Dici Italia dici Juventus. Dici Juventus dici Italia

Dici Italia, dici Juventus. Dici Juventus, dici Italia.
Eh sì, perchè la squadra di club che più di ogni altra finora ha fornito il maggior numero di giocatori alla Nazionale italiana è stata ed è proprio lei: la Juventus.
Da Zoff a Buffon, da Scirea a Del Piero, i bianconeri hanno scritto tante pagine importanti di storia azzurra. Diversi commissari tecnici nel tempo hanno costruito la squadra su interi blocchi di juventini, al punto che la stampa in qualche occasione è arrivata ad utilizzare il termine 'Ital-Juve'.
Come dimenticare allora, la formazione iniziale dell'Italia prima della partita contro l'Argentina al campionato del mondo 1978? Quella squadra fu composta da ben 8 giocatori della Juventus: il capitano Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Benetti, Tardelli, Causio eBettega. Dal 6' minuto, con l'entrata di Cuccureddu, diventeranno 9 i bianconeri in campo. Tale cifra diverrà la maggior registrata da un gruppo di giocatori provenienti dallo stesso club nella rappresentativa nazionale in una competizione ufficiale in ambito confederale-mondiale. Un legame indissolubile quanto impossibile da scollegare. Il "blocco" juventino è sempre stato presente all'interno degli undici azzurri.
Basti pensare come la Nazionale di oggi di Conte, ex bianconero tra l'altro, basi la sua ossatura sulla famosa BBC( Barzagli, Bonucci, Chiellini) dinanzi al capitano bianconero Buffon.
La storia di questo binomio vittorioso, esordì agli anni 1930 quando il portiere Giovanni Giacone, fu il primo calciatore juventino della storia ad essere convocato in Nazionale, che indossò la maglia della Squadra Azzurra il 28 marzo a Berna in una gara amichevole contro la Svizzera.
Quattro anni dopo, tre juventini – Gianpiero Combi, Virginio Rosetta e il succitato Bruna – furono convocati nella selezione che partecipò ai Giochi Olimpici di Parigi, dove gli azzurri giunsero ai quarti di finale per la seconda volta consecutiva. Combi fece inoltre parte del gruppo che quattro anni dopo conquistò la medaglia di bronzo ad Amsterdam, fermati solo dai campioni olimpici uscenti dell'Uruguay (3-2).
Sul finire degli anni 1920, un totale di sei calciatori juventini (Combi, Luigi Cevenini, Umberto Caligaris, Federico Munerati, Raimundo Orsi e Rosetta) fecero parte della Nazionale vincitrice della prima edizione della Coppa Internazionale, torneo precursore del campionato europeo di calcio, dopo la storica vittoria a Budapest per 5 reti a 0 contro l'Ungheria l'11 maggio 1930. rendendo celebre il trio Combi-Rosetta-Caligaris.
Gli anni '30 invece, furono quelli della "Nazio-Juve", che vide il trio difensivo dei ragionieri, pilastro della Juventus e della Nazionale italiana a cavallo degli anni 1920 e 1930, composto dal terzino destro Virginio Rosetta, dal portiere Gianpiero Combi e dal terzino sinistro Umberto Caligaris, tutti e tre campioni del mondo nel 1934.
Durante la prima metà degli anni 1930, altri tre calciatori che nel militavano nella Juventus (Luigi Bertolini, Renato Cesarini e Giovanni Ferrari) furono convocati dal commissario tecnico Vittorio Pozzo, alzando a nove il numero dei «bianconeri in azzurro», insieme ai campioni prima citati, che parteciparono alla seconda edizione del torneo, qualificandosi seconda dietro solo al Wunderteam austriaco capitanato dal centrocampista Matthias Šindelář.
