Ricordate quel giorno? GENOA-JUVENTUS

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
28.09.2024 10:20 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? GENOA-JUVENTUS
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22 ottobre 1989 – Stadio Ferraris di Genova
GENOA-JUVENTUS 2-3
Genoa: Gregori; Ferroni e Caricola; Ruotolo (dall’87’ Rotella), Perdomo (dal 68’ Torrente) e Signorini; Urban, Fiorin, Fontolan, Ruben Paz e Aguilera. In panchina: Braglia, Collovati e Camerano. Allenatore: Scoglio.
Juventus: Tacconi; Napoli (dal 46’ Bruno) e De Agostini; Galia, Bonetti e Fortunato; Alejnikov, Rui Barros, Zavarov (dall’88’ Alessio), Marocchi e Schillaci. In panchina: Bonaiuti, Brio e Casiraghi. Allenatore: Zoff.
Arbitro: Lanese di Messina.
Marcatori: Schillaci all’11’, Aguilera al 20’, Schillaci al 21’, autorete di Fortunato al 41’, Alejnikov al 49’.

“STAMPA SERA”
La più bella Juve dell’anno ha letteralmente “spogliato” il Genoa togliendogli le caratteristiche migliori: cuore, aggressività, ritmo. Priva delle sue armi, la squadra rossoblu ha mostrato la corda perdendo nettamente il confronto tecnico. Non inganni il risultato: Juve sempre in vantaggio, raggiunta solo la prima volta per meriti degli avversari. Il secondo pareggio è legato a un’incredibile autorete di Fortunato, e la parata di Tacconi sul rigore di Aguilera (del possibile 3-3) è stata un misto fra prodezza e atto di giustizia. Non solo per i dubbi sul penalty (palla sul braccio di Bruno spinto platealmente da Fontolan), ma perché il finale di gara è stato tutto bianconero, con uno spreco di occasioni che poteva anche costar caro. La Juve ha vinto la partita, e la battaglia contro se stessa e le incertezze di gioco del recente passato, con una partenza sul piano dell’agonismo più elevato, con un pressing che ha subito sovrastato il Genoa proprio nel suo punto forte. Scoglio, in tribuna per la squalifica, è stato preso in contropiede dallo stupendo modo col quale Zoff ha impostato tatticamente la partita, con la completa adesione dei giocatori. Le due reti pongono in vetta alle pagelle Schillaci (e il picciotto ha pure giocato bene rientrando su palloni efficaci), ma sugli scudi Rui Barros, i due sovietici (Zavarov lucido e veloce, Alejnikov saggiamente disposto sul terreno, attento a chiudere, pronto ad andare sotto per arrivare al suo primo goal bianconero), De Agostini, Marocchi e Galia, ineccepibili per continuità. E poi Tacconi, ha finito per salvare una vittoria che la squadra aveva già ampiamente meritato. Il Genoa non si aspettava questa Juve. Del trio uruguagio, Aguilera è stato un pericolo solo per 45’, poi gli è mancato il supporto di un Fontolan pasticcione sul quale Bruno (sostituto di Napoli nell’intervallo) si è accanito con persino inutile laidezza. Ha tenuto Ruben Paz, sue le cose migliori nella metà campo juventina, ma ha mostrato la corda dall’inizio Perdomo: della sua lentezza ha approfittato Zavarov, facendo valere scatto e senso del gioco proprio nella fetta di terreno peggio presidiata dagli avversari. E dai gorghi preparati dalla Juve è stato inghiottito anche Urban: con Paz, Signorini e Fiorin migliori fra i rossoblu. La Juve l’abbiamo vista bene anche grazie al nuovo Marassi, riaperto quasi totalmente al pubblico. Dopo le molte critiche che ha ricevuto, fra i migliori in campo mettiamo oggi anche l’architetto Gregotti: suoi i progetti e la sorveglianza dei lavori.
