Il pallone racconta: GLI SCUDETTI DIMENTICATI (terza parte)

L’Unione Sportiva Novese nasce il 31 marzo 1919 per desiderio e volontà di numerosi sportivi già legati alle sorti del Novi FB.C. e della F.B.C. Libertas. La spinta decisiva verso questa unione di tutte le forze sportive cittadine sotto una sola bandiera, era stata data già l’estate dell’anno precedente da tre giovani calciatori dei Novi F.B.C. che si erano ritrovati in città nel corso di una breve licenza militare: Natale Beretta, Agostino Montessoro ed Armando Parodi.
L’entusiasmo intorno alla squadra biancoceleste è in costante lievitazione e già pochi mesi dopo la sua nascita vanta ben 200 soci !!! Il presidente della società è Mario Ferretti, che nell’ottobre del 1920 fonda il primo giornale dedicato alla Novese, con il nome di “Bianco celeste”: è un evento storico, poche squadre di calcio possono permettersi un giornale.
La Novese partecipa al torneo del 1922, inserita nel girone Piemontese, dove l’U.S. Torinese rappresenta l’antagonista più ostica. Il grande Cevenini III° regala alla Novese la spinta decisiva ed, infatti, nel corso delle semifinali interregionali, s’impone al Petrarca ed alla Pro Livorno, arrivando alle finali, da disputare contro la Sampierdarenese. Le due prime partite finiscono 0 a 0, risultato, per quei tempi inedito, a causa del gioco che inclina costantemente all’attacco.
É quindi necessario lo spareggio, che avrà luogo sul campo neutro di Cremona. La partita si gioca il 28 maggio. Al termine di novanta minuti di gioco molto combattuti, le due squadre sono ancora in parità, 1 a 1 con le reti di Neri per i biancocelesti e di Mura per i liguri; si rendono quindi necessari i tempi supplementari per designare la squadra campione d’Italia F.I.G.C.
Il gioco è emozionantissimo, le due squadre continuano ad affrontarsi con caparbietà e grinta che non ha eguali, il tifo sugli spalti è davvero calorosissimo. Sembra davvero che nessuna delle due formazioni riesca a realizzare il goal più bello della loro storia calcistica, ma verso la fine del secondo tempo supplementare, “Carletto” Gambarotta, con una vera prodezza, gonfia la rete della Sampierdarenese.
Lo scudetto è a Novi !!!! Il presidente Mario Ferretti, che nel frattempo è eletto vice-presidente della F.I.G.C., il segretario Natale Beretta, tutti i giocatori e tifosi biancocelesti esultano, impazziti di gioia. Novi ha compiuto la sua storica impresa sportiva che ben si sposa con quelle del ciclista Costante Girardengo, da poco eletto “Campionissimo”.
Senza dimenticare l’aspetto particolarissimo del titolo conquistato dalla Novese nel 1922, va detto che la formazione piemontese con Stritzel, Grippi, Bonato, Vercelli, Bertucci, Toselli, Gambarotta, Neri, oltre Cevenini III°, Santamaria e Parodi, risulta, senza dubbio, la più collaudata e la meglio impostata del torneo, in virtù di un’esperienza calcistica che le altre competitrici non possono certo vantare.
Nel girone Lombardo, infatti, assenti Milan ed Inter, le squadre che rappresentano la regione sono il Como, il Saronno, il Varese ed il Chiasso in cui militano parecchi svizzeri. La Liguria, senza il Genoa e l’Andrea Doria, oppone alla più quotata Sampierdarenese formazioni di atleti giovanissimi, quali la Spes Genova, la Speranza Savona, la Sestrese e la Rivarolese. Nonostante tutto ciò, l’impresa della Novese rimane, giustamente, nell’albo d’oro della Federcalcio a significare la svolta di un’epoca tra il pionierismo ed il professionismo.
Dopo il grande sogno, la Novese deve ridimensionarsi; con il ritorno alle società di origine di Santamaria, Asti, Neri, Strizel ed i fratelli Cevenini, il presidente Mario Ferretti ed i suoi collaboratori sono costretti ad allestire una squadra con i prodotti del vivaio.
Inizia così la parabola discendente dei biancocelesti che scivolano negli anni successivi nel campionato di Seconda Categoria, fino ad arrivare al 1941, quando i dirigenti della Novese sono costretti, per non appesantire il bilancio, a non iscrivere la squadra al campionato di serie C scendendo in prima divisione.
La Novese, come la Pro Vercelli ed il Casale, cerca di sopravvivere al calcio moderno, lottando ogni domenica sui campi sperduti della serie D, quasi alla ricerca, disperata, della gloria lontana, per rinverdire i fasti di quell’epoca passata, cercando di rimuovere quella pesante coltre di polvere che ricopre quegli scudetti, oramai dimenticati.