Due anni dopo la Juventus pluricampione d'Italia rappresentò ancora una volta l'ossatura della Nazionale «A» con nove giocatori che fecero parte sul gruppo dei ventidue membri degli azzurri nel secondo campionato mondiale, la cosiddetta Nazio-Juve composta dal capitano Combi – chiamato in extremis da Pozzo dopo che Carlo Ceresoli, il portiere titolare della Nazionale durante la fase di preparazione al mondiale,] si fratturò un braccio in una partita amichevole giocata sul campo della Fiorentina –, la mezz'ala Ferrari, il cosiddetto «centromediano che cammina» Luis Monti (vicecampione mondiale nel 1930 con l'Argentina), l'ala destra Orsi – questi ultimi due oriundi della squadra azzurra di quegli anni – e il mediano sinistro Bertolini, tra i titolari anche nella finale contro la Cecoslovacchia.
I terzini Rosetta e Caligaris – che lasciarono il posto da titolare ai giovani Eraldo Monzeglio e Luigi Allemandi dopo la gara di debutto contro gli Stati Uniti –, il mediano destro Mario Varglien e il centravanti Felice Placido Borel, furono inseriti tra le riserve durante il torneo.
L'anno successivo l'Italia, rafforzata con i bianconeri Borel II e Monti, vinse la terza Coppa Antonin Švehla, competizione nel corso della quale batté 1-0 a Budapest l'Ungheria dell'attaccante György Sárosi il 20 ottobre 1933, con ben nove juventini tra gli undici titolari, e 5-2 la Svizzera il 3 dicembre dello stesso anno, quando furono otto i giocatori juventini tra i titolari.
Due anni dopo il titolo mondiale, nel 1936 l'Italia partecipò al torneo di calcio dei Giochi Olimpici di Berlino con i terzini juventini Alfredo Foni e Pietro Rava tra i convocati, che costituirono una coppia difensiva di grande livello, paragonabile a quella composta da Rosetta e Caligaris, e conquistò la medaglia d'oro dopo aver vinto la finale contro l'Austria per 2 reti a 1. Di quella rappresentativa, Foni, Rava e il centrocampista Ugo Locatelli furono parte anche della Nazionale italiana che poi conquistò, per la seconda volta nella sua storia nonché consecutivamente, il titolo mondiale nell'edizione di Francia 1938.
I campioni mondiali Monti e Bertolini, due degli eroi di Highbury, insieme a Teobaldo Depetrini fecero parte della Squadra Azzurra fino alla seconda meta degli anni 1940, nonostante i pochi incontri disputati della Nazionale fino alla Liberazione. In seguito Lucidio Sentimenti e Carlo Parola furono i più noti bianconeri convocati ai tempi dell'egemonia del Grande Torino sulla rappresentativa azzurra.
Importanti furono sen'zaltro anche gli anni 1950 e 1960.
Il capitano bianconero azzurro Giampiero Boniperti è l'unico a essere andato a segno in Nazionale in tre diversi decenni, dagli anni 1940 agli anni 1960.
I successi della squadra bianconera durante gli anni 1950 portarono alla convocazione di ben undici dei suoi giocatori nei primi incontri della Nazionale dopo la tragedia di Superga, che furono anche i primi del secondo dopoguerra: Giampiero Boniperti, Ermes Muccinelli, Giacomo Mari, il già citato Parola, cui si aggiunse a metà del decennio il portiere Giovanni Viola. La crisi strutturale del paese in quell'epoca e le lotte intestine, privarono la squadra di maggiori risultati fino al decennio successivo. (Giuseppe Corradi partecipò nel frattempo con la divisa azzurra ai Giochi olimpici di Helsinki nel 1952).
Durante gli anni 1960 altri bianconeri, quali Omar Sívori, Bruno Mora, Sandro Salvadore e Gianfranco Leoncini, fecero parte delle rose dell'Italia ai mondiali di Cile 1962 e Inghilterra 1966, rispettivamente. Due anni dopo, Salvatore, Giancarlo Bercellino ed Ernesto Castano vinsero il campionato d'Europa 1968 disputato in Italia; altri due futuri pilastri della squadra torinese durante gli anni 1970, Pietro Anastasi e Dino Zoff, vinsero il torneo.
