Cassano come Ibra: i professionisti e i disciplinati sono soldatini o scolaretti...

Sicuramente si tratta di due situazioni diverse e con toni meno accesi, ma la polemica di Cassano nei confronti della Juventus ricorda molto quella rivolta da Zlatan Ibrahimovic al Barcellona lo scorso anno. La definizione di “soldatini” ai giocatori di Madama, non lascia indifferenti: Leonardo Bonucci, tutto il popolo bianconero e neanche Angelo Di Livio, il soldatino per eccellenza che ha fatto razzia di trofei con la maglia della Vecchia Signora e che ha dichiarato ai microfoni di tuttomercatoweb.com: «Io sono orgoglioso di essere stato un soldatino e di aver giocato nella Juventus, un club glorioso che ha vinto davvero tanto. Un giocatore dovrebbe far parlare di sé quando è in campo, non fuori».
Questa circostanza ricorda appunto parecchio quella che ha visto protagonista l’asso svedese nella sua esperienza iberica. Ibra, nonostante sia un professionista serissimo, non ha mai digerito il fatto che Pep Guardiola non volesse che i giocatori venissero all’allenamento con macchine di lusso, ci si comportasse secondo un codice etico ben definito o ci si adeguasse a delle regole sociali su cui si fonda ancora oggi la splendida alchimia catalana. «Io sono una Ferrari, tu mi guidi come fossi una Fiat» è l’espressione che dovrebbe far riflettere su come l’attuale attaccante del PSG concepisca il calcio, cioè come puro individualismo. Il problema è che i Blaugrana erano e restano i più forti al mondo (nonostante l’arrivo in panchina di Villanova) e se la squadra gira ed un singolo resta deluso, non si può cambiare per quell’elemento una filosofia sviluppatasi nell’arco di decenni, basata sul gruppo e sulla costruzione collettiva del gioco.
Aver definito Messi, Xavi e Iniesta come “scolaretti” è un’altra cosa che non depone certamente a favore dell’ex centravanti rossonero. Quelle che vengono considerate mancanza di personalità e cieca obbedienza si chiamano professionalità ed educazione. I giocatori sono chiamati a fare il meglio per la squadra, non semplicemente a mettere in mostra le proprie capacità. Quelli che sono stati insultati si sono piazzati nei primi tre posti della classifica del Pallone d’Oro 2010. Il fatto che giochino sempre correttamente e che non abbiano stupidi atteggiamenti da gangster (buoni solo a riempire le copertine e a fuorviare i giovani che vogliano diventare calciatori professionisti), sono meriti di Guardiola e di una mentalità formativa che il club spagnolo porta avanti da molto tempo.
A Torino la situazione non è differente, la questione educativa è e sarà ancor di più al centro del progetto della Juve del futuro, proprio perché la società di Corso Galileo Ferraris, oltre a gradire una prima squadra che si comporti dentro e fuori dal campo in un certo modo, vuole dare alle nuove generazioni di fortunati atleti un esempio da seguire, proprio quello Stile Juve che Cassano non ha mai compreso…