Ricordate quel giorno? JUVENTUS-SALERNITANA
13 giugno 1948 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-SALERNITANA 2-0
Juventus: Sentimenti IV; Dalmonte e Rava; Depetrini, Parola e Locatelli; Kincses, Cergoli, Boniperti, Magni e Sentimenti III. Allenatore: Chalmers.
Salernitana: Masci; Rispoli e Iacovazzi; Dagianti, Pastori e Rodriguez; Merlin, Vaschetta, Piccinini, Sifredi e Onorato. Allenatore: Viani.
Arbitro: Cicardi di Lecco.
Marcatori: Rispoli aut. al 34’, Magni all’87’.
Il commendator Dusio, che ha saputo tenere in piedi la società in frangenti molto difficili, cede la presidenza al giovane avvocato Gianni Agnelli, figlio di Edoardo presidente del quinquennio. Boniperti sarà l’unico bianconero a disputare tutte le 40 partite e sarà il capocannoniere dell’anno con 27 reti davanti a quel fenomeno di Valentino Mazzola. Si compie così il grande binomio Agnelli-Boniperti che negli anni a venire porterà la società a livelli invidiati da tutto il mondo. Da 20 le partecipanti alla Serie A sono salite a 21, perché ragioni politico-sociali hanno imposto il ripescaggio della retrocessa Triestina. È il campionato a girone unico più lungo della storia: si inizia a metà settembre e si conclude a luglio. La Juve comincia bene, quattro successi consecutivi la lanciano in testa, poi infila un periodo altalenante inframezzato da partite sfolgoranti: in quattro occasioni vincerà segnando sei goal agli avversari! Alla fine del girone d’andata i bianconeri sono staccati di 6 punti dal sorprendente Milan di Annovazzi e Puricelli e di 4 dal Torino che, come al solito, nel ritorno farà il vuoto con una progressione impressionante. La Juve risente dei molti cambiamenti effettuati per trovare l’assetto migliore: se ne è andato Nini Varglien dopo quasi 400 partite di campionato: mai nessuno, fino a quel momento, aveva indossato il bianconero quanto lui. Vycpálek è emigrato a Palermo, dove troverà la sua seconda patria. A maggio viene sostituito Cesarini, al suo posto arriva un inglese dalle idee personalissime, Chalmers, che infila cinque vittorie consecutive. La Juve raggiunge il secondo posto, ma si fa raggiungere da Milan e Triestina, a causa di uno scivolone casalingo clamoroso nell’ultima giornata, quando subisce quattro goal dalla Pro Patria.
ETTORE BERRA, DA “IL CALCIO ILLUSTRATO” DEL 17 GIUGNO 1948
La Salernitana non ha ancora perduto la speranza di salvarsi e lo ha dimostrato l’impegno con cui ha giuocato. È stata tecnicamente una brutta partita, povera di giuoco ma ricca di slancio e di combattività, disputata dalla Salernitana con un programma prestabilito: creare una massa di manovra tale da disorientare il giuoco offensivo avversario. A tale scopo Viani ha varato il suo tipo di schieramento che in parte è sistemista e in parte è una variante del controsistema, ottenuta con l’inserimento di una mediana metodista davanti ad uni difesa sistemista.
Rispetto alla formazione che aveva battuto il Milan la Salernitana presentava alcune modifiche costituite dalle sostituzioni di Buzzegoli e Tori tenuti a riposo per motivi disciplinari, e di Gambazza lontano dalla squadra per infortunio. Mentre Masci aveva preso il posto di Gambazza senza farlo rimpiangere chè ha svolto il suo compito con abilità e ardimento, la sostituzione degli altri due aveva richiesto degli spostamenti effettuati da Viani con un intendimento che andava oltre la semplice necessità di turare una falla. Egli aveva quindi allineato Iacovazzi terzino accanto a Rispoli e aveva portato centravanti Piccinini ma con lo scopo però di dargli tutt’altro incarico.
