Ricordate quel giorno? JUVENTUS-COMO

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
19.08.2024 10:10 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? JUVENTUS-COMO

13 settembre 1987 – Stadio Comunale di Torino
JUVENTUS-COMO 1-0
Juventus: Tacconi; Favero, Cabrini; Bonini (dal 68’ Vignola), Brio, Tricella; Mauro, Magrin, Buso (dal 63’ Alessio), De Agostini, Laudrup. In panchina: Bodini, Napoli, Scirea. Allenatore: Marchesi.
Como: Paradisi; Annoni, Lorenzini; Centi, Maccoppi, Albiero (dal 46’ Cimmino); Mattei, Invernizzi, Borgonovo, Notaristefano, Viviani (dal 75’ Cicconi). In panchina: Bosaglia, De Solda, Pedone. Allenatore: Agroppi.
Arbitro: Fabricatore di Roma.
Marcatore: Magrin su rigore al 72’.

La Juventus che affronta la stagione 1987-88 è profondamente rinnovata. L’assenza che balza più all’occhio è quella di Michel Platini che ha deciso, dopo cinque stagioni alla corte bianconera, di appendere gli scarpini al chiodo. In panchina siede ancora Rino Marchesi, mentre all’attacco, in sostituzione del partente Serena che ritorna all’Inter, la Juve acquista Ian Rush, prolifico attaccante gallese prelevato dal Liverpool.
L’annata della Juventus sarà al di sotto delle aspettative. Tutta la rosa si mostra indebolita dall’assenza delle grandi giocate di Platini, alle quali Marchesi cerca di sopperire con un robusto centrocampo guidato dall’onesto mestierante Marino Magrin, arrivato dall’Atalanta. La delusione maggiore è rappresentata proprio da Rush che, patendo diversi problemi di ambientamento, non riesce a legare con i compagni e, soprattutto, ad adattarsi al calcio italiano. C’è da dire che difficilmente la squadra mette a disposizione del gallese palloni giocabili, la manovra risulta spesso lenta e mancante di quelle verticalizzazioni che Rush avrebbe bisogno come il pane. De Agostini, Alessio, lo stesso Magrin sono buoni giocatori ma avrebbero bisogno di qualche compagno che accendesse la luce. Cosa che Laudrup, che ne avrebbe le caratteristiche, non riesce quasi mai a garantire.
La Juventus chiude il campionato al sesto posto, raggiunto dopo la vittoria ai rigori sul Torino nello spareggio per l’accesso alla Coppa Uefa. Delusioni anche in Europa: il cammino dei bianconeri si interrompe, infatti, ai sedicesimi, estromessi dai greci del Panathinaikos, mentre in Coppa Italia la Juventus si spinge fino alle semifinali, eliminati dal Torino.
La prima giornata di campionato vede affrontarsi la compagine bianconera contro quella lombarda. Il Como terminerà la stagione con un brillantissimo undicesimo posto e si garantirà la permanenza in Serie A anche nella successiva edizione.

“STAMPA SERA”:
Era rigorosamente importante fare i due punti per la Juventus «vedova» Platini e «orfana» di Rush. E dal dischetto, Marino Magrin ha centrato il bersaglio dopo 73 minuti di vani e confusi assalti alla porta di Paradisi, festeggiando così il suo ventottesimo compleanno. Un penalty sacrosanto, per fallo di Maccoppi su Alessio, subentrato da pochi minuti a Buso, e che l’arbitro Fabbricatore non ha esitato a fischiare dopo aver sorvolato su un mani in area di Annoni, peraltro involontario, in apertura di ripresa. Alessio ha cambiato faccia alla partita, grazie alla sua marcia in più che ha messo in crisi il Como made-in-Italy in tutti i sensi, sia per l’indisponibilità degli stranieri Borghi e Corneliusson che per la condotta barricadera, all’italiana, con cui aveva irretito la lenta Juve. Un atteggiamento troppo passivo, anche se con qualche brivido in contropiede per Tacconi (che ha effettuato la prima vera parata all’82’), che a gioco lungo ha penalizzato il Como. L’organizzazione tattica dei lariani di Aldo Agroppi non è bastata a evitare la sconfitta. Un finale in crescendo, il clamoroso palo a porta semi-spalancata di Vignola (invocato a lungo dalla curva Filadelfia) che aveva dato il cambio all’azzoppato Bonini, e altre due palle-gol sprecate da Alessio e Vignola, hanno legittimato il successo. Una vittoria sofferta, che ha suscitato perplessità e qualche fischio di delusione fra i 35.000 spettatori, ma meritata per una Juventus che ha alcuni uomini ancora lontani dalla miglior condizione e si regge sul pacchetto di difesa e su spunti isolati.

