Conceiçao a La Stampa: “Gioco per far felici i tifosi”
Francisco Conceiçao a La Stampa: Papà, a me e ai miei fratelli, dice di essere sempre noi stessi: se sei felice, puoi azzeccare il dribbling perfetto in partita. José ha nove anni, ma con il pallone ci sa fare. Poi ci sono io, c'è Moises in terza serie portoghese e ci sono i due difensori, Rodrigo, 24 anni, dello Zurigo e Sergio, 27, dell'Anorthosis, prima divisione a Cipro. Una bella squadretta.Per me il pallone è tutto... il mio umore è strettamente collegato a ciò che accade nella partita: mi sforzo per tenere separati lavoro e famiglia, ma, spesso, non ci riesco e, così, a casa, mi porto dietro un po' di nervosismo se le cose non vanno come dovrebbero andare. Mi ispiro al calcio di strada, un modo di pensare che attiva l'interesse dei tifosi: la gente viene allo stadio per trovare la fantasia, per esaltarsi guardando la giocata che può trasmettere allegria.
Io non perderò mai di vista questa prospettiva. Motta ci chiede creatività quando siamo nell'ultimo terzo di campo. Ci dice che dentro ad una strategia collettiva, ognuno è, poi, libero di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. E le mie sono queste. Sento papà prima e dopo ogni gara: mi ha allenato, ma sono arrivato in Nazionale da solo. Ci sentiamo prima e dopo ogni partita, ma lui non interviene mai su temi tattici o situazioni strategiche che appartengono agli aspetti tecnici, se ne tiene alla larga. Nelle nostre telefonate parliamo di me, di come mi sento, di come devo affrontare la sfida dal punto di vista mentale.Oporto è una meraviglia, Torino mi incuriosisce molto: qui c'è tutto per vivere al meglio la mia professione".