L'anno zero dell'anno zero dell'anno zero dell'anno zero dell'anno zero

06.08.2024 14:15 di  Andrea Losapio   vedi letture
L'anno zero dell'anno zero dell'anno zero dell'anno zero dell'anno zero
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Nell'intervista odierna ai principali quotidiani sportivi, John Elkann ha detto una frase che potrebbe sembrare particolare. "L’anno zero è lasciarsi dietro quello che è accaduto in passato, premere il tasto “reset” e guardare avanti. Gli atleti, le squadre forti sono quelle che hanno queste capacità, senza entrare in situazioni di alibi. D’altra parte è normale che siano tutti contro di te: se competi, lo fai con i più forti al mondo che vogliono batterti. Ed è normale che se i risultati non arrivano, i tifosi non siano contenti".

Insomma, siamo di fronte a un ulteriore anno zero. Ricapitolando: nel 2019 Allegri viene visto come il male di tutta la Juventus, Agnelli vorrebbe Guardiola ma alla fine arriva Sarri, rimanendo però un po' spiazzati per un bel periodo. Perché non è visto come uno da stile Juve, perché è stato il grande antagonista nel Napoli. Però ha appena vinto un'Europa League, il pedigree quello può essere, è italiano e tanto basta. Vincerà lo Scudetto, non senza difficoltà dovute al Covid e a un finale di stagione dove i big non lo seguivano più (forse non lo è stato mai).

Primo anno zero buttato. Poi è toccato a Pirlo, preso per l'Under23 e buttato in prima squadra in fretta e furia. Calcio liquido, Cristiano Ronaldo che diventa quasi un problema e non più una soluzione, la vittoria della Coppa Italia non basta perché in campionato c'è un quarto posto all'ultima giornata che grida vendetta. Esonero di Pirlo, usato sicuro, Allegri.

Secondo anno zero buttato. Ronaldo va via all'ultimo minuto, lasciando una voragine in mezzo all'attacco. Non bastano Kean e Morata, due punti nelle prime quattro gare con sconfitte con Empoli e Napoli. Poi arriva Vlahovic a gennaio e la squadra, almeno per un periodo, riprende quota e sembra funzionare. Altro quarto posto, finalista in Coppa Italia (ma battuti dall'Inter).

Si può dire? Terzo anno zero andato. E allora via all'ennesima rivoluzione: dentro Bremer, Gatti, Fagioli, Kostic, Paredes, Pogba, Di Maria e Milik. Una campagna acquisti imponente, mentre vanno via Chiellini, Arthur, De Ligt, Morata, Dybala e Bernardeschi. Ricorda un po' quest'estate, insomma, quando per far quadrare le cose si cambia tutto per non cambiare nulla. Anzi, arrivano i deferimenti per il caso plusvalenze, la squadra esce dalla Champions praticamente dopo quattro partite (e una figurina con il Maccabi). La penalizzazione priva la Juventus della Champions l'anno successivo.

Ed eccoci al quarto anno zero. Lo scorso, dove Giuntoli non ha potuto fare mercato, Allegri era oramai un sopportato (anche per lo stipendio che si portava dietro) e toccava fare le nozze con i fichi secchi. Il terzo posto finale è visto come un fallimento, ma forse non lo è, se non per le ultime sedici partite con due vittorie. Il gioco... Dipende qual è l'obiettivo. Se come dice Elkann è competere, lo hai fatto vincendo anche una Coppa Italia nel frattempo. E per un periodo, fino a febbraio, eri attaccato all'Inter.

Di fatto siamo al quinto anno zero. Di fila. Con una rivoluzione che nei modi non si era mai vista, ma nei fatti - e nella lista dei giocatori ceduti - c'era già stata per almeno due volte. Vedremo se sarà migliore delle precedenti, perché sembra un ridimensionarsi (negli stipendi soprattutto) per provare a fare qualcosa di diverso. Una ventata d'aria fresca. Anche se l'altra sensazione è quella che Thiago Motta avrà davvero poco tempo per incominciare a vincere. D'altronde gli alibi non ci sono.