Il Corner - Com’è possibile che la Juventus, partita con un vantaggio tecnico e finanziario abissale sulle altre, abbia cominciato questa stagione con i risultati più disastrosi della sua storia?

Dopo tre giornate comanda in classifica una squadra espressione di una società che si accinge a chiudere il bilancio 2014/15 con una perdita di circa 90 milioni (dopo aver chiuso il precedente a -103), mentre in fondo, con appena un punticino, frutto di un rigore negli ultimi minuti di una partita contro il Chievo (!) c’è una squadra che appena tre mesi fa ha giocato una finale di Champions League, vinto Scudetto e Coppa Italia, conquistando finalmente anche “lo scudetto del bilancio” chiesto dall’azionista di maggioranza, visto che la Juventus, di cui si parla, ha chiuso l’esercizio 2014/15 realizzando il proprio record di ricavi (348,2 milioni di euro) e un utile di 2,3 milioni di euro.
Com’è possibile che un vantaggio abissale sul campo (fra Juventus e Inter c’erano 32 punti di distacco al termine della scorsa stagione), e ancor più netto a livello di possibilità finanziarie, possano aver partorito un esito così strambo di queste prime giornate di campionato?
Certo è solo l’inizio, ma più dell’avvio sprint dell’Inter, la stranezza sta nel fatto che mai la Juventus aveva cominciato il campionato in modo tanto disastroso. Non mi associo peraltro ai tanti addetti ai lavori, giornalisti e opinionisti di richiamo che, inebriati da questi tre successi dell’Inter, già la pronosticano in una lotta testa a testa con la Roma per lo scudetto. Contro l’Atalanta è stato decisivo un gol nei minuti di recupero giocando in superiorità numerica; contro il Carpi un rigore assegnato (e uno contro negato) negli ultimi minuti per un intervento suicida di un difensore della squadra avversaria; contro il Milan un tiro isolato di Guarin, avulso dal contesto di una partita il cui risultato più giusto sarebbe stato un pareggio. Fatto sta che l’Inter è a punteggio pieno e avere la fortuna che gira dalla parte giusta non è certo un difetto. Da qui allo scudetto il passo non è lungo, ma lunghissimo. Comunque sia vanno fatti i complimenti a chi ha condotto con baldanza il mercato Inter. Piero Ausilio, direttore sportivo, ha assecondato le pretese del proprio allenatore rifondando la rosa senza gravare sul bilancio della società già colpito dagli strali del Fair Play Finanziario. Certo alcuni acquisti sono stati differiti non troppo stranamente di un paio d’anni, in modo da essere perfezionati successivamente al novembre 2017, scadenza per cui Erick Thohir potrebbe anche rispedire il pacco-società nerazzurro al mittente. Ma la situazione più paradossale oggi non riguarda certo l’Inter.
Com’è possibile che la Juventus, partita con un vantaggio tecnico e finanziario abissale sulle altre, abbia cominciato questa stagione con i risultati più disastrosi della sua storia?
No sto certo qui a rimpiangere chi se n’è andato per un motivo o per un altro e nemmeno sto qui a sindacare sul fatto che alcuni giocatori siano stati praticamente regalati ad altre società. Ma mi pare ogni giorno più imperdonabile aver ceduto Arturo Vidal senza preoccuparsi di ingaggiare per tempo un adeguato sostituto. Non poteva certo essere Sami Khedira, da due stagioni praticamente inattivo. Perso Andrea Pirlo e ceduto Vidal, anche un raffreddore a Claudio Marchisio, avrebbe potuto mettere in difficoltà l’allenatore. A Marchisio è toccato invece un infortunio muscolare con ricaduta che, se tutto andrà bene, costringerà il giocatore a star fuori almeno fino a metà ottobre, quando dovrebbero rientrare anche Khedira e Kwadwo Asamoah. Perché quello di cui non mi capacito è come sia stato possibile che la Juventus, partita con enorme vantaggio anche di tempo sulla concorrenza, abbia atteso le ultime ore di mercato per raccattare gli scarti altrui. Basti dire che Hernanes, uno dei meno peggio contro il Chievo, se fosse stato alla Juve nella scorsa stagione non sarebbe riuscito a mettere piede in campo vista la qualità del reparto.
Il fatto è che se dici che non vuoi fare come l'Inter post triplete e poi ti metti nelle condizioni di far peggio non puoi nemmeno sentirti autorizzato a chiedere "pazienza". Perché con i risultati sportivi e i fatturati raggiunti non dovresti più essere una di quelle società che per comprare quei due o tre giocatori che ti servono attende le occasioni gisute, aspetta che i prezzi calino, o che ti regalino Cassano. La Juventus oggi non può più essere la società che aspetta l’occasione di mercato anche per i colpi importanti. Certo ci sono gli affari alla Pogba, i parametri zero alla Pirlo, gli acquisti alla Vidal, ma i competitors di riferimento di una società con un fatturato fra i primi dieci d’Europa se non sono Barcellona, Real Madrid o Bayern Monaco dovrebbero essere almeno le società che immediatamente la precedono nelle classifiche del Football Money League della Deloitte. I giocatori che ingaggia la Juventus dovrebbero essere anche quelli che fanno la differenza e che costano parecchio, ma su cui ben difficilmente si riesce a fare l’affare della vita, perché le società tedesche o inglesi non hanno certo bisogno dei soldi italiani.
Il trequartista che chiedeva Allegri avrebbe dovuto essere uno di quelli che fa la differenza nei progetti sbandierati dall'allenatore. Invece è arrivato Hernanes, uno che come trequartista ci ha giocato qualche volta e nemmeno con particolare successo. Poi gli infortuni, che sappiamo, hanno fatto il resto creando una voragine a centrocampo, il reparto che fino a qualche mese fa, era uno dei migliori d’Europa. Poi Allegri ci ha messo molto del suo, andandosi a cercare anche un po' di sfortuna: dalla preparazione raffazzonata a Simone Padoin schierato al centro della manovra contro Udinese e Roma, fino all’eccessivo turnover contro il Chievo è stato un tutt’uno e anche di più.
E’ giusto scuotere l’ambiente e la squadra in modo da non cullarsi sugli allori, ma sarebbe altrettanto giusto rendersi conto di porre rimedio già a gennaio a certe leggerezze, sperando che nel frattempo la squadra riesca a trovare un suo assetto tipo e che le lacune non diventino voragini.