«Vedrete Schillaci, sorprenderà tutti», aveva detto Boniperti qualche mese fa agli scettici. E il picciotto palermitano vola con la doppietta di ieri in testa alla classifica cannonieri e ridà slancio alla Juve, demoralizzata dal KO con l’Atalanta e dal pareggio con la Lazio, le due partite che Schillaci ha saltato. Boniperti, costretto da impegni personali a Barengo, non lo ha visto in azione a Marassi. Ma Vicini, commissario tecnico azzurro, sì: «Ha realizzato due bei goal indubbiamente, ma dei singoli come sapete non parlo: tutto ciò che dichiaro viene strumentalizzato. Allora dico solo che è stata una grande partita come da tempo non ne vedevo in campionato, giocata ad alto livello sia dalla Juve con i suoi sovietici che dal Genoa uruguagio». Schillaci ammette: «Forse è stato un bene che non sapessi della presenza di Vicini, mi sarei emozionato. Per me la Nazionale resta molto lontana anche se mi impegnerò al massimo per conquistarla». Da qui a giugno c’è tempo per entrare tra i ventidue del Mundial, sicuramente da ieri (seconda doppietta) Schillaci merita un posto nel cuore dei tifosi: «Giocare in bianconero vuol dire trovarsi sempre di fronte a una grande platea e a me piacerebbe rimanere a lungo nella squadra per cui tifo da quand’ero bambino». Il titolo di capocannoniere è traguardo troppo ambizioso? «Per me segnare è normale, stare in testa alla speciale classifica anche. Sono stato goleador in B a Messina, posso esserlo anche nella Juve, dove ho al fianco grandi campioni. Mi sono ambientato subito a Torino, in questa squadra. Sì questa Juventus può farmi vincere la classifica cannonieri ma non voglio sbilanciarmi. Preferisco gioire per questo successo. La sconfitta con l’Atalanta ci è servita. Abbiamo tirato fuori il carattere, Zoff ha messo Fortunato libero e sono venute due vittorie importanti. I miei goal valgono se accompagnati dalle belle prestazioni di tutti. Questa è una famiglia, l’importante è andare avanti insieme». Ma che cosa ha pensato Schillaci dopo la doppietta? «Intanto che Lanese, con cui spesso mi sono allenato a Messina, mi porta fortuna: ogni volta che arbitra lui io segno. E mi porta fortuna anche Scoglio. Contro il suo Genoa segnai una rete simile alla prima, in rovesciata, anche a Messina l’anno scorso. Poi ho pensato a quale gioia stavo dando ai tifosi, a Boniperti e Zoff, alla mia famiglia. Figurarsi che Scoglio quando venne a Genova fece di tutto per avermi con sé, ma Massimino disse no. Ora sono contento di quel no perché, senza voler offendere il Genoa, sono capitato in una grande squadra». Poi si rammarica della rete sbagliata nel finale: «Eh sì, ero troppo sicuro di segnare quando ho colpito di testa, ma ero anche in posizione angolata». Fa i complimenti al gioco del Genoa ma non dimentica i compagni: «Forse Alejnikov e Zavarov sono più importanti di me. Quando mancano non c’è nessuno in grado di sostituirli. Io ho alle spalle Casiraghi, meriterebbe anche lui di giocare».
«Così come nelle settimane scorse non era giusto affossarci, adesso sarebbe altrettanto inopportuno esaltarci troppo». Chiaro il tentativo di Zoff di riportare nelle giuste dimensioni l’analisi del fenomeno Juve dopo la bella vittoria conquistata a Marassi. «Una partita combattuta e spettacolare che ci ha visti emergere soprattutto nel corso della ripresa. Il risultato è giusto ma mi sembra opportuno sottolineare che il confronto si sarebbe potuto concludere con un bottino ancora più cospicuo a nostro favore». Vista la premessa, sembra da escludere l’opportunità di parlare di scudetto con l’allenatore bianconero che, infatti, precisa: «In questo momento, la cosa più importante è restare aggrappati alle prime della classe. Più in là si vedrà. Abbiamo avuto un periodo critico, ci sono stati problemi spiegabili anche con alcune assenze, ora stiamo di nuovo emergendo ma non è il caso di montarci la testa». Uno sguardo alla classifica è d’obbligo così come è doveroso soffermarsi sull’affermazione del Napoli a spese dell’Inter. «La squadra di Maradona è molto forte e sicuramente si colloca tra le più serie candidate allo scudetto». Ora attendete un’altra genovese, la Sampdoria. «Un’avversaria pericolosissima, una delle formazioni più valide del campionato». Che la Juve però dovrebbe affrontare senza troppi timori, visto che oramai è uscita dal periodo critico. «Come ho già rilevato ci sono state difficoltà ma la squadra non è mai stata in crisi e anche contro l’Atalanta ho visto lunghi periodi di gioco efficace, positivo».