Il decennio che va dal 1970 al 1980 è determinato dal classico "Blocco-Juve"
Dopo la disfatta coreana cui incapparono gli azzurri ai mondiali del 1966, la Federazione Italiana vietò l'acquisto di calciatori stranieri da parte delle squadre del campionato italiano, onde incentivare la crescita di una nuova generazione di talenti italiani. In conseguenza di ciò, negli anni 1970 Enzo Bearzot aprì un nuovo ciclo di grandi risultati per la Nazionale basata – al pari di quella guidata da Vittorio Pozzo durante gli anni 1930 – sul gruppo dei giovani giocatori della Juventus guidata all'epoca da Giovanni Trapattoni, il cosiddetto Blocco-Juve,[28][29][30] composto da Zoff (il calciatore del club piemontese con il maggior numero di convocazioni in Nazionale: 94), Anastasi, Luciano Spinosi, Francesco Morini, Romeo Benetti, Antonello Cuccureddu, Gaetano Scirea, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Marco Tardelli, Franco Causio, Giuseppe Furino, Roberto Bettega e Paolo Rossi (questi ultimi tre peraltro cresciuti nel vivaio juventino). Un'epopea bianconera insomma.
Ben nove giocatori di questo gruppo (Zoff, Benetti, Cuccureddu, Scirea, Cabrini, Gentile, Tardelli, Causio e Bettega), che nella stagione precedente avevano conquistato in bianconero il double formato dal campionato nazionale e dalla Coppa UEFA, furono tra i titolari della Nazionale che raggiunse il quarto posto finale al campionato del mondo 1978 in Argentina, esprimendo al contempo un livello di gioco considerato il migliore del secondo dopoguerra grazie anche all'applicazione dell'innovativa zona mista, schema tattico allora usato dalla formazione torinese.
Nel 1980 lo scandalo del calcio privò la Nazionale dei alcuni elementi di valore proprio alla vigilia del campionato d'Europa casalingo, manifestazione in cui la rappresentativa italiana arrivò quarta. Due anni dopo la Nazionale vinse il dodicesimo campionato mondiale con un organico composto da sei calciatori juventini del Blocco-Juve originale tra i titolari (il capitano Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi, pilastri anche nei successi del sodalizio piemontese durante la prima metà degli anni 1980), i quali rimarranno nella memoria collettiva italiana; i sei giocatori bianconeri disputarono tutti i sette incontri del torneo.
L'Italia che conquistò il terzo titolo mondiale nel 1982, era basata essenzialmente sul Blocco-Juve composto dal capitano Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli e Rossi.
Pablito Rossi fu eletto miglior calciatore del torneo e, insieme a i suoi compagni Zoff e Gentile, vinse la classifica marcatori del torneo con 6 reti in 7 gare (Scarpa d'oro), e al termine dell'anno solare insignito dalla rivista France Football del Pallone d'oro quale miglior calciatore europeo del 1982. A essi si aggiunsero, nell'edizione del 1978, Benetti, Causio (presente poi anche nel 1982, ma nel frattempo trasferitosi all'Udinese) e Bettega.
La fine del ciclo di Bearzot con la Nazionale, nel 1986, coincise con quella del decennio di Trapattoni sulla panchina della Juventus, rappresentata nel nuovo ciclo azzurro di Azeglio Vicini a fine anni 1980 da nuovi calciatori quali Stefano Tacconi e Luigi De Agostini, questo ultimo l'unico bianconero ad avere titolarità anche in Nazionale.
All'inizio del nuovo millennio, la musica non cambia: è sempre più un'Italia a tinte bianconere.
