La Stampa - Dilemma Giovinco: è all'altezza?

Mi dispiace ma era da un mese e mezzo che mi tenevo dentro quella frase. Non ce l’ho più fatta a trattenermi». Con queste parole Sebastian Giovinco ha spiegato a Prandelli e a Buffon, nel bar di Coverciano, la reazione di venerdì sera a Yerevan, quando difese la propria prestazione dicendo che chi lo critica non guarda cosa succede nella partita ma giudica esclusivamente in base ai gol. E lui, come nelle 12 precedenti apparizioni in Nazionale, non aveva segnato. Lo sfogo è comprensibile. Il ragazzo ha scommesso molto su questa annata e ha fatto di tutto per tornare alla Juve che lo ha valutato come una «vedette»: 11 milioni di euro per la metà del cartellino, dunque 22 di stima totale. Probabilmente Tevez sarebbe costato meno. Il problema è che l’avvio di stagione ha portato più critiche che soddisfazioni. Dopo due mesi l’opinione generale su Giovinco è spaccata in due. Da una parte ci sono i suoi allenatori, Conte e Prandelli, che stravedono per lui e insistono nel dargli spazio bruciando sul suo altare i rivali come Matri e Quagliarella nella Juve. Dall’altra c’è la stragrande maggioranza degli osservatori e dei tifosi per i quali il ragazzo torinese ha limiti che lo escludono dal calcio internazionale al massimo livello, come si è visto in Champions League soprattutto contro Terry del Chelsea. Si è rafforzata l’opinione che Giovinco non possa essere il perno dell’attacco juventino e azzurro: in un calcio sempre più fisico fatica a reggere il contrasto e la sua tecnica, per quanto buona, non è sufficiente a colmare il gap.
Così si finisce per sparargli addosso anche quando non lo meriterebbe: contro l’Armenia ad esempio la sua esibizione non è stata sciagurata. Anzi. «Se avesse segnato, i giudizi sarebbero stati diversi perchè ha fatto tutto bene: è stato l’autore di 2 palle gol, di 3 interventi sotto porta e i suoi movimenti hanno favorito Montolivo e Criscito», lo difende Prandelli che lo considera l’alternativa a Balotelli anche con la Danimarca. Visto che il ct non crede alla coppia Osvaldo-Destro («Li ho provati a Modena e ci sono state difficoltà») e considera El Shaarawy candidato a un ruolo di attaccante esterno su cui per ora non punta, l’importanza di Giovinco cresce oltre la sua statura. Se Balotelli, che ieri ha ripreso a correre, non ce la facesse, Prandelli riproverebbe a San Siro l’attacco di Yerevan, purchè la distorsione alla caviglia riportata venerdì non blocchi anche lo juventino. «Vi chiedete perchè Giovinco piaccia tanto ai suoi allenatori? - ha spiegato il ct - Perchè si fa sempre trovare nelle zone del campo intermedie, dove non ci sono avversari a contrastarlo, e poi è tecnico, rapido. In campo dà cose diverse da Balotelli, è chiaro che a seconda di chi gioca bisogna modificare un pochino l’attacco ma non ho mai pensato di creare coppie di punte con le stesse caratteristiche. Adesso Sebastian avverte un po’ di nervosismo come tutti gli attaccanti che non segnano. Deve solo stare tranquillo». Che è quanto gli ha detto prendendo il caffè. Ma forse sarebbe stata meglio una camomilla.