecnico italo brasiliano è sicuramente responsabile di qualche scelta ritenuta avventata nelle formazioni pre gara e qualche anche in corso d'opera. Nella valutazione complessiva però va ricordato che in questo suo primo anno, definito "anno 0" le attenuanti ci sono tutte. La squadra pianificata in estate non è mai stata a sua disposizione. Gli innumerevoli infortuni (Bremer su tutti) lo hanno fortemente penalizzato sottoponendosi per forza di cose a tenere il cantiere ancora aperto. Usciti dalla Champions si può rientrare dalla porta di servizio acquisendo i punti necessari per ottenere la quarta posizione. Allegri conquistò a maggio dello scorso anno una coppa Italia bistrattata da sempre ma utile per salvare la stagione. Detentrice del titolo la Juve lotterà per la riconquista. Una stagione che dovrà ripartire da Cagliari, un crocevia importante dove lavoro e concentrazione dovranno prevalere sulle emozioni. Cagliari sarà la risposta che a questo punto giustamente tutti si aspettano.
Marco Venditti