LEONI PER...AGNELLI - Le vere premesse da cui partire per un'analisi costruttiva, le carenze del tecnico e della società. Ecco cosa si è trovato davvero Max davanti agli occhi...
Ci tengo, approfittando di questa mia rubrica, a precisare quello che penso del momento della Juventus. Della questione gioco/non gioco. Delle problematiche visibili e non visibili. E della mancanza di equilibrio che sta diventando oramai una moda.
La prima considerazione che mi sento di dovere di fare, per fugare ogni dubbio, è che sono ovviamente d'accordo con chi dice che la Juventus non sta offrendo un grandissimo spettacolo, sarei un cieco a dire il contrario e infatti non lo dico e non lo penso. Ma parto da premesse diverse rispetto a quelle da cui partono tanti criticoni a prescindere e pochi equilibrati. Le premesse da cui parto io sono due. La prima è che la Juventus viene da due anni in cui si è fatta violenza da sola, cercando di cambiare narrazione delle proprie vittorie, passando, per fare questo, da un allenatore che non si sposava per nulla con l'ambiente e non lo ha mai capito e mai amato. Una società che ha voluto rischiare la mossa Ronaldo, un vero e proprio atto di coraggio che merita un applauso e va custodito (insieme alle gesta di CR7) nello scrigno dei ricordi ma che, alla fine, si è ritorto contro sotto diversi aspetti contro. Un po' dal punto di vista economico (anche causa Covid) e un po' dal punto di vista del gruppo, quel gruppo che avrebbe dovuto trovare consacrazione lavorando con il più forte giocatore al mondo e che invece ha finito con il deresponsabilizzarsi, smettere di crescere, e appoggiarsi anima e corpo a chi, in un modo o nell'altro, ti portava 30 gol a stagione. Importanti, ma non sufficienti. Perché nel calcio sono convinto vinca ancora la squadra, il concetto di gruppo piuttosto che la squadra appoggiata ad un campione. La Juventus che si è fatta male anche pensando di potersi ricostruire da Pirlo, sottovalutando la partenza di una figura alla Marotta (ho scritto "figura alla") e sottovalutando tutta una serie di cose non da Juventus, non da club abituato a programmare nel dettaglio.
Questa è la prima premessa da cui parto. Allegri è arrivato davanti a questo scenario: niente concetto di squadra, niente più campione addosso al quale la squadra si appoggiava, tante individualità non assemblate benissimo, un gruppo ringiovanito ma non in maniera omogenea e, soprattutto, senza una prima punta valida capace di decidere le vittorie quando la squadra non di arrivava da sola. Un gruppo da ricostruire anche nello spirito, in una società ferita anche nelle casse e ancora disorientata dagli ultimi due anni di perdinte e imponderabili e imprevedibili effetti da eventi pandemici.
La seconda premessa da cui parto è proprio Allegri. Perché anche lui ha commesso degli errori prima e ne ha commessi dopo. Il primo errore è stata la presunzione di credere che sarebbe bastato il suo ritorno per rimettere a posto ogni cosa, che, in fondo, i giocatori li conosceva e sapeva come trattarli e farli rendere e che, poi, alla fine c'erano ancora Chiellini e Bonucci. Altro errore quello di pensare che in questi due anni, in fondo, il calcio non fosse cambiato più di tanto. E invece ...
E invece il calcio è cambiato, le avversarie si sono strutturate e rinforzate, Chiellini e Bonucci non sono più quelli della BBC, o meglio lo sono ma di tanto in tanto non da poterci costruire una stagione; e i giocatori che conosceva ormai erano cambiati nella testa e, in alcuni casi, nelle caratteristiche. E soprattutto è cambiata la società Juventus: niente più Marotta, tante responsabilità delegate, pochi soldi, idee ancora poco chiare e necessità di tornare il più in fretta possibile in alto. In più si sono moltiplicate gli impegni con la nazionale e si è ridotto ulteriormente il tempo da utilizzare per lavorare con la squadra. E si che servirebbe... E invece poco tempo per capire, tante formazioni insolitamente sbagliate e 5 cambi ancora non metabolizzati.
Perciò perdonatemi se, partendo da queste premesse, mi tengo stretti gli 1-0 al 91', le vittore riconquistate da squadra anche senza imporre ancora un gioco chiaro e ordinato. I pochi gol, non avendo attaccanti e non avendo ancora fatto l'aggiornamento del sistema. Perdonatemi se io ritengo che ci voglia pazienza e non ci penso neanche a scendere dal carro...
Vincenzo Marangio - Radio Bianconera