Beppe Franzo ci racconta l'evento del 31 maggio a Torino in ricordo delle vittime dell'Heysel

Beppe Franzo, già noto ai lettori di TuttoJuve per la sua vena di tifoso-scrittore, ci illustra il significato dell'iniziativa che ti vede tra i promotori il 31 maggio a Torino in ricordo delle vittime dell'Heysel: "La 'Giornata della Memoria in ricordo delle 39 vittime dell'Heysel e di ogni forma di violenza in ambito sportivo' è stata indetta dal Comune di Torino nel 2013, con mozione presentata da Stefano Lo Russo, Maurizio Marrone, Salvatore Sbriglio. Approvata pochi giorni prima della commemorazione della tragedia dell'Heysel, l'anno scorso è stato simbolicamente osservato un minuto di silenzio in consiglio comunale, rinviando l'organizzazione degli eventi agli anni successivi. Non avendo però riscontrato la volontà da parte delle istituzioni, salvo alcuni sporadici casi, di dar luogo a qualsivoglia forma di commemorazione, abbiamo sottoposto una bozza di progetto all'attenzione dei vari consiglieri e assessori. Dopo un travaglio non facile, si è pianificato la serata-evento con interventi che reputo di indubbio interesse. Lo scopo è di dichiarare ufficialmente aperto l'anno che porta al trentennale dell'anniversario dell'infausta notte di Bruxelles, auspicando per il prossimo evento il giusto interesse attorno ad un anniversario che è una pagina nera non solo per i tifosi juventini, ma per l'Italia tutta e, oserei dire, per l'intera Europa, corresponsabile delle negligenze delle allora autorità calcistiche ed istitutuzionali".
Per te, per molti di voi, soliti a bazzicare le gradinate della Curva, cosa ha rappresentato e rappresentato oggi l'Heysel?
"Per Noi che potremmo definirci i 'ragazzi dell'85' (allora avevo vent'anni), l'Heysel è una ferita aperta che mai, credo, si potrà rimarginare. Una stilettata all'altezza del cuore, che ha dato un duro colpo alla nostra passione, che ha fatto vacillare per molto tempo le nostre certezze, le consapevolezze, il senso d'appartenenza, la nostra voglia di far tifo. Noi, ultras, ci trovammo in quel contesto per la prima volta di fronte ad un punto di non ritorno, prendendo consapevolezza che di calcio si può anche morire. Una morte orrenda, una fine da non augurare neanche al peggiore nemico. Non il triste epilogo di uno scontro tra fazioni, tra gruppi rivali, ma una bieca e assurda aggressione contro tifosi che, fuggendo dallo scontro, autoproclamavano la loro resa. Una simile aggressione sfugge ad ogni canone di logica ultras, rifugge da ogni 'morale ed etica' di scontro che, comprensibile o meno, animava ed anima la contrapposizione tra gruppi rivali. L'hooliganismo mostrò, in quel contesto, il suo vero volto: scelleratezza, ubriachezza molesta, totale assenza di dignità. L'appellativo di animali non apparve in quel contesto fuorviante".
Sarai mai disposto a perdonare?
"Sono cattolico, conosco le ragioni del perdono. Se umanamente posso perdonare chi si è dimostrato pentito dimostrandolo coi fatti negli anni a seguire, non posso accettare il perdono collettivo, istituzionale. Ritenere l'Heysel una pagina chiusa, sigillata con un abbraccio tra le parti, reputo sia piena ipocrisia. Mi attengo comunque ai voleri degli allora famigliari delle vittime, gli unici che possono aver diritto di parola sulla questione.
Non sono uno che si prodiga a distribuire odio e diffondere zizzania, e credo sia doveroso lasciare ai posteri una decisione che andrà presa estraniando la passionalità. Chi non ha vissuto gli eventi, potrà forse fare delle valutazioni più ponderate delle nostre. Noi non possiamo dimenticare".
Qualcosa per concludere?
"Siamo pronti a festeggiare e, giustamente, a gioire degli eventi vittoriosi. L'essere juventini, vuole dire anche stringersi fraternamente nei momenti delle difficoltà e del dolore. Questo è uno degli eventi più nefasti della storia bianconera, per proporzioni il più tragico. Quella coppa insanguinata, per quanto costi sacrificio farlo, sia finalmente, dopo tanti anni, non un momento da rimuovere dalla nostra storia, ma parte integrante della stessa. Seppur negativa, seppur drammatica, quella triste sera deve continuare ad essere ricordata. In Onore e nel ricordo di chi non c'è più e che quella coppa non ha mai potuto vedere alzarsi in cielo. La, dove oggi sono i nostri magnifici 39 Angeli bianconeri.
Vi aspettiamo, sabato 31 maggio alle 18, alla 'Sala delle Colonne' del Comune di Torino (piazza Palazzo di Città)".
Dario Mastroianni