Gli eroi in bianconero: Martin CÁCERES

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
30.09.2010 09:18 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Martin CÁCERES
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© foto di Filippo Gabutti

La totale mancanza di fiducia del giovane tecnico blaugrana, “Pep” Guardiola, che lo ha inchiodato alle comode poltroncine del “Camp Nou” anche quando la moria di difensori in “rosa” ne pronosticava l’utilizzo, ha ingiallito le ottime relazioni che sul “Pelado”, questo il suo nomignolo, giungevano un po’ da tutta Europa nel momento della sua massima visibilità, il Mondiale “Under 20” del 2007.

In quell’occasione, Antonio Cordon, uno dei migliori osservatori di cui dispone Paquito, capo-scout del Villarreal, ha dato l’ok per l’acquisto dal Defensor Sporting di Montevideo. Anticipando tutti, il “Sottomarino Giallo” per due milioni di Euro bloccò uno dei migliori giocatori di quella manifestazione. Quell’Uruguay giocava un calcio abbastanza antico: a Cáceres, schierato nel suo naturale molo di centrale, si chiedeva grande attenzione nell’anticipo e, quando possibile, un inizio di manovra, spesso con un lancio lungo, compiti entrambi svolti con autorità e precisione, anche se il piede non è esattamente morbidissimo. Il “Pelado” era il leader di quella formazione, unitamente al giocatore di maggior classe: Luis Suarez ed Edinson Cavani ingaggiati, a fine torneo, da Ajax e Palermo. Queste doti di leadership tecnica ed emotiva si univano a quelle di lettura difensiva, soprattutto nell’anticipo. Bravo di testa, in velocità e nell’uno contro uno, aiutato da un fisico potente in un corpo longilineo, quindi adeguatissimo nella marcatura di diverse tipologie di attaccanti.

«Sono nato e cresciuto a Montevideo, ho un fratello maggiore che si chiama Jonathan. Ma né lui e né mio padre sono stati calciatori: sono l’unico della famiglia che ha intrapreso la carriera di sportivo professionista. Ho una compagna, Natalia, ed una figlia di tre anni che si chiama Martina. Ho cominciato a giocare da ragazzino nelle giovanili del Defensor, una squadra di Montevideo di cui sono sempre stato tifoso. In carriera ho sempre giocato in difesa, anche se il mio idolo non era un difensore ma il grande Enzo Francescoli. Sono arrivato in Prima Squadra quando avevo sedici anni e sono subito entrato a far parte della Nazionale “Under 20”. Dopo poche stagioni è arrivata la chiamata dalla Spagna, dal Villarreal, ed ho accettato senza esitazioni. Paura? Anche se ero molto giovane sono partito con l’idea di fare bene e farmi conoscere in Europa».

Classe 1987, il Villarreal sceglie di portarlo subito in Spagna per abituarlo ad un calcio differente, ma riconosce che sarebbe un azzardo proporlo subito titolare: così, sceglie il prestito al Recreativo Huelva. Squadra di limitate ambizioni, il team andaluso concede alla giovane promessa il tempo per adattarsi alla nuova realtà continentale, giocando sempre. Viene provato anche da difensore esterno sinistro, ruolo che assumerà pure con la Nazionale uruguagia (nella quale debutto nel settembre del 2008). La stagione al Recreativo Huelva è molto buona. Fisicamente il ragazzo ha sempre più presenza, senza risultare il ciondolone che abbocca alla prima finta e si fa notare in tutte le situazioni in cui è necessaria l’esplosività insieme alla forza: è sulla strada per diventare un difensore in stile Sergio Ramos, che impressionò a Siviglia e che il Real Madrid si assicurò dietro il pagamento di 27 milioni di Euro nel 2005. Il “Barça”, a fine 2007, per vestirlo di blaugrana non si separa esattamente da quei 27 milioni di Euro ma da una cifra comunque alta: al Villareal gli affari comunque li sanno fare, visto la miseria con cui l’avevano sottratto al Defensor Sporting.

Con la “Viola” Caceres aveva debuttato giovanissimo, il 14 giugno del 2006, non soffrendo la minima emozione davanti ai 18.000 dello stadio “Luis Franzini”: un inizio che convince critica, tifosi e staff tecnico e che conferma le voci raccolte tra gli esperti di calcio giovanile uruguagio. Nel Sudamericano “Under 20” di quel tempo viene eletto miglior difensore e l’Europa comincia ad interessarsi a lui. Dopo un anno di transizione si trasferisce in uno dei club più noti al Mondo.
Ma la vita in blaugrana e dura. Guardiola, tanto liberale fuori dal campo quanta intransigente ed irremovibile nello spogliatoio, ha un’idea di calcio che proprio non lo contempla. Il suo difensore tipo è Rafa Marquez, elegante, con un piede educatissimo ed in grado di giocare nello spazio, piuttosto che l’uno contro uno. E con Guardiola non si negozia: chiedere a Hleb per ulteriori informazioni: il bielorusso è compagno fisso di Cáceres sulla panchina del “Barça”, le loro caratteristiche tecniche non sono apprezzate dal tecnico catalano e si devono accontentare di poche briciole di match, spesso di limitata importanza e non di rado fuori ruolo. Inoltre, l’ex Brescia e Roma è molto legato alla “Cantera” del club. Quando può, schiera un ragazzo del settore giovanile. L’ultimo schiaffo a Cáceres è l’arretramento in difesa di Yaya Touré, e l’inserimento a centrocampo di Sergio Busquets, giovane molto apprezzato dal “Pep”. La formula funziona e Cáceres deve accontentarsi di agitare asciugamani, di lanciare borracce e di finire sullo sfondo nelle foto delle vittorie delle magica stagione blaugrana. L’ovvia conferma di Guardiola non regala il buonumore all’uruguaiano, che in un altro sistema potrebbe crescere ancora e dimostrarsi quel giocatore chiave che tutti (a partire dai dirigenti del Barça) credevano potesse diventare.

Così, nell’estate del 2009, non gli pare vero arrivare alla Juventus. Il 7 agosto 2009 viene ufficializzato il suo passaggio alla compagne bianconera, in prestito con diritto di riscatto; Cáceres sceglie la maglia numero 2, in passato sulle spalle di Claudio Gentile e Ciro Ferrara. Il 12 settembre 2009, al suo esordio con i bianconeri, segna il suo primo goal, sbloccando la delicata partita contro la Lazio all’ “Olimpico” (2-0 il risultato finale).

Col tempo, grazie a buone prestazioni, riesce a ritagliarsi una spazio da titolare sulla fascia destra, anche grazie ai continui infortuni di Zebina ed allo scarso apporto offensivo di Grygera. Il 14 Febbraio 2010 contro il Genoa viene schierato da Alberto Zaccheroni esterno di centrocampo. Sul primo goal della partita, salta due difensori e serve un cross dalla destra, dove Amauri firma il momentaneo 1-1. Regala ottime prestazioni fino a che una pubalgia lo costringe a stare fuori dai campi per alcuni mesi. La Juventus però, a causa dell’elevato prezzo del giocatore, non lo riscatta, e Martin torna così al Barcellona.