IL SANTO DELLA DOMENICA - UN PORTIERE CHE PARA UN ATTACCANTE CHE SEGNA. PER ORA LA JUVE E' TUTTA QUI..

09.02.2025 00:00 di  Alessandro Santarelli   vedi letture
IL SANTO DELLA DOMENICA -  UN PORTIERE CHE PARA UN ATTACCANTE CHE SEGNA. PER ORA LA JUVE E' TUTTA QUI..
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Ricordo una vecchia storiella che recitava più o meno cosi “ Se vuoi vincere una partita di pallone, dammi un portiere che para e un attaccante che segna e vedrai che le cose andranno per il verso giusto”. Poi le situazioni si sono evolute, il calcio è cambiato, è arrivata la costruzione dal basso, il tiki taka, il possesso palla, il centroavanti che deve difendere e il difensore che deve attaccare, ma anche invertendo l’ordine degli addendi la sostanza non cambia. Vincere, soprattutto quando sei alla Juventus, resta l’unica cosa che conta, o meglio tra la vittoria e la sconfitta passa la differenza tra  "vivere bene la settimana” o “ vivere male la stessa” A Como sono arrivati tre punti vitali per la classifica, la seconda vittoria consecutiva, ma al contempo una prestazione difficile, a tratti brutta, con giocatori spaesati, su tutti un Koopmainers irriconoscibile, nervoso e avulso dalla squadra, un Kelly che è entrato come se fosse stato traghettato su Marte per non parlare di Nicolò Savona, anello debole di una Juve che nel primo tempo faceva acqua da tutte le parti. E per fortuna che Di Gregorio ha tolto le castagne dal fuoco più di una volta, e meno male che la giocata Weah Nico Kolo ha portato ad un gol del vantaggio tanto bello quanto immeritato.

Ma il calcio è fatto cosi e ci piace anche per questo, quello che invece continua a non piacerci è la fragilità emotiva e tattica che ha portato alla decima rimonta da vantaggio. Per non parlare della dinamica con cui i ragazzi di Motta hanno subito la rete, roba da categoria inferiore. La domanda che poi mi piacerebbe rivolgere al tecnico rispetto alla gara di Como riguarda le sue intenzioni: caro Mister, ma alla fine lei si stava accontentando dell’ennesimo pareggio? Lo dico, sommessamente, perché leggendo i cambi, fatti tutto ruolo su ruolo, l’impressione era quella: teniamoci stretto il punto e andiamo a casa soddisfatti. Altrimenti non si spiega l’ostinazione nel tenere in panchina Vlahovic, che evidentemente in una situazione come quella di venerdi, poteva e anzi dal nostro punto di vista, doveva, appoggiare Kolo nella fase offensiva. Niente, abbiamo capito che i due insieme raramente giocheranno e attenzione capiamo che l’equilibrio, anzi ne siamo i primi fautori, sia la cosa più importante, ma sinceramente non crediamo che questa squadra non possa giocare con uno spirito maggiormente offensivo, soprattutto se supportato da una linea mediana che però non può prescindere dai suoi uomini migliori.

Motta ammetterà che un minimo di confusione regna ancora all’interno della squadra, tra oggetti misteriosi, vedi Alberto Costa, e giocatori che sembrano la pessima copia di quelli visti con altre maglie. Sono passati sei mesi e al netto di infortuni e situazioni che non hanno favorito il lavoro del tecnico, qualcosa in più sia a livello di classifica che di gioco era doveroso aspettarsi.

E ora prepariamoci a 15 giorni di fuoco. Il doppio impegno da dentro in fuori in Champions, che segnerà un primo bilancio, e la sfida contro i 19 volte campioni d’Italia. Gli esami non finiscono mai, e questo Motta lo sa, per ciò incaponirsi sulle proprie idee senza provare a guardare oltre il muro può diventare pericoloso. Per adesso però godiamoci questi tre punti, brutti sporchi e cattivi, ma vitali per la nostra Juventus