ESCLUSIVA TJ - Paolo Belli: "Vi racconto come nasce l'inno bianconero. Alex, ti aspetto a Ballando con le stelle"

08.02.2012 11:00 di  Gaetano Mocciaro   vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Paolo Belli: "Vi racconto come nasce l'inno bianconero. Alex, ti aspetto a Ballando con le stelle"
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il cantante e showman Paolo Belli ci concede in esclusiva per TuttoJuve.com questa lunga e dettagliata intervista dove ci racconta la nascita dell'inno "Juve, storia di un grande amore" da lui cantata e arrangiata; oltre a rivelarci interessanti aneddoti legati alla sua passione per la Vecchia Signora.

Paolo Belli, il tuo inno ha riscosso un grande successo. Come è nata l’idea?

“Il testo è firmato da un gruppo di ragazzi che lavorano con Eros Ramazzotti, giusto dare onore al merito, però per avere il vestito perfetto serviva l’arrangiamento. Quando la Juve mi ha proposto di occuparmene pensavo fosse uno scherzo e non nascondo che all’inizio ero perplesso..”

Come mai?

“Perché le canzoni hanno un’importanza enorme ogni volta che le canti. Quando diventano inni crolla tutta la magia della musica. Mi dissero: “Guarda che quello della Roma è importante e vorremmo lo stesso per la Juve”. Però pensavo che ciò che aveva scritto Venditti per Roma nasceva come canzone e poi ne è stato fatto inno. Il rischio di scrivere un inno è quello di creare una marcetta e ciò sminuisce il valore della musica. Perciò ci ho pensato bene e dopo aver accettato e aver avuto carta bianca ci ho lavorato su”.

Quanto ci hai messo ad arrangiare il pezzo?

“Tanto, almeno un paio di mesi. Ripeto, non volevo fare di questa canzone una marcetta. La musica è la cosa più importante della vita e bisogna dargli massimo rispetto. Ci ho lavorato attorno e capivo che era talmente forte questa idea che non potevo fallire”.

Il risultato è stato eccezionale, il pubblico ha apprezzato e l’inno è considerato fra i più riusciti

“Avevo capito che il pezzo aveva una bellissima melodia, ma diciamo che andava ai 60 km/h. Io l’ho stravolta tutta nell’arrangiamento portandola a 200 all’ora, senza toccare il testo. Sono orgoglioso del risultato perché questo inno è diventato figlio mio e ogni volta che viene fatto ascoltare allo stadio mi commuovo. Poi capisci subito che la canzone ha funzionato perché è arrivata immediatamente alla gente, che ha iniziato a cantarla da subito. Mi rendo conto che fa parte dei cromosomi dei tifosi bianconeri. Anche su Youtube è uno degli inni più cliccati. Fosse per me l’inno lo metterei anche a ogni gol della Juve e infatti sono arrabbiato a Nanà (lo speaker dello stadio, ndr) che ancora non mi ha accontentato! (ride). In ogni caso sono grato alla Juventus perché è stato il miglior regalo che potesse farmi, è come se scendessi in campo ogni volta che partono le note”.

Hai avuto modo di ascoltare l’inno dal nuovo stadio?

“Ahimè no. Mi hanno invitato a cantare all’inaugurazione ma avevo un concerto ad Ancona la stessa sera. Per fortuna  ho amici che vanno regolarmente allo stadio e ogni volta che l’inno parte mi chiamano per farmelo ascoltare in diretta. E vorrei tirare le orecchie alle persone di Sky che conosco che appena si collegano con lo Juventus Stadium mi fanno incazzare come una iena, perché appena parte l’inno si mettono a parlarci sopra: ma fate ascoltare la canzone! (ride)”.

I tuoi amici non juventini cosa dicono?

“Loro adesso sono anche un po’ vittime del mio inno, visto che con la possibilità di personalizzare le suonerie dei telefonini ogni volta che mi chiama un amico interista, milanista o romanista che sia parte l’inno della Juve e la cosa mi diverte. Tra l’altro l’ho inviata anche al capitano Del Piero, via mms, per il compleanno”.

Sei sempre stato così sfegatato dei tifosi bianconeri?

“Assolutamente si! Da bambino scrivevo le lettere ad Anastasi e sognavo di diventare un calciatore della Juve. Poi la vita mi ha riservato altro, regalandomi con la musica grandi soddisfazione. Essendo emiliano e con le squadre locali che non facevano molta strada è facile essere juventini oppure di quella squadra che non nomino oppure dei loro cugini. Poi sono diventato juventino anche perché sin da piccolo venivo fotografato con la bandiera bianconera che mi metteva mio padre.  Mi sono goduto la Juve nel bene o nel male, vedendo Calciopoli, la finale di Atene ma anche gli scudetti, le coppe, i grandi campioni come Zidane, Baggio, Platini e tecnici come Lippi o Trapattoni. Proprio il Trap mi fece un bellissimo regalo quando durante gli allenamenti mi vide a bordocampo e mi disse: “Che ci fai lì? Cambiati ed entra in campo!”. Non hai idea della gioia che ho avuto per il regalo che mi ha fatto. Anche Lippi in due occasioni mi ha concesso di allenarmi con la squadra e speriamo un giorno di farlo anche con Conte in panchina”.

