L'architetto Gino Zavanella: "Lo stadio, l'uomo e la città: ecco perchè la progettazione dello Juventus Stadium è stata un'esperienza eccezionale"

"Lo stadio, l’uomo e la città": questo il tema della lezione magistrale svoltasi ieri nella Facoltà di Ingegneria dell’Università di Perugia. Ospite illustre l’architetto Gino Zavanella, titolare dello studio GAU Arena e progettista della nuova casa bianconera, lo Juventus Stadium. L’occasione è stata utile per ripercorrere le tappe che hanno portato alla realizzazione di un qualcosa di nuovo per quanto riguarda l’impiantistica sportiva in Italia. L’aula magna predisposta per il convegno era affollata da aspiranti architetti, da tifosi bianconeri o da semplici curiosi che volevano capire quando e come è nata l’idea di far nascere questa nuova fortezza. Anche TuttoJuve era lì ad ascoltare le parole di Zavanella: "La mia esperienza alla Juventus è stata eccezionale. Il lavoro per la costruzione dello stadio può essere definito interdisciplinare, basti pensare che per la sua costruzione abbiamo lavorato in 42. Nell’idea iniziale doveva contenere 35mila persone, perché la società voleva uno stadio sempre pieno. Poi è stato portato a 41mila per le semifinali di Coppa". Una storia, quella dello Juventus Stadium, che è passata attraverso più dirigenze, tra cui quella di Jean-Claude Blanc: "Era emersa anche l’idea di fare uno stadio dentro allo stadio, ma Blanc si rifiutò. Da lì prese il via il progetto di costruirlo sulle ceneri del vecchio Delle Alpi. La mia idea era quella di mantenere quei due pennoni del vecchio stadio, e infatti l’orientamento è rimasto quello che era. Abbiamo poi pensato di fare in modo che esso sembri avvolto intorno da una bandiera italiana".
Zavanella, oltre allo Juventus Stadium, vedrà presto nascere in Italia una sua nuova "creatura", ovvero il nuovo stadio del Palermo che, rivela, "sarà il primo stadio al mondo interamente trasparente". Che sia a Palermo o a Torino, il concetto che ispira il suo lavoro è il medesimo: "Ci sono due modi di progettare: progettare per sé stessi, per il proprio egocentrismo o progettare per l’uomo, cercando di creare degli spazi in cui la persona stia bene. Ed è questa l’idea alla base dello Juventus Stadium". Un impianto, quindi, che porta dentro di sé non solo una nuova concezione nel vedere una partita di calcio, ma anche un nuovo modo di intendere i rapporti tra chi, al suo interno, assiste allo spettacolo: "Lo Juventus Stadium non solo non ha barriere tra settore e settore e tra settore e campo, ma non ha nessun tipo di barriera architettonica. Basti pensare che ogni settore è accessibile dai portatori di handicap". Ma lo stadio è anche, anzi soprattutto, inserito all’interno della città. Non è una struttura avulsa dal suo contesto ma, al contrario, deve fortemente interagire con ciò che lo circonda: "Lo stadio entra nella memoria collettiva in maniera prepotente. Costruirne uno può significare risolvere alcuni problemi di una città, far rinascere un quartiere. Lo stadio deve diventare anche di chi non lo frequenta la domenica. Esso va utilizzato 7 giorni su 7 e in più ore possibili". In chiusura Zavanella ricorda agli studenti di Ingegneria edile come l’elemento essenziale per un architetto sia quello di sapersi emozionare, di fronte a un paesaggio così come davanti a un fiore che sboccia. Chissà se ha una minima idea di quanto lo Juventus Stadium abbia fatto emozionare i tifosi bianconeri in questo anno e mezzo…