Questo, dunque, lo schieramento che abbiamo avuto sott’occhio: una difesa composta da tre uomini col centromediano piazzato fra i due terzini e una mediana formata pure da tre uomini essendo arretrato il centravanti. I due laterali dovevano quindi tenersi allargati più di quanto il sistema consenta costituendo così nel complesso, questo schieramento, un doppione di quello difensivo, come formazione se non come compiti. Mentre il numero cinque, Pastori, ha giuocato da centromediano sistemista, Piccinini è stato invece prettamente metodista. È da rilevare che non si è trattato di uno schieramento d’occasione, facile a essere abbandonato non appena la squadra si fosse venuta a trovare in condizione di dover risalire uno svantaggio. Viani lo ha mantenuto intatto anche quando la Salernitana verso la mezz’ora del primo tempo ha dovuto subire il primo goal juventino, cioè ha continuato a presentare quel doppio sbarramento che aveva caratteristiche più di difesa che d’attacco e non ha nemmeno cercato di far avanzare Piccinini, o qualunque altro elemento per irrobustire, come sarebbe stato necessario, il giuoco d’attacco.
Qui risultava palese la limitata efficienza di uno schieramento che, buono per difendere un risultato comunque conquistato nel corso dell’incontro, non lo era più altrettanto per superare una situazione fattasi sfavorevole. Tutte le invenzioni tattiche possono risultare buone e servire, a patto però che non si creino situazioni statiche. Dopo il primo goal juventino sarebbe stato forse meglio far avanzare all’attacco Dagianti che in parecchie azioni aveva dimostrato di inserirsi facilmente nel giuoco offensivo e tornare con due laterali prettamente sistemisti, ciò che avrebbe dato all’offensiva salernitana un maggiore mordente, come l’andamento del giuoco del resto richiedeva. Questo non è stato fatto perché la Salernitana partita con la formula imperniata su Piccinini, punto di riferimento di tutta l’azione della squadra, non si trovava più nella possibilità di modificarla, dato che lo stesso Piccinini è un centromediano e non un centravanti dotato di tanta elasticità di giuoco da poter manovrare come uno stantuffo fra attacco e mediana.
Certo, diverse sarebbero ora le considerazioni se la Salernitana fosse riuscita a mantenere intatta la propria rete almeno per tutto il primo tempo. Allora, lo schieramento difensivo sarebbe stato ancora rinforzato col risultato di creare di fronte agli attacchi juventini un baluardo insuperabile; ma i piani sono andati diversamente dal previsto e di questi imprevisti bisogna pure tener conto nell’impostazione tattica del giuoco per non trovarsi a un certo momento in un vicolo chiuso.
Comunque, fatti questi rilievi che vogliono essere spunti di discussione, si deve dire che la Salernitana ha disputato una partita di grande impegno. Piccinini è un palleggiatore fine, con un senso del giuoco ben maturo, pronto nelle imbeccate agli avanti, sempre ottimamente piazzato. È stato senza dubbio il miglior uomo della squadra. Con lui sono pure da lodare Dagianti, un mediano che ha una varia gamma di giuoco, Vaschetto rude lavoratore ma un po’ uniforme, Merlin e il portiere Masci che ha avuto interventi notevoli per decisione e scelta di tempo, come quando si è buttato sui piedi di Kincses scattando dai pali con tempestività perfetta. L’attacco di quattro uomini ha funzionato sommariamente. Queste formazioni valgono in quanto una delle mezze ali può diventare in certe fasi di giuoco un centravanti, ma Vaschetta è uomo essenzialmente di manovra, giocatore di spola e non di intuizioni originali, mentre Sifredi manca di temperamento.
La Juventus ha presentato nuovamente Kincses estrema destra, ma senza particolare rilievo. La squadra ha giuocato con mediocre rendimento, sorretta però l’azione offensiva dal lavoro costante, intelligente, pieno di risorse dei due laterali che sono gli uomini più in forma della compagine. Dalmonte continua a far progressi, Boniperti è sulla strada di diventare uno dei nostri migliori centravanti a patto che contenga la sua azione in una linea tecnicamente più sobria e Parola vive sulle risorse di una classe che gli consente di fare quello che vuole. Del resto la Juventus andrà presto in cantiere e parecchie zone della sua struttura dovranno essere rifatte.