L'IMBOSCATA - Mercato, la Juve cavalca un passato che sembrava archiviato. Elkann, Ceferin e i ricorsi di Agnelli e Giraudo. Cinque notizie su Gravina. Italia poca cosa, c'è un grosso problema
di Andrea Bosco
Prima notizia: convocato dal governo a parlare di calcio, il presidente della Figc, Gabriele Gravina ha spiegato che “sia Fifa che Uefa sono contrarie alla creazione di un'agenzia governativa che sostituisca la Covisoc, che tra l'altro costa solo 400.000 euro l'anno rispetto ai 3 milioni e oltre ipotizzati per il nuovo organismo”. E ha aggiunto di avere le mail (di Fifa e Uefa) a sostegno di quanto sostenuto. I problemi con Gravina sono sempre i medesimi. Uno, farebbe di tutto, anche vendere l'anima al diavolo pur di mantenere il potere. Lo ama, il potere: ci fornica. Essendo un gattopardo il suo mantra è che “tutto debba cambiare affinché tutto resti come prima”. Gravina è abile in una cosa: l'applicazione delle regole, secondo tradizione della Figc. Indimenticabile la stagione (lui non c'era) nella quale a quattro giornate del termine del campionato, furono cambiate quelle relative al tesseramento degli extracomunitari. Allora i “cocchi” della Federazione avevano la maglia giallorossa: oggi il colore, come noto, è assai diverso. Per qualcuno che gli sta sulle balle, questo il Gravina-pensiero, vale un certo tipo di giustizia sportiva. Ma per i suoi “compagni di merende” ne vale un altro.
Due: a Gravina, il burattino Pinocchio, fa un baffo. Gravina ha avuto la faccia tosta di affermare che “la Covisoc funziona benissimo e negli ultimi anni ha fatto un lavoro egregio”. Ma la Covisoc non ha lavorato bene. A volte proprio non ha lavorato. A meno di non essere (i componenti della Covisoc sono espressi dalla Federazione, vale a dire da Gravina Gabriele) nelle loro grazie. E cioè in quelle di Gravina. Se gli stai antipatico, allora la Covisoc, cestina (come accaduto all'esposto sull'Inter di Jdentità Bianconera) e archivia.
Tre: l'ideale di Gravina è un calcio “collettivista”. Se vincono a rotazione tutti, la sua poltrona non corre pericoli.
Quattro, sempre pensando a Collodi, il presidente Gravina è arrivato a dire che “è normale che la Juventus sia stata condannata e che poi abbia patteggiato”. La giustizia sportiva per Gravina “è giusta e rapida e non ha i tempi della giustizia ordinaria”. Peccato che della giustizia sportiva, quando non gli aggrada, Gravina se ne sbatta (Sandulli era il procuratore federale che scrisse che il Napoli aveva agito con “dolo preordinato”, ma al Collegio di Garanzia del Coni, la Figc, smentendo e umiliando il suo procuratore federale, neppure si presentò). Ma quando gli aggrada si infoia come un mandrillo. E allora applaude il “suo” Chinè, che alla Juventus “taglia la gola” prima che la magistratura ordinaria abbia emesso le sue sentenze. Ma per “altre”, quelle che vanno a pranzo con i magistrati e hanno l'ufficio zeppo di fotografie degli “eroi” di una certa squadra, neppure con un piumino, Chiné, accarezza “quelle” gole.
Cinque: Gravina è stato abituato a fare e disfare a suo piacimento. Senza che “l'informazione indipendente” abbia mai eccepito sulle sue decisioni. E quindi se Gravina decide di aumentarsi lo stipendio da 30.000 euro annui a 240.000, nessuno ha avuto da ridire. E se Gravina intercettato dallo “spione” Striano, viene coinvolto in una vicenda di “libri antichi” dove ballano 350.000 euro, dopo aver rilasciato dichiarazioni spontanee e aver ottenuto di farsi ascoltare dagli inquirenti in tempi “rapidissimi”, la sua vicenda sparisce dai radar dei media. Del resto è proprio la vicenda di Perugia (in toto) e di quelle 50.000 intercettazioni (fatte per chi, per conto di chi, selezionate in che modo, autorizzate da chi?) ad essersi “dissolta” dalle cronache. Sei: non ci sono prove, ma Gigi Moncalvo, nel suo ultimo libro lancia un'accusa che dovrebbe (se provata) far ribollire il sangue di ogni juventino. Secondo Moncalvo, ci sarebbe stato un patto segreto tra Gravina ed Elkann. Il quale avrebbe accettato di “patteggiare” una volta avuta l'assicurazione (da Gravina, ipotizza Moncalvo) che facendolo, non ci sarebbero state altre “pendenze” a carico delle Juventus. Come vogliamo chiamare una cosa del genere? Accordo? Inciucio? Patto scellerato? Ricatto? La sensazione che Gravina per governare quanto la Covisoc non era riuscita a fare avesse bisogno di uno “scalpo” eccellente, per dare un “messaggio” ai naviganti c'è stata fin dall'inizio dell'apertura dell'inchiesta Prisma. Che non doveva essere “aperta per “incompetenza territoriale”. Ma che fu aperta: con tanto di trojan e divulgata ai media, senza alcun pudore, da parte di chi la legge dovrebbe tutelare. In una giustizia che voglia essere tale non ci sono solo le esigenze investigative della Procura. Ci sono anche i diritti degli indagati. Violati (ma questo è un altro discorso) sistematicamente in quella che pomposamente qualcuno, ancora osa definire la “Patria del diritto”.
