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Giandonato si racconta: "Il mio gol all'Old Trafford e quell'incontro con Cannavaro"

Manuel Giandonato a Tuttojuve: dalla Primavera al debutto in prima squadra e a quel gol contro il Manchester United di Gary Neville
13.07.2024 15:30 di  Marco Spadavecchia   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Giandonato si racconta: "Il mio gol all'Old Trafford e quell'incontro con Cannavaro"

"Il mio ricordo più bello in bianconero? Il primo allenamento con la prima squadra. Arrivai a quel momento imbarazzato e intimorito, normale esserlo vista la presenza di campioni di quel calibro. Cannavaro arrivò da me, si presentò e mi disse: «Tranquillo, siamo anche noi degli esseri umani». Penso che Fabio sia stato l'emblema del campione e del ragazzo d'oro, in grado di andare da un ragazzino di 17 anni e di farlo sentire a casa sin da subito" ricorda Manuel Giandonato, cresciuto alla Juventus tra Primavera e prima squadra fra il 2005 e il 2011. "Ovviamente non potrò mai dimenticare l'esordio contro il Livorno - aggiunge il centrocampista oggi 32enne - e il gol su punizione all'Old Trafford (nel 2011, nel match di addio di Gary Neville, ndr)".

Qual è stato l'insegnamento più importante che le ha lasciato la Juventus?
"Sono cresciuto a Torino dai 13 ai 19 anni. La Juve è stata per me una seconda famiglia. Ricordo la grande attenzione ai voti scolastici e al nostro comportamento fuori dal campo. E in campo, ho imparato ad arrivare un'ora prima e ad andare via una dopo, insegnamenti che mi porto dietro da allora e che hanno caratterizzato la mia carriera". 

Cosa ricorda invece di quel gol a Manchester? 
"Fu una grande emozione che sul momento nemmeno riuscii a realizzare. E la mia esultanza incredula credo dica tutto ancora oggi a distanza di anni". 

Dopo la Juve c'è stato un bel giro d'Italia.
"Dopo aver lasciato Torino ho avuto un forte impatto con il resto del mondo. Andando in giro mi sono accorto di come le altre squadre fossero ovviamente diverse dalla Juventus. Alla Juve non ci sono egoismi e tutti remano dalla stessa parte, non sempre è così altrove. A Torino il livello è altissimo e i calciatori hanno tutto per fare bene e non pensare ad altro al di fuori del calcio. Pensando alle altre piazze, invece, sono molto legato a quella di Salerno, dove penso che la mia carriera sia ripartita. E a Livorno ci ho vinto. A Fermo ho vestito la fascia di capitano e c'è un legame particolare con l'ambiente".

A quali allenatori si sente più legato?
"In particolare a Eusebio Di Francesco e ad Andrea Sottil. Di Francesco l'ho incontrato al Lecce, al suo primo anno di serie A. Con Sottil ho vinto poi il campionato a Livorno. Menziono anche Zaccheroni con cui ho esordito in un momento difficile della squadra. E dico poi Delneri, tecnico che mi ha dato tanta fiducia. Con lui ho messo insieme cinque presenze in tutto tra campionato ed Europa League. Sono molto legato anche a Canzi, oggi alla Juventus Women". 

Che tecnico è mister Max Canzi? 
"È un allenatore molto meticoloso e sempre al passo con i tempi. Mi ha stupito il suo passaggio al femminile. Si tratta di un professionista che si butta a capofitto nel suo lavoro in ogni avventura, Max potrà dare molto alla Juve". 

Cosa ricorda inoltre di mister Delneri?
"Ha avuto il grande merito di farmi sentire subito parte integrante del gruppo, in mezzo a gente di caratura mondiale come Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Buffon e Marchisio. A 18 o 19 anni non è facile avere una maturità che ti permetta di fare sempre il massimo e quindi la differenza".

Cosa c'è invece nel suo imminente futuro? 
"Ora sono in cerca di squadra, dopo l'ultimo anno con la Fermana. Arrivo da dieci gol in due stagioni, sto bene ho 32 anni e ho ancora voglia di giocare. Un giorno vorrei provare a intraprendere la carriera da allenatore e capire se potrà essere davvero la mia strada".