Salvatore Schillaci, calciatore juventino ed ex membro dell'Italia Under-21 insieme a Tacconi e a De Agostini, fu uno dei pilastri degli azzurri nel campionato del mondo 1990 casalingo, in cui vinse la classifica marcatori (6 reti in 7 gare) e il trofeo al migliore giocatore del torneo, nonostante il terzo posto finale. In seguito i bianconeri Dino e Roberto Baggio (eletto miglior calciatore europeo 1993), assieme ad Antonio Conte, presero parte alla spedizione azzurra al campionato del mondo 1994 negli Stati Uniti, dove la Nazionale italiana arrivò in finale, mentre in precedenza, già all'inizio degli anni 1990 vestirono la maglia azzurra gli juventini Pierluigi Casiraghi e Gianluca Vialli.
Impossibile non citare un certo Gianluigi Buffon, campione del mondo nel 2006, che diverrà capitano di Juventus e Italia nonché recordman di presenze in azzurro.
Nella seconda metà del decennio la rinnovata e vincente squadra piemontese, allenata da Marcello Lippi, rappresentò l'asse portante della Nazionale con il supporto di calciatori del calibro di Conte, Angelo Peruzzi, Ciro Ferrara, Alessio Tacchinardi, Moreno Torricelli, Angelo Di Livio, Alessandro Del Piero, Gianluca Pessotto (il centesimo calciatore del club convocato in Nazionale) e Fabrizio Ravanelli. Nella stagione 1996-97 furono convocati ben dieci calciatori del sodalizio torinese, formando l'asse portante dell'Italia guidata da Dino Zoff e finalista al campionato d'Europa 2000.
Nel luglio del 2006, come tutti ricordiamo piacevolmente, gli azzurri passati nelle mani di Lippi, si proclamarono vincitori del diciottesimo campionato mondiale in Germania con cinque calciatori della Juventus allenata da Fabio Capello, ovvero Gianluigi Buffon, Gianluca Zambrotta, il capitano Fabio Cannavaro (premiato con il Pallone d'argento del mondiale e, pochi mesi dopo, incoronato miglior giocatore d'Europa), Mauro Camoranesi e Del Piero. In totale, otto tesserati del club – i primi nominati, insieme ai francesi Lilian Thuram, Patrick Vieira e David Trezeguet – giocarono la finale del 9 luglio a Berlino, eguagliando così il primato stabilito settantadue anni prima dai cecoslovacchi dello Slavia Praga.
Buffon, Thuram, Cannavaro e Zambrotta furono infine inclusi tra i migliori 23 giocatori del torneo.
L'Ital-Juve dei primi anni 2010, sul podio a Euro 2012 e alla Confederations Cup 2013, retta da un'intelaiatura bianconera formata dal capitano Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio e Pirlo. Gli azzurri bianconeri di oggi, a cui dobbiamo aggiungere Zaza, Sturaro e la riserva Rugani, che hanno preso parte alla spedizione di Euro 2016 della Nazionale allenata tutt'oggi da Antonio Conte.
Facendo un piccolo passo indietro, dopo l'addio di Cannavaro la fascia di capitano è stata ereditata da un altro juventino: Buffon. Ai mondiali del 2006 è seguito per la Nazionale un periodo di rifondazione e riassestamento che ha dato i suoi frutti all'inizio del decennio seguente, in occasione delle spedizioni al campionato d'Europa 2012 in Ucraina e Polonia, e alla Confederations Cup 2013 in Brasile, competizioni chiuse dagli azzurri rispettivamente al secondo e terzo posto. Oltre a Buffon, tali manifestazioni hanno visto la convocazione in azzurro di altri 7 uomini bianconeri: Andrea Barzagli, Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini, Claudio Marchisio, Andrea Pirlo, Emanuele Giaccherini e Sebastian Giovinco. In particolar modo, il portiere Buffon, la linea difensiva BBC (Barzagli-Bonucci-Chiellini) e i centrocampisti Marchisio e Pirlo sono stati i cardini dell'undici azzurro disegnato dal CT Cesare Prandelli, che anche nella disposizione in campo ricalcava quel 3-5-2 utilizzato dalla Juventus di Conte tricampione d'Italia nella prima metà degli anni 2010, facendo nascere l'appellativo di Ital-Juve, perchè è e sara sempre Ital-Juve.