ESCLUSIVA TJ - Totò Schillaci: "Juve, ti ho nel cuore ma tiferò Palermo. La mia carriera? Uno su mille ce la fa"

Il re delle notti magiche del 1990 Totò Schillaci ci parla in esclusiva per TuttoJuve.com di Juventus-Palermo, una partita speciale per chi, come lui, è diventato famoso grazie ai gol segnati in maglia bianconera, ma che a Palermo è nato e vive tutt'ora.
Salvatore Schillaci, Juve-Palermo che significato ha per Lei?
“È una partita certamente particolare. Ho giocato tre anni alla Juventus ed è sempre nel mio cuore, per questo dovrei tifare per loro, ma essendo palermitano e vivendo a Palermo non posso che sostenere per i rosanero. Personalmente, comunque, sarebbe meglio che la partita di domenica finisse 0-0”.
In Sicilia questa partita è molto sentita, anche perché non sono pochi i tifosi juventini
“È vero, la Juve è la squadra più amata anche in Sicilia. Credo però che in questo caso i palermitani veri terranno per i rosanero. Certo, non sarà facile a Torino. La Juve è più forte ed è favorita e il Palermo rispetto allo scorso campionato mi sembra indebolito. L’anno scorso non aveva paura di nessuno e andava a vincere in trasferta, quest’anno fa bene soltanto in casa. Attualmente non c’è molto ottimismo, speriamo però in un risultato a sorpresa”
Diciamo che co un Pastore in meno la squadra ha meno qualità
“Si, ma è questa la politica del Palermo, ossia di valorizzare i giovani per venderli. Non possiamo aspettarci da loro che lottino per lo scudetto. E comunque la gente di Palermo deve ringraziare Zamparini per quello che ha fatto, portando la squadra ad alti livelli e mantenendola sempre nella parte alta della classifica in Serie A”.
Dove i rosanero potrebbero mettere in difficoltà la Juve?
“La Juventus è una squadra offensiva, aggressiva, che lascia pochi spazi e dove attaccano tutti. Il Palermo potrebbe avere delle difficoltà e dovrà puntare molto sul pressing e sul contropiede. Chissà poi che magari con lo stadio nuovo e l’atmosfera che cisarà qualche giocatore non si esalti particolarmente”.
Quanto rimpiange di non aver giocato a Palermo?
“Evidentemente era destino. Il mio era quello di andare a Messina, che poi è stato il trampolino di lancio per la mia carriera che è stata brillantissima. Certo, mi manca la ciliegina sulla torta, che è proprio l’esperienza in maglia rosanero che non ho potuto provare”.
Lei ha avuto come compagno di squadra Antonio Conte, che arrivò giovanissimo da Lecce. Si sarebbe mai aspettato una carriera simile?
“Già in campo aveva quel qualcosa in più, ma non mi sarei aspettato sinceramente che facesse questa carriera come allenatore. C’è da dire che come giocatore ha appreso molto dai suoi allenatori e sta mettendo in pratica quanto imparato. Da ex compagno col quale abbiamo anche amici in comune non posso che augurargli tutto il meglio per la sua carriera”.
Lei al contrario, appese le scarpe al chiodo non ha voluto proseguire a fare l’allenatore o il dirigente
“Io appartengo alla categoria di quelli che prendono un’altra strada. Al calcio devo tantissimo, perché mi ha dato tanto e mi ha reso famoso nel mondo. Ho deciso di non continuare perché non volevo più fare quella vita e dopo tanti sacrifici penso sia giusto anche viversela diversamente, la propria vita”.
Sta seguendo il campionato, come vede questa stagione?
“Vedo un campionato lento e la classifica ne è la testimonianza. Non c’è ancora nessuna squadra che ha preso il largo, le grandi faticano contro le cosiddette provinciali e ciò rende il tutto molto interessante e avvincente. La Juventus mi sta piacendo, si sta dimostrando una squadra brillante, ma credo che sia ancora il Milan la squadra da battere, perché ha qualcosa in più. Penso che per il titolo sarà lotta fra queste due squadre”.
Lei è arrivato alla Juventus dopo l’esperienza in B col Messina. Adesso vediamo sempre meno squadre di alto livello attingere alla Serie B, preferendo i campionati stranieri. Come si spiega questo?
“Il mio caso è abbastanza raro. Passare in un anno dal Messina alla Juve, a giocare i mondiali e diventare capocannoniere capita una volta su mille. Però devo dire che il calcio è cambiato tantissimo, più basato sulla velocità, sul pressing e sulla tattica e si vedono sempre meno belle giocate. Il livello della Serie B attuale rispetto a quella dei miei tempi onestamente è più basso e giocatori bravi sono sempre meno. Le squadre poi puntano anche sull’estero perché i costi sono inferiori e questo rende la vita di un giocatore dei nostri campionati più difficile”