L'IMBOSCATA - Genio Allegri? Ma per favore. Le "provocazioni" Alex Sandro e Yildiz. Conti Inter, la Covisoc vuole vederci chiaro. Due stelle? Dal titolo vinto con gli undicenni della Pro al cartone di Calciopoli. Ecco chi li "protegge"...
di Andrea Bosco
Andiamo per ordine. La Juventus "strappa" la finale di Coppa Italia perdendo a Roma 2-1 contro la Lazio. Quando il tempo sta per scadere, l'anarchico Weah tira in porta da posizione impossibile, ma il tiro si trasforma in assist per Milik che, con grande mestiere, "uccella" il difensore laziale che lo marca, sbucando alle sue spalle e mettendo in rete. "Genio Allegri che ha azzeccato i cambi". Ma per favore: Juventus inguardabile. La "provocazione Alex Sandro" confeziona l'ennesima puttanata degli ultimi due anni spianando la strada del gol ad un carneade del prato verde. Stessa cosa fa Bremer, "un bruto" che difende di fisico, che non infrequentemente perde la posizione e che ha un problema: è costato 40 milioni finiti nelle casse di Urbano Cairo che ancora se la ride. Allegri, va o resta? Radio-mercato ha solo certezze: sarà Thiago Motta a sedere sulla panca bianconera la prossima stagione. "Ma no", spiega l'informatissima collega "esonerare Allegri costerebbe alla Juventus 30 milioni lordi". A conferma che i milioni di stipendio di Allegri sono come i "pani e i pesci" del racconto evangelico: si moltiplicano spesso e volentieri.
Sarebbe ora che Allegri (che non è – lo ribadisco – il solo ad averne) si prendesse le proprie responsabilità. Che sono tante a cominciare dalle "provocazioni." Alex Sandro a parte, cosa altro è Yildiz al minuto 83 in campo se non una provocazione? Ma Allegri finirà la stagione, porterà la Juventus in Champion's (vedremo in quale posizione), magari vincerà la Coppa Italia contro l'Atalanta. Perché un conto è una Atalanta con Scamacca e un altro una Dea, priva del suo (squalificato) puntero. Nella Juventus non ci sarà Locatelli (idem): ma non è detto sia un male. Allegri sarà costretto a far giocare in quella posizione Nicolussi Caviglia e magari vedremo tre passaggi di fila senza errori. In campionato Juventus – Milan sancirà la mediocrità di due squadre, un tempo stellari e ora umiliate da una Inter imparagonabile rispetto a quelle di Herrera e di Mourinho, ma bastante per definire distacchi siderali con le concorrenti.
Nel Palazzo del calcio, intanto stanno volando gli stracci: Casini e Lotito contro Gravina. Il Gattopardo contro entrambi. La Lega vuole contare di più, la Federazione fa orecchie da mercante. Gravina che ha qualche debito da onorare (in Italia e all'estero), vorrebbe cavarsela con qualche "riformicchia," peraltro bocciata da una Lega, unita contro di lui ma divisa tra "grandi" (favorevoli alla riduzione del numero delle squadre in campionato) e "piccole" per le quali (grazie agli introiti televisivi) un "passaggio in serie A" è come vincere al Superenalotto. Scintille anche tra Scaroni (Milan e dintorni) e Maldini. E tra Scaroni e Galliani ("rozzo il tentativo di alcuni club- Milan. Inter, Juventus e Roma – di forzare la mano a Gravina"). Replica: "da quale 'rozzo' viene la predica." Incredibilmente Abodi dal regno del silenzio ha spiegato a Malagò che i mandati che vanno oltre i due previsti "diventano regni." Non mancano le proteste degli arbitri per il "rinvio" delle elezioni di categoria. Dovrebbero indignarsi per altro (magari per aver annullato un sublime gol di Scamacca in Atalanta – Fiorentina), ma si sa: "essi" sono proni al protocollo.
La notizia incredibile (ma ignorata salvo rare eccezioni da tutti) è che la Covisoc ha accettato il dossier di Jdentità bianconera relativo alle (presunte) irregolarità contabili dell'Inter e passibili di sanzioni. Personalmente continuo a pensare che la cosa difficilmente avrà un seguito. Ma va detto che l'associazione in questione non è composta da ubriaconi da bar, quanto da stimati professionisti (avvocati, revisori dei conti) e che le 60 pagine di contestazioni inviate alla Covisoc (oltre che alle procure: silenti per ora) poggiano su argomenti seri. Ovviamente contestabili, ovviamente da dibattere. Ma non da censurare con l'oblio. Il rifiuto (da parte dei grandi media) non dico di "dibatterne," ma almeno di darne notizia evidenzia un "sistema" che funziona (vedi dossieraggio di Perugia) a targhe alterne.
Milano sta celebrando lo scudetto dell'Inter: 20 o 19 fa poca differenza. La fa solo per la statistica. Dispiace che una vittoria meritata (al netto di alcuni "aiuti" arbitrali avuti dalla squadra di Inzaghi) abbia scatenato le "rimembranze" dei soliti noti che di scudetti ne vorrebbero chi 25, chi 28. Spiace davvero. Io sono uno di quelli che – ad esempio - che consegnerebbe all'Uefa la Coppa dell'orrore vinta all'Heysel. Lo dico senza giri di parole. Ma al posto dell'Inter (cartone a parte) non mi fregerei di uno scudetto (il primo della storia) vinto contro gli undicenni della Pro Vercelli. Avrei imbarazzo e vergogna.
L'Inter è forte e lo sarà anche la prossima stagione. Non pare che le concorrenti siano attrezzate per contenderle il primato. Viceversa l'Inter ha già piazzato due "colpi" importanti sul mercato, ancora una volta a parametro zero. La squadra è già competitiva così, come testimonia l'andamento delle ultime due stagioni. Lo sarà di più con alcuni innesti. Duellare contro l'Inter è complicato. Lo è sul campo di gioco. Lo è a livello federale (Marotta è un asso). Lo è a livello mediatico. Leggete questa formazione: Moratti (uno che para), Valentino Rossi, terzino di super-spinta, Amadeus terzino di fascia. Ligabue (una vita da mediano), Viola (procuratore generale di Milano) centrale di difesa alla Picchi, Mentana, mediano di spinta. All'estrema destra ovviamente Ignazio La Russa. Mezz'ala trequartista Fiorello, centravanti (rock) Adriano Celentano, mezz'ala di regia l'archistar Stefano Boeri, ala sinistra (e chi altro se no?) il sindaco di Milano Beppe Sala. Bella formazione, no? E la "panchina" non è da meno. Bonolis, Favino, Gianfelice Facchetti, Aldo, Giovanni e Giacomo, Enzino Jacchetti, Bertolino, Enrico Ruggeri, Max Pezzali, Alessandro Cattelan. Roberto Vecchioni, Biagio Antonacci, Beppe Servegnini, Gianni Riotta, Fabrizio Biasin. Oltre ai fiorenti "vivai" di reti televisive e quotidiani di primo piano. Insomma uno squadrone. Che annovera assieme a Marco Tronchetti Provera persino Gianni Infantino, dominus Fifa. Il "bomber" dei "bomber" interisti (che non è Ronaldo il Fenomeno) non è più tra noi. Ma è stato, (nonostante il suo comunissimo cognome), "il migliore". Non gioca nel campionato del Paradiso e neppure in quello del Purgatorio: ma in un "girone" ancora gioca.
Ironia per onorare lo scudetto della rivale della Juventus. Che molto dovrà sgobbare per tornare competitiva. Oggi non lo è: e la classifica lo ribadisce. Impietosamente.