Moby Dick - La messa è finita. Hanno deciso che la Juventus non deve vincere

Editorialista del mensile "Calcio 2000" fondato da Marino Bartoletti, collaboratore de "Il Riformista". Vincitore del premio "Miglior giornalista di Puglia". Autore delle biografie di Paolo Montero e Antonio Conte.
30.01.2013 01:35 di  Alvise Cagnazzo  Twitter:    vedi letture
Moby Dick - La messa è finita. Hanno deciso che la Juventus non deve vincere
TuttoJuve.com
© foto di www.imagephotoagency.it

Non per scomodare Nanni Moretti, regista con il dono della comunicazione fatta di pensieri e parole non convenzionali, ma la messa è finita. Non è poi così difficile prevedere il futuro dopo l’ultimo scempio consumato nel catino dello stadio “Olimpico”. Sì, l’ennesima dimostrazione di potere da parte della classe arbitrale ha ingigantito le lacune e i demeriti di una squadra, la Juventus, non certo perfetta nelle proprie esibizioni ma pur sempre in credito con la fortuna. Già, quella che dovrebbe aiutare gli audaci e che, a pochi secondi dal termine, ha invece tradito la foga scomposta di Marchisio, capace di spedire in curva, come un Calloni qualunque, la palla della qualificazione a porta spalancata. Chi vince esulta, chi perde spiega. Parole di Julio Velasco, strizza cervelli prestato al mondo della pallavolo. Eppure, anche il filosofo argentino non avrebbe digerito una sconfitta accompagnata da satiri e verginelle d’avanspettacolo, pronte a pontificare sui malanni della Vecchia Signora.

Merito alla Lazio, per carità. Ma dei tre rigori non fischiati ai bianconeri qualcuno, prima o poi, dovrà render conto. Al momento, la somma dei torti subiti in stagione supera di gran lunga l’addizione degli episodi a favore che, in ogni stagione, regolano la marcia scudetto di ogni formazione. Così, nel rispetto di quella malafede che da anni accompagna e circonda, come in un girotondo, le sorti dell’ex campionato più bello del mondo, la Juventus appare confinata nell’angolo più angusto di un enorme ring. Colpita, indirettamente, dalle sentenze di “scommessopoli”, le medesime che, chissà per quale arcano motivo, non hanno lambito il Napoli, depenalizzato e rinforzato dall’annullamento delle squalifiche comminate a Cannavaro e Grava. Senza dimenticare il nuovo “collegio sindacale” di una Lega rappresentata da Pulvirenti, al quale non dovrebbe esser concesso di esprimere, in ragione del ruolo ricoperto, opinioni lesive nei riguardi di dirigenti e formazioni appartenenti al campionato di massima serie, e De Laurentiis, così sportivo da non partecipare alla premiazione della Supercoppa Italiana della Juventus in Cina.

In questo momento, forse anche per colpa di quell’antipatia empatica che Antonio Conte è in grado di suscitare, i bianconeri sono soli. Abbandonati dai media cartacei, filo romani o meridionalisti, come è peraltro giusto che sia, vedi il “Corriere dello Sport”, e dalle televisioni, come testimoniano i silenzi di Sky, Rai e Mediaset, in passato assai generosi in prese di posizioni e omaggi sperticati al richiamo della figura del più debole, i piemontesi tosti, come li amò definire l’Avvocato, dovranno ancora una volta fare di necessità virtù. Da venerdì, in organico comparirà anche il nome di Nocolas Anelka. A vent’anni, il bomber della Martinica era il vero crack del mercato internazionale. Moggi cercò in tutti i modi di portarlo a Torino ma l’assoluta anarchia del ragazzotto, una sorta di Balotelli ante litteram, impedirono la felice conclusione dell’affare.

Oggi, a trentaquattro anni suonati, dopo la fallimentare esperienza vissuta in Cina, con soli quattro centri realizzati, l’arrivo a Torino del bomber più discusso del calcio francese non può esser considerato un motivo di vanto. Soprattutto in considerazione di altre operazioni di mercato, sicuramente più vantaggiose, portate a termine dalle dirette concorrenti. La Roma si è assicurata Torosidis, mettendo a posto le fasce, pagando una manciata di euro uno dei laterali più promettenti del calcio grego. Il Milan, complici le elezioni ed il desiderio del Cavalier Berlusconi di cavalcare il destriero del “voto facile”, si è invece assicurato Balotelli, giovane attaccante capace si di spaccare l’intero spogliatorio del Manchester City ma pur sempre talentuoso, in grado di alterare gli equilibri di un campionato, quello italiano, che con l’arrivo di Anelka rischia di trasformarsi nel nuovo cimitero per elefanti…
 

Segui l'autore su twitter: @AlviseCagnazzo

I VIDEO DI ALVISE CAGNAZZO
http://www.youtube.com/user/wlarai?feature=results_main


CHI E' ALVISE CAGNAZZO - Alvise Cagnazzo (1987) è nato a Bergamo e vive a Bari. Giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo, è il più giovane vincitore del premio “Miglior giornalista di Puglia” sezione carta stampata -sport, istituito dall’Odg. È autore dei libri “Tutti zitti, parlano loro”, (2007), “Semplicemente Rafa” (2010) e, “Montero, l’ultimo Guerriero (2010) e, sempre per Bradipolibri, "Antonio Conte, l'ultimo gladiatore" (2011). Ha collaborato con Carlo Nesti. Ha condotto, per centosessantaquattro puntate, il programma televisivo “Parliamo di calcio”, in onda su Rtg Puglia in prima serata. È firma di Calcio2000, mensile nazionale e internazionale fondato da Marino Bartoletti, diffuso in trentadue paesi. Collabora con il giornale “Puglia”, fondato da Mario Gismondi, ex direttore del “Corriere dello Sport”. Collabora con “Il Riformista”. Editorialista per “Tuttojuve.com con la rubrica Moby Dick”. Ha partecipato come opinionista tv a “Quelli che il calcio” su Rai 2 e “La giostra dei Gol” su Rai International.