Gli eroi in bianconero: Luciano SPINOSI
Nato a Roma il 9 maggio 1950. A dieci anni, viene investito da una macchina, che gli causa la frattura di entrambe le gambe; si riprende e viene tesserato dalla Tevere Roma, che gioca in quarta serie. Luciano picchia che è un piacere, mangia delle bistecche da far paura, ma non ingrassa di un etto; lo chiamano “Er secco der villaggio”. Nell'estate 1967, compie il gran balzo che lo porta dalla serie D alla massima divisione nelle file della Roma con la quale, diciottenne, esordisce in serie A.
Racconta Luciano: «Eravamo di lunedì e mister Helenio Herrera venne da me, dicendomi che la domenica successiva, nella partita contro il Pisa, mi avrebbe dato il posto da titolare. Mi disse di stare tranquillo e, forse per farmi passare un principio di tremarella, mi predisse che avrei pure segnato un goal. Fra me e me pensai che sarebbe stata una cosa assai improbabile, primo perché non sono mai stato un goleador, secondo perchè, nel ruolo di terzino, non è che si abbiano molte occasioni per tirare a rete. Come fu, come non fu, fatto sta che, invece, il goal lo segnai davvero».
Dopo un triennio trascorso nella capitale, nel 1970, in compagnia di Capello e Landini II°, raggiunge la Juventus ed in bianconero si ferma per otto stagioni. Difensore di buon temperamento a Torino è per 4 stagioni pedina fondamentale del pacchetto arretrato di una Juventus che sta diventando grandissima.
Poi con l'arrivo di Gentile le sue apparizioni si fanno episodiche e Spinosi, con grande professionalità, appena ventiquattrenne, vive l'amara esperienza della retrocessione al ruolo di rincalzo, dovuta anche ad un gravissimo infortunio: il 3 novembre del 1974, infatti, sul campo della Sampdoria, intervenendo di testa, Luciano ricadeva malamente con conseguenze disastrose.
Frattura all’acetabolo del femore e forzato periodo di inattività. “Morgan” Morini riprende il suo posto in squadra e per Luciano iniziava un lungo calvario. «Pensavo addirittura di non poter più giocare, ma mi buttai a capofitto nella preparazione ed i primi allenamenti furono durissimi; poi, un mattino, il dolore sparì e capii di potercela fare. Più mi allenavo e più speravo, perché il muscolo si riprendeva. Purtroppo, quando mi sono ripreso, non ho più ritrovato il posto, anche se, devo riconoscerlo, Morini ha giocato sempre magnificamente».
Negli otto anni torinesi gioca complessivamente 241 partite (138 in campionato, 54 in Coppa Italia e 49 nelle Coppe europee), realizza 4 goal. (1 in campionato e 3 in Coppa Italia) e contribuisce agli scudetti 1972, 1973, 1975, 1977 e 1978 ed alla Coppa Uefa 1977. Nell'estate del 1978 rientra a Roma dove torna a vestire la maglia giallorossa (con la quale lega il suo nome alla Coppa Italia nel 1980 e nel 1981), nel 1982 approda al Verona, nel 1983 al Milan e nel 1984 al Cesena. Nel 1971 debutta in Nazionale A con la quale partecipa alla spedizione in Germania Ovest per il Mondiale 1974. Il ruolino azzurro di Spinosi annota 19 presenze al servizio della massima rappresentativa, 3 con l' “Under 23” e 6 con la Giovanile.
Spinosi è, sicuramente, un giocatore che ha ricevuto, almeno nella Juventus, molto meno di quanto avrebbe meritato; iniziò la sua carriera come terzino, costituendo con Marchetti una coppia dura e grintosa. Marcatore solido, sempre concentrato, era dotato di un bagaglio tecnico non disprezzabile che gli consentì, anni dopo nella Roma, di giocare esterno in una difesa a zona a quattro.
«Me la sono sempre cavata, come terzino, spingendomi spesso in avanti, ma ritengo di essere, soprattutto, uno stopper. Sarà per l’alta statura che mi favorisce negli inserimenti di testa, ma è certo che al centro dell’area sono a mio agio».
Il momento del decollo sembra arrivare nella stagione 1976/77: il “Trap” lo vuole stopper titolare da affiancare a Gaetano Scirea, ma dopo un paio di partite un altro infortunio lo mette fuori gioco. Entra “Morgan” Morini ed è un trionfo; l'esplosione di Cabrini poi (Cuccureddu e Gentile non si potevano discutere come marcatori) lo relega in panchina ed all’epoca era panchina davvero; una sola sostituzione, oltre al portiere e cambi davvero col contagocce.