Ci vorrebbe una stampa coraggiosa. Cosa che non è, a parte rarissimi casi. Ci vorrebbero giornalisti che non “scodinzolassero” ai piedi del Palazzo. Ha spiegato Fabio Roia, presidente vicario del tribunale di Milano che quel “foro” presenta una “folta colonia di magistrati, impiegati e giornalisti, interisti”. Ma un giornale serio, una televisione seria, una radio seria, sarebbero andati in incognito in quel tribunale (gli strumenti per mimetizzarsi ci sono) a verificare la “sostanza” di quelle parole. Per la cronaca, Roia è un ex giornalista. Ma siamo in Italia, dove il principale giornale sportivo del Paese, “La Gazzetta dello Sport” si becca una solenne spernacchiata dal “New York Times”. Che ha definito il giornale del Gruppo Cairo, “la cheerleader dell'Inter”.
Avete trovato la notizia da qualche parte? No; non potete averla trovata, perché non c'era. Io l'ho trovata per caso, pur non essendo un frequentatore dei social: era sul sito di un opinionista - tifoso del Milan.
Quindi, mi perdonerete se non riesco ad appassionarmi alle vicende del calciomercato, dove impazzano le voci ma dove, finora, la Juventus non è riuscita a chiudere una sola operazione. E anzi, sta cavalcando (se le indiscrezioni sono vere) un passato che si sperava archiviato con quel McKennie che avrebbe fatto saltare l'affare Douglas Luiz avendo preteso dall'Aston Villa una remunerazione esagerata: la Juventus ora sta cercando di mettere una pezza alla cosa, inserendo nel “pacchetto” un altro giocatore. Non so chi prenderà la Juve. Non so se Chiesa e Rabiot resteranno o passeranno ad altro club. Non so se resterà Huijsen (a proposito: gli ossessionati dalla sua cessione ora hanno rivelato che i club a lui interessati sarebbero addirittura 7, due più della scorsa settimana). Non so chi arriverà: so che non arriveranno tutti quei calciatori che nei vari talk vengono inseriti nella formazione “futura” di Motta. Tanto per essere chiaro, se prendi Douglas Luiz, e Di Gregorio e Calafiori, e Sancho e Di Lorenzo e magari (se va Rabiot) un altro centrocampista di spessore (Koopmeiners?) dovresti reperire una cosa come 250 / 300 milioni. Perché al costo del cartellino dovresti poi aggiungere le commissioni e gli ingaggi. . E visto che i giocatori degli altri costano un Perù e quelli della Juve sono scamorze messe “in saldo”, massimo, cedendone una decina, potresti incamerare 80/100 milioni. Se va bene.
Quindi: non ci sto e non me ne voglio occupare. Mi occupo di quanto ha detto Platini e cioè che il calcio cambierà profondamente perché la Superlega sarà realizzata, dopo la sentenza del tribunale di Madrid che ha condannato la posizione di monopolio dell'Uefa.. E sono preoccupato visto che da poco, Elkann è andato a baciare la pantofola di Ceferin, ripudiando la Superlega e mettendo una pietra tombale sul cugino Andrea Agnelli. Che però, stante il ricorso che il Tar del Lazio ha avviato all'alta Corte di Giustizia Europea, è ancora vivo.
Come lo è ancora Antonio Giraudo che di ricorsi ne ha due (per Calciopoli): uno all'Alta Corte e uno al tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo. Giraudo è assistito da Jean Marie Dupont (l'uomo del caso Bosman) e che (se non sbaglio) nella sua vita non ha mai perso una causa sportiva. Non accadrà, ma dovesse accadere, mi scolo, garantito un paio di bottiglie della Vedova.
Ancora: l'Associazione Calciatori ha presentato un esposto contro la Fifa per l'abnorme numero di partite che (tra mondiale per club, e incontri della Nazionale-: per non parlare dei match definiti dall'Uefa - gli atleti dovranno sostenere con ipotizzabile pericolo per la loro integrità fisica. Calciatori: lo dite ad Infantino?. Ma pensate che Gravina sia esente da responsabilità? Lo avete votato, come hanno fatto gli allenatori e gli arbitri. E adesso, di cosa vi lagnate? Dovevate pensarci al momento di votare.
Ha vinto la Spagna, agli Europei in corso in Germania. Solo per un'autorete, ma dominando la gara. L'Italia è stata poca cosa. Tanta volontà, ma poca qualità. Spalletti non ha colpe. Fa con il materiale che ha a disposizione. Il caso ha determinato il risultato con una autorete di Calafiori. Ma la Spagna è stata nettamente superiore. Donnarumma ripetutamente ha impedito agli iberici di andare a segno. Il problema dell'Italia è che nessuno fa gol: deludenti sia Scamacca che Chiesa. Più agile Zaccagni ma poca concretezza in zona gol, al pari di Retegui. Il campionato italiano questo offre. E se ci sono colpe sono dei club che investono per certi ruoli solo per giocatori provenienti da federazioni straniere. Una delle tante pecche di Gravina. Che dovrebbe impedire l'arrivo indiscriminato in Italia di giocatori stranieri: specie quando si tratta di brocchi. Non parlo di chiudere le frontiere: quando è stato fatto è risultato un disastro. Parlo di limitare il numero degli stranieri nelle rose. Il povero Spalletti elegantissimo nella sua splendida divisa firmata da Giorgio Armani, ha una brutta gatta da pelare. Ora per la qualificazione servirà almeno un pari contro la Croazia. L'augurio è che l'Italia ce la faccia. Ma poi? Affidarsi allo stellone italiano?. L'Italia è campione in carica. Ma sarà difficile possa difendere il titolo. Almeno da quanto visto contro la Spagna.