Chi ti ha esaltato di più nella storia della Juventus?

“Gaetano Scirea. Non me ne vogliano gli altri, campionissimi che ci hanno fatto godere come Zidane, Platini o Del Piero oppure altri grandi giocatori come Davids, che è un giocatore che mi ha fatto impazzire. Però Scirea rappresenta la tradizione e la cultura Juve, la incarna pienamente. E penso che se Del Piero è la bandiera che è lo deve anche a chi prima di lui ha tracciato la strada, proprio come Scirea”.

Ti piace la Juve attuale? Sei sorpreso da questo cammino?

“Sorpreso no, anche perché per l’età che incomincio ad avere ne ho viste parecchie. Quando ho saputo che arrivava conte sapevo avrebbe fatto un grandissimo lavoro perché lui è juventino nell’anima e che lo spirito bianconero l’avrebbe inculcato nella testa dei giocatori. Mi meraviglio del fatto che siamo riusciti a ottenere risultati nonostante manchino due alternative che permettano di far riposare Pirlo o Marchisio e devo dire che forse alla lunga pagheremo un po’ il fatto che la rosa non è lunghissima. Però, se il buongiorno si vede dal mattino, questa è la squadra giusta. Quindi lasciamo lavorare Conte, ascoltiamolo e seguiamo le sue indicazioni anche sul mercato. E poi  vorrei aggiungere una cosa..”

Prego

“Alessandro Del Piero deve stare con noi almeno un altro anno, perché anche quando non gioca lui è un grande esempio anche in allenamento. Ho giocato un po’ a calcio e posso dire che quando vedevo il mio capitano che era l’ultimo  fare i giri di campo ero spronato a dare di più. Lo stesso vale per Del Piero con i suoi compagni. E poi non me lo vedo con un’altra maglia. In ogni caso rispetterò qualsiasi decisione, mi auguro però che la dirigenza possa cambiare direzione per quanto riguarda Alex, perché al di là dei sentimenti e fermandoci all’aspetto tecnico è ancora molto utile”.

Dici di essere tanto juventino da avere sangue bianconero che scorre

“Sono juventino che più di così non si può, tanto da avere convertito mia moglie che all’inizio era milanista. Le ho detto subito: “se vuoi andare d’accordo con me devi essere juventina”. Non solo lo è diventata, ma adesso è anti-milanista! E poi sono scaramantico al massimo, ho i miei rituali che seguo fedelmente: a casa, ad esempio, guardo sempre la partita da solo con la maglia della Juve e con uno dei due cani, quello dal pelo nero e bianco. E poi ho un aneddoto legato alla Champions del 1996…”

Cosa hai fatto?

“Finale a Roma Juventus-Ajax, mi fanno cantare prima della partita. Finita l’esibizione sono salito in tribuna e prima che mi sedessi Ravanelli segna: 1-0. A quel punto rimango in piedi fino alla fine della partita, rigori compresi! E questo nonostante avessi un posto assegnato in tribuna d’onore! Tra l’altro l’unica volta che stavo provando a sedermi Litmanen pareggia per l’Ajax, perciò non ho più ho deciso di stare in piedi tutto il tempo”.

Da anni sei il co-conduttore di “Ballando con le stelle”, riscuotendo grande successo. Fra i concorrenti in gara sono passati diversi giocatori. Che idea ti sei fatto?

“Partiamo dal presupposto che i calciatori stanno al ballo come Bob Marley al Valzer. Però, nonostante ciò dimostrano di essere campioni non per caso, perché hanno nel sangue lo spirito della competizione e lavorano duro per ottenere il massimo. Ricordo con piacere Maradona, un grandissimo che non ha niente da dimostrare e che invece ha deciso di partecipare alla trasmissione, dividendosi fra Argentina e Italia. E quando veniva si comportava da grande professionista”.

Vedremo qualche stella Juventus a “Ballando con le stelle”?

“È la mia speranza oltre a quella di Milly Carlucci, anch’essa juventinissima. Il nostro sogno sarebbe Alex Del Piero, ma me lo auguro fra 3-4 anni. Mi piacerebbe anche Pavel Nedved. Chissà che, restando sintonizzati, non venga a trovarci prima o poi qualche storico bianconero…”

È emersa la tua grande passione per la Juve. Eppure anni fa fosti associato per la somiglianza a un giocatore dell’Ancona, Sergio Zarate, chiamato scherzosamente proprio “Paolo Belli”

"È una cosa che ha tirato fuori la Gialappa’s Band ai tempi di Mai dire gol, quando arrivò in Italia questo calciatore nei primi anni '90. All’epoca portavo i capelli lunghi e proprio per il look mi somigliava molto. Ricordo che il tecnico dell’Ancona, Vincenzo Guerini, un giorno mi disse: “Paolo, ma lo sai che Zarate è uguale uguale a te? Solo che lui corre più piano!” Immagina che considerazione aveva del giocatore! (risata)”.