Il finanziere Striano: "Ho fatto 40.000 accessi, ma agivo su ordine dei pm. Dietro l’inchiesta di Perugia c’è qualcosa di grosso"

16.03.2024 15:15 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Il finanziere Striano: "Ho fatto 40.000 accessi, ma agivo su ordine dei pm. Dietro l’inchiesta di Perugia c’è qualcosa di grosso"

La Verità ha intervistato finanziere il Pasquale Striano, al centro dell’inchiesta della procura di Perugia sul caso dossieraggi. Tra i personaggi spiati,  nel panorama politico, economico e sportivo, c'erano anche Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri e Cristiano Ronaldo, oltre al presidente Figc Gabriele Gravina. 

"Non hanno capito nulla dei numeri che hanno dato, non sanno quali fossero le procedure, non sanno nulla. Io di segnalazioni di operazioni sospette (le sos inviate dalle banche all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, ndr) non ne ho visionate 4.000, come dicono loro, ne ho visionate 40.000 - spiega Striano -. Era il mio lavoro. Io ero una persona super professionale che acquisiva notizie a destra e a sinistra. Lo ammetto, anche con metodi non sempre ortodossi. Ma non mi devono far passare per quello che non sono. Io adesso andrò a farmi le mie ragioni, perché loro (gli inquirenti, ndr) stanno inventando una marea di cose per amplificare una vicenda che invece è abbastanza ridicola. Il mio lavoro era quello di fare attività Antimafia e di farla bene. Di occuparmi di fenomeni che potevano essere calzanti: gli affari dietro al Covid, i bitcoin, i nigeriani. Ho fatto sempre ed esclusivamente questo.

La Direzione Antimafia? Non ha motivo di esistere. Se la Dna fosse come la ha concepita Falcone, così come la Direzione investigativa antimafia per cui ho lavorato – e non sono uno che sputa nel piatto dove ha mangiato – allora sarebbe diverso. Ma purtroppo lì ci sono uomini che non sono più in grado di fare le indagini. Io ho evidenziato a chi di dovere le criticità e non cercavo gratificazioni. Poi, non lo scopro io, esisteva una lotta tra magistrati. Una gara a chi era più bravo, a chi era più bello, a chi aveva più potere. Questo lo spiegherò in Procura e in Tribunale".

il suo occuparsi di dossier pre-investigativi gli procurava invidie: "Non solo invidie interne, perché lì a livello nazionale c’è un macello. Per far approfondire i nostri filoni investigativi i magistrati si rivolgevano dove conoscevano, sceglievano le Dda con tale criterio e questo è un fatto un po’ scandaloso. A me di queste di queste logiche non fregava niente. Se scrivevo un bell’appunto per me l’importante era che venisse approfondito, che mi dicessero che era fatto bene». Mentre nell’Antimafia ognuno fa i propri interessi: «Purtroppo è così. Adesso mi è capitato questo casino e per questo mi dovrò difendere. Ma qui non ci sono fatti inquietanti, come sostengono gli inquirenti, le cose diventano tali in altre stanze, capito? Ma non mi riguardavano. Io tante cose le sentivo, ma non mi interessavano".

"Ci sono tante cose che mi sono state chieste espressamente. Non mi metto a fare i conti della serva. Io spiegherò quale fosse il mio metodo. Poi il giudice, magari, mi dirà: “Non lo dovevi fare”. Allora io risponderò: “Ma io non dovevo chiedere un’autorizzazione a monte. E comunque i miei risultati arrivavano con questo metodo di lavoro”. Io sono a posto con la mia coscienza, poi che sia stato fatto tutto un po’ alla carlona, sono il primo a dirlo. Ma l’ho ammesso pure con Melillo. Il mio obiettivo era quello di arrivare a degli atti d’impulso, che fossero fatti bene. La mia gratificazione era solo quella".

"Dietro a questa vicenda c’è qualcosa di più grosso - conclude Striano -. Qui stiamo parlando del mondo delle armi e l’attenzione su certi argomenti, dopo l’esplosione del mio caso, è subito calata. Perché non è solo una storia di bed and breakfast». Ovvero la ragione sociale degli affari di Crosetto con i Mangione. Il ministro continua a detenere le quote delle tre ditte. «Dietro a questa scelta c’è una precisa strategia» sostiene Striano. «Se le cedi ammetti qualcosa… però, se rimani dentro, devi insistere sul fatto che c’è stato un altro problema, quello della diffusione dei redditi. In questo modo si è distolta l’attenzione e l’altra storia è andata in cavalleria".