ESCLUSIVA TJ - Rui Barros: "La mia Juve, fra successi e... parrucchiere! Guarin? Non è un bidone, è solo sfortunato. Ecco chi consiglio dal Portogallo"

30.03.2012 15:00 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Rui Barros: "La mia Juve, fra successi e... parrucchiere! Guarin? Non è un bidone, è solo sfortunato. Ecco chi consiglio dal Portogallo"
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Chi ha vissuto gli anni '80 si ricorderà certamente di un giovane portoghese che si impose nel campionato italiano. Piccolo, veloce e letale, capace di inserirsi da subito nei meccanismi di quello che era definito il campionato più bello del mondo. Parliamo di Gil Rui Soares Barros, più semplicemente Rui Barros, funambolo bianconero a cavallo fra il 1988 e il 1990. In esclusiva per TuttoJuve.com l'illustre ex fa un tuffo nel passato, ricordando la sua avventura italiana e giudicando da fuori le evoluzioni (o involuzioni) del nostro calcio oltre vent'anni dopo.

Rui Barros, prima di tutto come stai e cosa fai di bello adesso?

“Sto bene, sono a casa, in Portogallo. Lavoro al Porto, nel club dove ho finito alla mia carriera. Sono stato per cinque anni assistente e adesso faccio l’osservatore, giro molto, prevalentemente in Sudamerica, dove le squadre portoghesi attingono maggiormente”.

Avevi 23 anni quando nel 1988 arrivasti a Torino. Prima richiesta: dovevi tagliarti i capelli. Vero?

“Si, si, vero (ride). Portavo i capelli lunghi e fu l’allora presidente Boniperti, grandissima persona, che prima di firmare mi disse: con quei capelli non va bene, devi andare dal parrucchiere, perché dobbiamo presentarti e sarai intervistato. E così feci. Che dire, altri tempi, ora i giocatori sono più ribelli, le stesse Società sono cambiate, una volta c’era maggiore rigidità e i giocatori dovevano attenersi a quello che dicevano. Adesso sembra tutto cambiato e come niente vedi giocatori cambiare squadre, non credo sia un bene”.

Alla Juve sei stato due anni, come li hai vissuti?

“Ho visto una Società grandissima, compagni e tifosi fantastici. Giocavamo al vecchio Comunale e sia in casa che in trasferta lo stadio era pieno. Mi colpì il fatto che anche in trasferta era come se giocassimo in casa, perché c’erano tantissimi tifosi della Juve ovunque. Poi come non dimenticare la Coppa Uefa vinta e la Coppa Italia, a San Siro contro il Milan che era uno squadrone. Fu un momento bellissimo”.

Ciò che colpì molto fu la tua velocità di adattamento al calcio italiano. Al contrario di Aleksandr Zavarov, fenomenale stella dell’Unione Sovietica che arrivò nello stesso anno, ma che non riuscì a sfondare

“La situazione di Zavarov era diversa rispetto la mia, perché era uno dei primissimi sovietici a lasciare il suo Paese per avventurarsi in un posto completamente diverso, quindi era totalmente spaesato. Non si trovava bene con la lingua, faticava a comunicare e di conseguenza non faceva amicizie, che è una cosa fondamentale. Era un bravissimo ragazzo, ma troppo freddo, non aveva la mentalità di noi latini. Ad esempio io amavo molto l’Italia, mi piaceva la cultura, la società italiana, i tifosi, la cucina, i compagni di squadra con i quali dopo l’allenamento uscivo. Con le nostre famiglie ci ritrovavamo spesso andando a mangiar fuori” .

Ti piaceva Torino?

“Mi sono trovato bene, una città tranquilla. Io essendo di Oporto ero abituato ad avere il mare, però Torino non mi faceva mancare niente e il centro era molto bello”.

Da quanto tempo manchi da Torino?

Saranno passati dagli 8 ai 10 anni, ormai ho perso il conto. Mi piacerebbe tornarci e visitare lo stadio nuovo. Dicono sia bellissimo, moderno e che ricorda in qualche modo il vecchio Comunale gli spalti sono vicini al campo. L’idea dello stadio è lodevole, segno di crescita anche di un movimento”.

Come giudichi da fuori il calcio italiano?

“In crescita, dopo il calo degli ultimi anni. Quando ci giocavo io era il top, grandi individualità e squadre fortissime come Milan, Inter e Napoli. Poi il livello si è abbassato, le squadre in Europa hanno stentato. Ma adesso vedo con piacere come le squadre si stiano tirando su”.

Come giudichi questa Juventus?

“Mi ha fatto male il cuore vederla in Serie B e sono felicissimo di vederla di nuovo lottare per i traguardi che le competono. La squadra attuale mi piace, è giovane, fresca e anche se non vince quest’anno ha posto le basi per il futuro”.

A gennaio sembrava potesse arrivare dal Porto Guarin. È andato all’Inter e si sta ironizzando molto sul suo acquisto. Che giocatore è? Poteva davvero fare al caso della Juve?

“Guarin al Porto ha fatto benissimo, ha fatto un campionato fantastico ed è un giocatore che se sta bene fisicamente riesce a fare cose buone. È stato sfortunato perché ha avuto dei guai fisici, ma è un giocatore che personalmente mi piace molto perché forte, ha un buon tiro, è un ottimo centrocampista. Ma dev’essere fisicamente a posto”.

Chi consiglieresti del Porto o del campionato portoghese?

“Hulk e James Rodriguez sicuramente. E poi Fernando. Ma soprattutto Joao Moutinho, regista fantastico”.

Ultima battuta, cosa ti senti di dire ai tifosi bianconeri?

“Li saluto calorosamente e vorrei dire che sono sempre stati nel mio cuore e mi auguro che la Juventus torni a vincere soprattutto per loro”.