ESCLUSIVA TJ - Gigi Casiraghi: "Vent'anni fa: Conte esordiva e io decidevo il derby. Io e Antonio, dalla B alla Juve. Adesso sarebbe impensabile, troppo basso il livello in cadetteria"

21.11.2011 16:15 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Gigi Casiraghi: "Vent'anni fa: Conte esordiva e io decidevo il derby. Io e Antonio, dalla B alla Juve. Adesso sarebbe impensabile, troppo basso il livello in cadetteria"
TuttoJuve.com
© foto di Federico De Luca

Col successo per 3-0 sul Palermo la Juventus ha agganciato la Lazio in testa alla classifica. E domenica sarà scontro diretto all'Olimpico. Parte il countdown per il big match di Roma e a riguardo ha detto la sua un illustre doppio ex: Pierluigi Casiraghi, in esclusiva per TuttoJuve.com

Pierluigi Casiraghi, vent’anni fa esordiva Antonio Conte con la maglia della Juve, nel derby col Toro. Finì 1-0. Si ricorda chi fece quel gol?

“Mi ricordo bene quella partita: 1-0 con mio gol di testa su cross di De Agostini. Fu una partita molto accesa, visto che due giocatori del Toro si accanirono in modo particolare su di me e vennero espulsi: ricordo uno scontro con Policano, dove rimediai da lui un calcio in faccia e Pasquale Bruno che probabilmente frustrato dal mio gol divenne particolarmente nervoso, tanto da prendersela con l’arbitro e rimediare 8 giornate di squalifica. Riguardo Antonio Conte devo dire che non ci fu niente di meglio che esordire così, in una gara così importante come il derby, per giunta vinto. Insomma, un preludio a una grande carriera che poi ha fatto”.

Com’era Antonio Conte all’epoca?

“Con Antonio siamo coetanei, entrambi del  1969, quindi eravamo tutti edue molto giovani agli inizi della nostra carriera bianconera. Io ho iniziato un paio d’anni prima, entrambi venivamo da piccole realtà: io da Monza, lui da Lecce e il fatto di arrivare alla Juve molto giovani e inserirti subito in un ambiente così importante e non è facilissimo. Lui è stato molto  bravo a migliorarsi anno per anno, ha fatto progressi sotto il profilo tecnico e tattico”.

Si aspettava che facesse questa carriera come allenatore?

“Per fare il giocatore e l’allenatore hai bisogno non solo di un talento tecnico innato ma ci vuole intelligenza. Quest’ultima categoria a maggior ragione serve se vuoi fare l’allenatore. Conte da giocatore è stato molto intelligente tatticamente e anche fuori dal campo sempre impeccabile, misurato in tutto quello che faceva. Insomma, aveva le caratteristiche giuste”.

Lei ha giocato nel Monza, prima della Juventus. A oggi è quasi impossibile vedere le grandi squadre attingere dalla Serie B e di giovani italiani in Serie A se ne vedono pochissimi. Come mai?

“Il livello della serie B nel corso degli anni è cambiato notevolmente. Prima era un campionato molto più competitivo, così come la Serie C, ora Lega Pro. Chiaro, quindi, che un giocatore di B a meno che non sia veramente forte fatichi ad andare in una squadra di Serie A. Se poi guardiamo bene la selezione dei giocatori ormai si fa prima, nei settori giovanili. I talenti delle squadre Primavera ad esempio li trovi ormai solo nelle grandi squadre. Riguardo al fatto che il calcio italiano non offra più molti giovani di qualità è difficile da spiegare, credo sia soltanto una questione di cicli. Speriamo che qualcosa si muova”.

Sabato c’è Lazio-Juve: a chi è più legato?

“Tra l’una e l’altra ho passato 9 anni della mia vita, per cui sono legato a entrambe in egual maniera. Alla Juve sono arrivato molto giovane ed è l’unico rammarico, perché non ero ancora nel pieno della mia carriera e non sono riuscito a mostrare il massimo delle mie potenzialità. In goni caso sia la Juve che la Lazio sono le mie due squadre e ancora oggi la prima cosa che faccio è informarmi dei risultati di entrambe le squadre” .

Ci racconta il motivo del suo trasferimento ai biancocelesti nel 1993?

“La Juventus in quegli anni aveva acquistato diversi attaccanti, come Vialli e Ravanelli. In più c’era anche Roberto Baggio. Insomma, eravamo tanti e tutti di ottimo livello e il mondiale che si sarebbe giocato l’estate successiva negli Stati Uniti era alle porte. Non potevo permettermi di perdere la Nazionale e si è presentata l’occasione della Lazio, che mi offriva la possibilità di giocare da titolare”.

Sabato sera che partita si aspetta?

“Sia Lazio che Juve stanno facendo benissimo. Sebbene giochino con due moduli diversi sono squadre simili, con buone qualità di base e con grande organizzazione. La Lazio può schierare gente come Klose, Cissé ed Hernanes; la Juve ha tanta qualità a centrocampo e nel reparto offensivo.Stanno facendo benissimo, due squadre abbastanza simili anche se con moduli di gioco diversi, hanno una buona qualità di base. Hanno giocatori buoni a livello qualitativo. Diciamo che i bianconeri a livello di rosa hanno qualcosa in più: se pensiamo che gente come Quagliarella e Del Piero sta in panchina, senza contare Toni e Amauri, allora vuol dire che hai abbondanza di qualità. Non c’è un favorito domenica, anche se la Juventus ha dalla sua maggiore esperienza. La Lazio ha giocatori esperti e importanti, ma sono per lo più stranieri che non sono abituati a partite di questo livello in Italia”.

Se la Juventus espugnasse l’Olimpico possiamo davvero indicarla come squadra da scudetto?

“Diciamo che è presto, però sarebbe un passo importante per il campionato. È chiaro che alla fina la Juventus si giocherà il titolo col Milan e con chi, fra Napoli, Lazio e Udinese riuscirà a stare al passo di queste due squadre. Non dimentichiamoci che la Juve ha un vantaggio non da poco, ossia quello di non giocare la Champions League, che alla lunga e mi riferisco verso il mese di marzo, nella fase più calda della stagione, si farà sentire”.