TEVEZ si racconta: "Così ho imparato a lottare. Le cicatrici? Potrei cambiarmi la faccia, ma l'importante è ciò che si ha dentro"

15.10.2013 11:25 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
TEVEZ si racconta: "Così ho imparato a lottare. Le cicatrici? Potrei cambiarmi la faccia, ma l'importante è ciò che si ha dentro"
TuttoJuve.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Carlitos Tevez si racconta a Tiki Taka, il programma di approfondimento calcistico condotto da Pierluigi Pardo su Italia 1. Tuttojuve.com ha trascritto integralmente l'intervista.

Ti chiedo subito il tuo primo ricordo di un pallone. Come era?
"Era di stracci. Mi ricorderò sempre che non aveva il cuoio era solo fatto con la parte interna, si giocava con questo, non aveva la consistenza del cuoio, non avevamo un vero pallone, ma era come se lo fosse. Ci riunivamo con i miei amici a giocare a calcio e tutto il resto, la povertà o altre cose brutte, rimanevano fuori. Quando un bambino gioca a calcio pensa solo a divertirsi e non a quello che lo circonda, la povertà o le altre cose brutte che succedevano nel mio "barrio". Credo di aver avuto la fortuna o un Dio personale per essere oggi quello che sono".

Però ci sono tanti che non ce l'hanno fatta. Dario Coronel, lo chiamavano El Cabanha, che ha avuto una brutta storia...
"Sì sono storie di vita. Era il mio migliore amico, eravamo sempre insieme, giocavamo a calcio tutto il tempo e poi verso i 13-14 anni lui ha scelto un'altra vita mentre io ho continuato a giocare a calcio. Sì, era uno dei più forti tra noi ragazzi che giocavamo nel "Barrio". Lui ha deciso così, o forse è stato il destino che lo ha spinto a rubare e a drogarsi, mentre io ho seguito il calcio, perchè il mio sogno era quello di giocare a football e diventare quello che sono oggi. Credo che la famiglia sia fondamentale. Mio padre e mia madre credo che per me lo siano stati per l'educazione che mi hanno dato".


Cosa avresti fatto se non avessi giocato a a calcio?
"In realtà è difficile pensare cosa avrei potuto fare se non avessi gioca a calcio. Non ho terminato gli studi, mi sono dedicato totalmente al calcio. Era il mio sogno e mi sono dedicato solo a questo sogno".

Voi che arrivate dala strada, avete qualcosa in più degli altri?
"Io credo di sì. Perchè ho vissuto tantissime cose brute nella mia vita. Sono cresciuto in un barrio che mi ha insegnato come è la vita. Oggi grazie al calcio economicamente non posso chiedere di più, ho tutto, ma mi manca il mio "barrio" perchè è l'essenza di quello che sono. Sono cresciuto lì e anche oggi sono quello che ero nel mio barrio, non sono cambiato. Questo per me è l'importante".

E' per quello che dopo i gol fai vedere la maglietta di Fuerte Apache?
"Sono cresciuto nel mio barrio e ho l'essenza del barrio. Nelle villas si vive con gli stessi codici, la stessa gente, la stessa sofferenza, la stessa allegria".

Perchè c'è anche allegria nel barrio...
"Certo... mi manca, è proprio quello che mi manca di più. Se oggi mi dicessero di andare a giocare una partita nel Forte Apache io me la gusterei. Se si parla di una partita tra professionisti uno sa che sta giocando con i compagni, ha responsabilità e deve dare il massimo. Se invece gioco con i miei amici rido, mi diverto e me la godo. Ho una mensa nel Forte Apache. Diamo da mangiare ai ragazzi del barrio. Guardare i ragazzi in faccia, vederli felici e sorridere quando ti avvicini e dai qualche consiglio. E' bello".

C'è un altro argentino, più importante di Tevez. Stiamo parlando di Papa Francesco. 
"(ride, ndr) Sì, è molto più importante".

Cosa ti aspetti da un incontro tra Tevez e Papa Francesco?
"Vorrei ricordare con lui la mia infanzia, parlarne con lui, delle cose che mi mancavano e che oggi mancano ai bambini. Parlare di queste cose, del mio barrio, della mia gente. Questo mi farebbe molto felice". 

Mandiamolo quindi questo messaggio a Papa Francesco. Il telefono è acceso...
"Sì, sì, lo sa".

Tutti pensano che con tutti i soldi che ha Tevez, può farsi una plastica, la faccia da Brad Pitt. Ma per te quella cicatrice è un simbolo, per non dimenticarti quello che hai passato e da dove vieni...
"Potrei fare qualsiasi cosa, mettermi la faccia di chi voglio. Però voglio far capire che l'essere umano, l'uomo è bello per quello che ha dentro e non per quello che è fuori. Non mi interessa l'apparenza, l'importante sono i sentimenti, quello che ho nel cuore. Solo questo è importante, non mi interessa la parte esteriore. 

riproduzione consentita solo citanto tuttojuve.com