Vincere è l'unica cosa che conta, oggi soprattutto (ma non solo)

La posizione di Thiago Motta scricchiola. Nel momento in cui può andare a meno sei dalla prima in classifica, dopo avere toccato il meno sedici. Quando incrocerà poi Atalanta e Fiorentina nelle prossime due settimane, con i nerazzurri che poi vedranno l'Inter il 16 di marzo, così come la settimana precedente i viola troveranno il Napoli. Nel gioco dei tubi il rischio è che tutti quanti siano comunicanti e solo chi fa filotto guadagna sugli avversari. E forse nemmeno poco.
Così oggi vincere è l'unica cosa che conta. Perché così sarebbero due le vittorie di distanza da un ipotetico spareggio, con tutte le porte che si riaprirebbero improvvisamente e, forse, anche inaspettatamente. Perché Inter e Napoli non corrono, l'Atalanta ha sprecato una grande possibilità con il Venezia e ora ha sei gare consecutive contro una big. O fa una Primavera spaventosa o si affloscia, terza via non c'è.
Il problema è che per la Juventus vincere è l'unica cosa che conta, sempre. Anche al primo anno con un allenatore nuovo. Poi c'è modo e modo per non vincere e anche accettare le critiche, costruttive o meno. Il quarto posto è il minimo dovuto, ma uscire con l'Atalanta avrebbe avuto un sapore differente rispetto che con l'Empoli. Oppure con il Real Madrid, in Champions, rispetto al PSV Eindhoven battuto mesi prima. C'è modo e modo e Thiago ora non può più dire che il risultato non dev'essere un'ossessione. Perché lo è già.