Rovella a DAZN: "Quando ero alla Juventus, Sarri mi ha chiamato e ho spinto per venire alla Lazio. Non penso ai bianconeri..."

12.12.2024 14:00 di  Rosa Doro  Twitter:    vedi letture
Rovella a DAZN: "Quando ero alla Juventus, Sarri mi ha chiamato e ho spinto per venire alla Lazio. Non penso ai bianconeri..."
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Nicolò Rovella, centrocampista della Lazio, ha rilasciato una lunga ai microfoni di DAZN, iniziando a spiegare che cosa significa essere un calciatore biancoceleste: "È proprio un sentimento che va oltre il giocare a calcio, lo vivi in città, a casa, con i compagni, con gli amici. È una roba veramente speciale, ho i brividi anche a pensarci, quando entri all'Olimpico che cantano la canzone, la Curva Nord ci esalta, anche la Tevere...".

Quanto è stato importante Sarri per lei?
"Mi ricordo quando ero ancora alla Juve in ritiro che mi ha chiamato e mi ha chiesto di venire alla Lazio. Sapevo che c'era qualcosa ovviamente, spingevo per venire qua e quando mi ha chiamato, ho detto subito al mio procuratore: 'Domani voglio andare a Roma'. Venivo da un infortunio in ritiro, non avevo fatto preparazione, ero un po' indietro fisicamente e quindi il primo mese, mese e mezzo è stato proprio di assestamento fisico ed è servito anche per capire tatticamente cosa chiedeva. È molto bravo tatticamente, ha idee molto chiare, quindi capirle non è subito facile. Dopo, quando mi sono adattato al gruppo, ho iniziato a giocare. Sarri è un maestro, essere stato chiamato da lui è stato un grande onore, spero di ripagarlo e sto cercando di farlo anche adesso, malgrado non ci sia più, è stato un bell'attestato di stima. Ho tanti amici di Roma che tifano Lazio, quando c'è stata la possibilità di venire qua hanno iniziato subito a scrivemi e a raccontarmi cose, avevo subito voglia di venire. Poi quando mi ha chiamato Sarri ho detto: 'Vabbè, faccio la valigia subito'. Ci avrò messo 10 minuti".

Che cosa vi ha dato invece Baroni?
"Il mister è una brava persona, intelligente e ci chiede tanto. È aperto al dialogo, ci chiede cosa pensiamo delle cose e questo aiuta anche i giocatori giovani come me a crescere e magari a capire anche gli errori più facilmente. Con il dialogo e con le parole spiega le situazioni, è bello e stimolante, poi è bello pure creare un rapporto con il proprio mister. Ci sono tanti giovani, deve essere bravo a gasarci e poi magari a tenerci un po' più calmi. Quando uno è giovane ha voglia di fare tutto e subito, invece ci sono degli step da fare e lui è bravo a tenerti con i piedi per terra e a pensare partita dopo partita".

Qual è il vostro segreto?
"Ho sempre detto che quando giochi a calcio la cosa bella e che porta la gente dalla tua parte è il divertimento, quando ti vedono divertire e che ti diverti. Quest'anno noi ci divertiamo e penso si veda, c'è un gruppo forte, ci sono tanti amici, si è creato un rapporto bello anche con i nuovi, quindi credo sia la forza di questa Lazio".

Si aspettava la convocazione in Nazionale?
"Ci speravo, ma non me l'aspettavo. Ero in macchina con la mia ragazza e sono iniziate ad arrivare chiamate da mio papà, i miei amici e ho pensato fosse strano. Stavo parlando con lei, quindi non ho risposto al telefono, poi ha aperto Instagram e mi ha detto: 'Guarda che ti hanno convocato in Nazionale'. Ho chiamato mio papà ed è scoppiato in lacrime, è stato un momento molto bello".

Quando era a Monza il pensiero Juventus c'era. Qualcosa è cambiato?
"Sicuramente adesso penso solo alla Lazio, non ho altri pensieri. In quel momento sì, mi sentivo pronto per fare un salto in avanti, avevo fatto una buona stagione a Monza. È capitata la Lazio, sono molto felice".

Qual è il suo sogno?
"L'ho sempre detto, mi piacerebbe alzare un trofeo con la Lazio. È il mio primo desiderio, ma più che un desiderio è un obiettivo. Se non è quest'anno sarà l'anno prossimo, altrimenti quello dopo... Sicuramente spero di riuscirci, ma non credo di potermelo immaginare, forse solo sognare".