Dice Tacconi, felicitato un po’ da tutti per aver salvato il successo della sua squadra neutralizzando il rigore tirato da Aguilera: «Abbiamo giocato benissimo e un pareggio sarebbe stato ingiusto. D’accordo, il Genoa si è dimostrato un valido avversario ed è stato capace di correre per ottanta minuti ma non dimentichiamo che dalla nostra parte stanno almeno sei occasioni da goal fallite». Dopo alcune settimane d’incertezza, la Juve si è rimessa al galoppo: quali i motivi della metamorfosi? «Niente di particolare ma, dopo le brutte prestazioni con Bari e Lazio e la sconfitta con l’Atalanta, ci siamo guardati in faccia e in quel momento non sono state necessarie troppe parole: continuando di quel passo, avremmo potuto dare l’addio a ogni aspirazione e non c’è voluto molto per convenire sulla necessità di riscattarci subito». Il guardiano bianconero, è naturale, non si fa pregare per descrivere la prodezza che ha compiuto al 75’ respingendo la bordata dal dischetto tirata dall’uruguaiano: «Di solito, il portiere si muove prima dell’esecuzione ma stavolta ho avuto la pazienza di aspettare e sono partito soltanto nel momento in cui il mio avversario ha colpito la palla. Scelta felice e tutto è andato per il meglio». Conosceva Aguilera e il suo modo di eseguire i rigori? «No, lo assicuro. Mi son buttato dalla parte giusta e son riuscito a intercettare il pallone». Dopo aver messo a segno il suo spettacolare autogoal, Fortunato ha avuto un momento di sconforto e si è visto Tacconi stringere affettuosamente il capo del compagno per rincuorarlo. Che cosa gli ha detto? «Scherzosamente mi sono complimentato per la deviazione imparabile che aveva effettuato e alla fine della partita è venuto a ringraziarmi». Fortunato, a sua volta, descrive in questo modo l’esperienza vissuta: «Ho incocciato con la testa nel pallone dopo che era stato colpito da Bonetti: un brutto infortunio al quale abbiamo posto rimedio, perché il Genoa ha fatto un solo tiro in porta, l’altro l’ho fatto io e quindi i rossoblu si sono fatti parare un rigore». Qualcuno, crudelmente, gli ricorda che in tribuna c’era Vicini a osservarlo. «Mi spiace per l’autorete ma spero che Vicini abbia visto anche quel che ho combinato di buono». Genova, città in un certo senso fatale per i destini dei due sovietici della Juve, si è dimostrata scenario felice per Zavarov e Alejnikov, i quali ultimamente erano incorsi ripetutamente negli strali della critica. Osserva il primo: «Il Genoa mi è apparso molto forte e l’abbiamo patito, soprattutto nel primo tempo. Nella ripresa, invece, noi siamo migliorati sul piano della velocità, e la nostra prestazione è salita di livello. Io stesso, dopo aver faticato nella prima parte dell’incontro, nel secondo tempo ho superato certe difficolta giocando decisamente meglio Non sono ancora al massimo della forma ma spero di dare il meglio di me fin dalle prossime partite». La Juve e pronta per rimettersi a inseguire lo scudetto? «Troppo presto per poter affermare cose di questo genere, meglio aspettare qualche settimana anche perché ci sono tre o quattro squadre davvero forti che possono ambire allo stesso obiettivo. Ne riparleremo». Ed ecco Alejnikov: «Sono contento per aver segnato bene e per aver realizzato il primo goal italiano: una soddisfazione che mi aiuterà a migliorare anche se avrei preferito riservarlo per un’occasione e un’avversaria più importante, magari il Napoli o l’Inter. Una giornata positiva anche perché, contrariamente a quello che era stato previsto da alcuni, i tifosi genoani non mi hanno fischiato». Conclusione riservata a Barros, piccolo, inesauribile guastatore che molto spesso con le sue serpentine ha messo in seria difficoltà i difensori genoani: «Un’ottima Juve ma anche un Genoa molto bravo e grintoso. Fortunatamente abbiamo vinto: se fossimo stati sconfitti anche a Marassi, la nostra classifica sarebbe peggiorata in modo irrimediabile».