ESCLUSIVA TJ - De Marchi: "A Bologna la Juve dovrà rischiare. Mercato sbagliato? Difficile intervenire a gennaio"
A pochi giorni dalla sfida di campionato tra Bologna e Juventus, Marco De Marchi, agente Fifa ed ex difensore che ha vestito sia la maglia rossoblu sia quella bianconera, parla in esclusiva ai microfoni di Tuttojuve.com. L'ex calciatore ha analizzato il match di domenica tra i felsinei e la Vecchia Signora e non solo.
Che partita ti aspetti tra Bologna e Juventus?
"Il Bologna è sicuramente in un periodo di grande crescita che ha portato la squadra ad ottenere risultati importanti, non ultimo il successo in trasferta contro il Livorno. Colomba ha dato alla squadra un’identità e adesso si può dire che la squadra giochi veramente da squadra. E’ stato bravo perché ha saputo reintegrare giocatori che prima erano stati un po’ messi in disparte e ha fatto capire a tutti che ognuno potrebbe essere importante al momento opportuno. Sta ottenendo risultati perché tutti giocano al massimo delle proprie possibilità. La Juventus attraversa un periodo non particolarmente felice, nonostante la vittoria contro il Genoa. Ha molti giocatori che fino ad oggi hanno avuto un rendimento più basso di quello che ci si aspettava L’arrivo di Zaccheroni in panchina ha portato qualche stimolo in più, dovuto alla presenza di un nuovo allenatore. In virtù dei tre punti ottenuti domenica ha però una spinta maggiore. Come ho detto di recente in una trasmissione sportiva alla quale ho partecipato, il Bologna deve proprio giocarsi la partita con la consapevolezza che sta bene e che ha ritrovato degli equilibri e delle sicurezze importanti. Senza nessun timore e senza nessuna paura affronti la partita cercando di vincerla. E’ più a rischio la prestazione della Juve perché dovrà giocare per vincere, dovrà rischiare e sbilanciarsi. Sono convinto che potrebbe venire fuori una bella partita".
Entrambe le squadre arrivano da una vittoria, ma il successo dei bianconeri sul Genoa è stato molto discusso: tu cosa ne pensi?
"Sono abituato da quando giocavo a non parlare degli arbitri perché comunque se ne parla troppo. Ogni situazione viene vista e rivista alla moviola. Ho sempre detto che l’unico supporto che nel 2010 non è ancora arrivato è quello che garantisca se la palla ha superato interamente la linea della porta. E’ facile giudicare davanti alla televisione, capisco che gli arbitri facciano un lavoro veramente duro. Non mi piace parlare degli arbitri. Il rigore concesso a Del Piero l’hanno visto tutti che non c’era perché era fuori dall’area ma non è stato facile vederlo. In quel caso lì era il guardalinee che poteva aiutare l’arbitro che era dietro di una ventina di metri. Sono cose che possono capitare. Come ha detto Del Piero i giocatori del Genoa non hanno protestato e questo vuol dire che anche per loro era rigore. Credo che tutte le polemiche non portino a nulla, aiutano solo a fomentare scalmanati che si sfogano con atti di violenza. La Juventus ha comunque mostrato di avere rabbia in corpo e di voler cercare di invertire la rotta".
Nel Bologna si sta mettendo in luce Federico Casarini che è un tuo assistito…
"Casarini è un giovane molto interessante. E' un centrocampista, classe '89 e proviene dal settore giovanile rossoblu. Nelle ultime uscite con il Bologna ha fatto sempre bene, contro il Livorno ha confezionato l'assist per il gol di Di Vaio e probabilmente ci sarà anche domenica contro la Juve. Si sta mettendo in luce ultimamente, è stato impiegato in diversi ruoli del centrocampo, è dotato di grande resistenza e di buona tecnica. E' un giocatore moderno, molto duttile e penso che qualsiasi allenatore vorrebbe avere uno come lui in squadra. Inoltre è un ragazzo responsabile e molto professionale. Casiraghi lo tiene sotto osservazione per la Nazionale Under 21".
Tu hai giocato sia con la maglia dei felsinei che con quella della Juve, che ricordi hai delle due esperienze?
"Nella mia carriera ho giocato per sette anni nel Bologna. Nella stagione 87-88 ho ottenuto la promozione dalla Serie B alla A. L’anno dopo riuscimmo a salvarci, grazie anche a un mio gol. Mentre nel campionato successivo ci qualificammo per la Coppa Uefa. A fine stagione mi trasferii alla Juventus, che attraverò la stagione più nera della sua storia perché non riuscimmo a qualificarci neanche in Uefa. Successivamente andai in prestito alla Roma per un anno e poi tornai a Torino. Nella stagione 92-93 vincemmo la Coppa Uefa con Trapattoni in panchina. In estate decisi di tornare al Bologna che militava in Serie C. Ho avuto l’inconscienza di lasciare la Juve, dopo l’importante successo europeo, ma ne ero molto convinto. La mia intenzione era quella di riportare la squadra nella massima serie e rimanerci fino alla fine della mia carriera. In tre anni tornammo in Serie A e io ero il capitano di quella squadra. Il Bologna è stato il mio primo ed ultimo amore qui in Italia. Mentre la Juventus penso che sia il top per ogni giocatore, al pari di Inter e Milan: sono club nei quali qualsiasi giocatore vorrebbe andare giocare. A fine stagione la società felsinea decise di non rinnovarmi il contratto e quindi decisi di lasciare l’Italia, anche perché non sarei mai riuscito a giocare contro il Bologna. Allora si aprirono le porte per un’esperienza all’estero e dalla delusione cocente passai ad una soddisfazione enorme. Trascorsi tre anni meravigliosi con la maglia del Vitesse, centrando due volte il terzo posto e una volta il quarto. Considerando che in Olanda ci sono squadre come Ajax, Feyenoord e PSV, per me fu una specie di rivincita riuscire a giocare ogni anno la Coppa Uefa dopo l’enorme delusione di Bologna".
In ottica Europa League, come vedi la sfida di questa sera tra i bianconeri e l'Ajax?
"L’Ajax, pur avendo cambiato molti giocatori e allenatori in questi anni, ha comunque una storia e una filosofia nel lavoro che svolge: cercano di attingere al settore giovanile per avere giocatori molto validi che possano in futuro essere venduti in altri paesi. Il loro modo di giocare è comunque sempre lo stesso. Se dovessi fare dei paragoni tra i giocatori dell’Ajax e quelli della Juventus, non ci dovrebbe essere partita. Bisogna anche vedere il momento in cui si incontrano le squadre, in che situazione psicologica e fisica sono. Sulla carta non c’è partita".
Ti aspettavi qualcosa in più dalla dirigenza juventina nella finestra invernale di calciomercato?
"Quando si va incontro ad un’annata storta nonostante i presupposti fossero diversi è anche difficile intervenire. A gennaio hanno acquistato un ottimo giocatore, sia attualmente sia in prospettiva, come Candreva che però è entrato in un contesto difficile. Per Candreva, che ritengo un giocatore veramente importante, non è neanche facile ambientarsi in una squadra formata da tanti campioni. Perciò non è semplice intervenire, ma soprattutto non è facile intervenire a gennaio quando i prezzi e le situazioni dei giocatori non sono strade facili da intraprendere".