Magrin ha spento i fischi e i primi accenni di contestazione. La Juve non è piaciuta ai suoi tifosi, ma di fronte a una vittoria si può anche chiudere un occhio e sperare che le cose migliorino in fretta Marchesi sembra uscito da una sauna in panchina si è agitato parecchio, ha sudato quasi quanto i giocatori sul campo. Vuole sapere i risultati delle altre «grandi» e in un certo senso si consola: «La prima giornata riserva sempre sorprese. Per quanto ci riguarda, conosco troppo bene il Como e sapevo già prima di scendere in campo che ci avrebbe messo in difficoltà. Siamo partiti bene, poi abbiamo faticato a trovare spazi perché loro erano molto chiusi, con il solo Borgonovo in attacco. Nel finale abbiamo fatto le cose migliori, creando parecchie palle-gol, ma in questo momento è importante aver vinto. Quando avremo recuperato tutti gli infortunati, vedrete una Juve diversa». Anche Marchesi, come Boniperti, applaude Mauro: «Si è mosso bene, ma da lui voglio di più. Deve ancora migliorare in zona gol ed essere più pronto come uomo-assist. Sul piano individuale comunque non posso lamentarmi, tutti sono in costante crescita. C’è ancora parecchio da fare invece come gioco. Ma, lo ripeto, quando saremo al completo sarà tutto più facile».
A togliere la Juve dai pasticci ci hanno pensato Alessio e Magrin. Il primo procurandosi astutamente un rigore, il secondo calciando dal dischetto la palla della vittoria. Magrin è raggiante: «Non potevo festeggiare in maniera migliore il mio compleanno. Ho tirato forte, il portiere ha intuito il mio tiro, ma non è riuscito a fermarlo. Un gol importante, se permettete, perché è servito a risolvere una partita difficile. Le provinciali contro la Juve si chiudono a riccio e passare diventa un problema. Lo facevamo anche l’anno scorso nell’Atalanta. Ed è proprio in occasioni come queste che diventa importante avere un giocatore come Rush, pronto a raccogliere un cross, a risolvere una mischia. Nel finale ho temuto che il mio gol non servisse a nulla, perché abbiamo commesso qualche ingenuità ed abbiamo corso qualche pericolo di troppo. Del resto era solo la seconda partita che giocavamo quasi al completo».
I tifosi capiscono tante cose, anche che quando entra Vignola spesso la partita cambia volto. E lo invocano come il salvatore della patria. Lui si schermisce: «Certe dimostrazioni di affetto fanno piacere, la gente si ricorda sempre di me. Ed io ne sono orgoglioso, perché credo di poter essere utile alla Juve anche giocando solo spezzoni di partita». Lo sfogo di qualche giorno fa è solo un ricordo. Ammette: «Ho pagato una multa salata, ma dovevo dire certe cose per salvare la mia immagine. Non sono pentito. Ora aspetterò il mio turno come sempre. Dicono che sia il giocatore delle palle impossibili e in effetti non mi do mai per vinto. L’anno scorso a Firenze segnai un gol recuperando un pallone che tutti credevano già fuori». Spiega il gol mancato: «È solo colpa mia e di... Madonna. Infatti ho commesso un errore clamoroso calciando sul palo, ma mi ha tradito anche il terreno pieno di buche provocate dai fans della rock star. Pazienza. Mi consolo pensando all’intesa con Magrin che ha funzionato».
Mauro ringrazia per i complimenti che gli piovono da ogni parte. È sfinito, quasi senza voce: «Una fatica terribile, un caldo africano. Ma è difficile giocare contro chi non attacca mai e si difende sempre. Si rischiano solo brutte figure. In queste partite diventa fondamentale uno come Rush, rapido e astuto. Ho fatto il Platini? Non è compito mio assumermi certe responsabilità».