Era il nostro possibile Pallone d'Oro. Schillaci rimarrà nei sogni di una generazione

18.09.2024 11:00 di  Andrea Losapio   vedi letture
Era il nostro possibile Pallone d'Oro. Schillaci rimarrà nei sogni di una generazione
TuttoJuve.com

Sbucato dal nulla, dalla Serie B, vinta come capocannoniere con ventitré gol. Sotto l'ala di Zdenek Zeman, abituato a far crescere gli attaccanti protagonisti. E poi quindici alla Juventus, la convocazione in Nazionale prendendo il posto di Gianluca Vialli e Aldo Serena. Un mese da pelle d'oca, da gridare a squarciagola. Chi c'era se lo ricorda benissimo, quel piccoletto che sbucava in mezzo all'area. Inevitabilmente, quasi baciato dalla Fortuna, toccato da Re Mida, Salvatore Schillaci la buttava dentro. Non c'era nemmeno bisogno di sperarlo, in quelle Notti Magiche, la palla rotolava alle spalle del portiere. Disegnava archi contro la fisica. Come Paolo Rossi nel 1982, come Diego Armando Maradona nel 1986. Assoluti protagonisti del Mondiale per i gol e per i sogni.

Un sogno che è finito, dissolto nello svegliarsi a Napoli, il giorno dopo quell'Argentina-Italia che porterà a essere divinità Sergio Goycochea. Anche lui sbucato dal nulla, come Schillaci, venuto a prendersi una fetta della popolarità di quel ragazzo nato a Palermo ma che non era un malavitoso, come si è premurato di sottolineare nel suo libro. Perché se l'Italia avesse vinto quel Mondiale, Schillaci probabilmente avrebbe fatto suo il Pallone d'Oro, come Paolo Rossi nel 1982, come Roberto Baggio nel 1994, nonostante Pasadena (ma a quei tempi i sudamericani non potevano vincerlo, solo gli europei).

Salvatore Schillaci rimarrà nei nostri sogni. Di chi era bambino e sentiva quell'atmosfera elettrizzante mai sentita prima, per una grande competizione che univa tutti quanti nella speranza di vivere, sotto le stelle, un'estate da Notti Magiche. Non è stato solo quello, Schillaci: anche il vincitore di Coppa UEFA e Coppa Italia nel 1990, un doblete difficile da dimenticare per i tifosi della Juventus. Poi il passaggio all'Inter, sì, ma anche la vittoria del campionato giapponese con i Jubilo Iwata. Una vita sopra le righe, sbucando dal nulla. Grazie Totò, quelle notti erano davvero magiche.