KRASIC E IBRA, DEL NERI E ALLEGRI...
Lo scorso 30 ottobre, al termine della partita Milan-Juventus, Silvio Berlusconi chiese a Massimiliano Allegri di pettinarsi "prima di andare a fare le interviste": se la sconfitta con i bianconeri gli era andata di traverso, vedere il tecnico "disordinato" davanti alle telecamere mentre rispondeva alle domande dei cronisti era un vero e proprio colpo allo stomaco. Non andava bene, così come non riusciva ad accettare l’idea che la sua società potesse essere la prima in Italia ad aver comprato Ibrahimovic e a non riuscire - poi - a vincere lo scudetto. Avanti di quel passo e l’incubo si sarebbe sicuramente materializzato.
Alleggerito dalla troppa fantasia e successivamente riempito dalla forza fisica e dall’atleticità di più mediani, il Milan ha trovato - con il trascorrere del tempo - la sua quadratura sul campo. L’uomo in più di quella squadra, ovviamente, è Zlatan Ibrahimovic: quando non segna, realizza assist decisivi. In un modo o nell’altro, nei momenti importanti il suo nome figura sempre. Senza dimenticare l’apporto alla causa rossonera dei vari Pirlo, Nesta, Thiago Silva, Robinho, Boateng e via dicendo, il peso specifico dello svedese nelle gare disputate dal Diavolo si vede. E si "sente". Il merito di Allegri è stato quello di avergli costruito una squadra su misura, che lo mette in condizione di sfruttare il suo immenso talento. Durerà il Milan su questi ritmi sino a fine stagione? Riuscirà a vincere in scioltezza anche quando la Champions League entrerà nella fase ad eliminazione diretta e toglierà ancora più energie di quanto non abbia fatto sino ad adesso? Si vedrà.
La prima partita di questo campionato Ibrahimovic la guardò serenamente seduto in tribuna a "San Siro" in compagnia del procuratore Raiola, di Galliani, Braida e Berlusconi. I rossoneri vinsero 4-0 contro il Lecce. Segnarono Thiago Silva, Inzaghi e Pato (doppietta). Allegri schierò la sua formazione con il 4-3-3: nell’undici iniziale figurarono contemporaneamente Pirlo, Seedorf, Pato, Borriello e Ronaldinho. Dalla seconda giornata in poi, lo svedese è sempre stato presente. Al netto di infortuni e cessioni, con il trascorrere del tempo il tecnico ha corretto nel migliore dei modi la disposizione in campo dei suoi uomini, compiendo scelte importanti e affidandosi completamente alle giocate dell’attaccante, da allora sempre presente: quindici volte su quindici partite.
In un campionato che cerca disperatamente una squadra che possa recitare il ruolo di "anti-Milan" per evitare che la fuga dei rossoneri diventi una passeggiata, ecco che dal fine settimana calcistico appena concluso Napoli e Juventus affiancano la Lazio al secondo posto in classifica. Prima dell’incontro di domenica sera tra bianconeri e biancocelesti Del Neri aveva dichiarato: "Sarà una sfida tra due ottime formazioni, allenate da due amici che, sul campo, si contenderanno tutto, fino alla fine".
Così come poi, effettivamente, è stato.
In una gara preceduta dai fiori depositati da Chiellini e dai suoi compagni di squadra sotto la gigantografia di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, posizionata ai piedi della curva Sud, la fine migliore non poteva che essere il goal segnato da Krasic negli ultimi secondi di gioco, quando ormai sembrava certo l’arrivo di un altro pareggio. Dietro l’ultimo scatto furioso del serbo c’è tutta la voglia di non mollare mai di questa Juventus, di non porsi limiti, se non quello di migliorarsi partita dopo partita.
Ridurre il merito della rete decisiva ad un errore di Muslera o ad un colpo di fortuna bianconero dell’ultimo istante, vuol dire andare dietro chi teme una squadra che ad inizio campionato faceva tenerezza e sembrava talmente debole da essere considerata la sorella gemella di quella che l’anno scorso aveva collezionato record negativi come poche altre volte nella propria storia. La Juventus è arrivata sino a questo punto con umiltà, sbagliando, risollevandosi, cadendo di nuovo, con qualche vittoria emozionante, altrettante delusioni da "pareggite", un’eliminazione dall’Europa League e trovando nelle ultime due gare (la trasferta a Catania e la sfida appena vinta contro la Lazio) quel cinismo indispensabile per dare una svolta positiva alla sua stagione.
Se l’ambiente bianconero pensasse ora di essere arrivato a destinazione, di aver chiuso completamente il "cantiere" dentro il quale Del Neri sta lavorando dallo scorso luglio e di sentirsi pronto a lottare per lo scudetto dopo aver terminato il suo periodo di apprendistato, con ogni probabilità correrebbe il rischio di rimanere vittima nuovamente di quegli "alti" e "bassi" mostrati ad inizio anno.
Continui a volare "basso", a cercare i goals sino all’ultimo secondo di ogni gara con la stessa fame di vittorie mostrata in queste ultime partite di campionato. Poi, quando sarà il momento, potrà contare i punti accumulati in classifica e vedere quanti ne mancano per raggiungere l’obiettivo più vicino. Ora sotto con il Chievo, con ancora la gioia nel cuore per il successo di domenica e con la speranza di vedere un’altra corsa solitaria verso la porta difesa da Sorrentino di Krasic, il gioiello serbo che la Juventus mostra fiera al Milan di Ibrahimovic.
Un’ultima considerazione: il centrocampista bianconero è stato assente in quattro partite di campionato, nelle quali Madama ha totalizzato due pareggi e altrettanti vittorie. Una di queste è proprio quella ottenuta a "San Siro" lo scorso 30 ottobre, quando Berlusconi chiese ad Allegri di pettinarsi "prima di andare a fare le interviste". Non solo i rossoneri avevano perso con Ibrahimovic in campo, ma dall’altra parte mancava Krasic, "l’uomo in più" della Juventus. Chi inizia a temere la Vecchia Signora non deve averlo dimenticato…