Padovano assolto dopo 17 anni: "Vialli è stato l'unico a rimanermi vicino"

Michele Padovano, ex attaccante della Juventus, ha raccontato la sua vicenda personale e processuale narrata anche nel documentario Innocente di Sky. "È stata molto dura, quando mi è stato proposto il docufilm non ero così contento, perché in questi 17 anni di sofferenza, tra me e la mia famiglia, abbiamo passato momenti terribili in cui io sono diventato geloso delle mie emozioni – le parole di Padovano dall'evento Il Foglio a San Siro in scena al Meazza –. Poi, pensandoci meglio, si è deciso di realizzarl. Credo che se questo docufilm possa fare pensare anche a una sola persona ne andrò molto orgoglioso".
Dice di non aver provato invidia neanche mentre in detenzione vedeva i suoi compagni diventare campioni del mondo. "L'invidia è un sentimento che per fortuna non ho mai conosciuto, devo dire grazie per questo. Io ero rinchiuso in un carcere mentre i miei ex compagni vincevano i mondiali. Era difficile, ma ho fatto il tifo per loro. Mi sarebbe piaciuto ricevere un telegramma di stima, non è successo ma ne ho preso atto".
Vialli chiedeva regolarmente notizie a sua moglie. "Gianluca è stato l'unico nel mondo del calcio a starmi vicino, insieme a Gianluca Presicci. Non l'ho mai dimenticato e mi piace pensare che le persone come Vialli non muoiano mai, per quanto mi riguarda mi ha lasciato un segno molto molto forte".
Tutto è partito da intercettazioni e sono serviti 17 anni per dimostrare che lei non c'entrasse nulla con le accuse. "Io dico sempre che i veri fuoriclasse sono mia moglie e mio figlio, che mi hanno dato la forza di affrontare certi momenti. Diciassette anni sono un tempo interminabile, secondo me sarebbero bastati 17 minuti di buonsenso. Invece sono stati 17 anni di avvocati, due sentenze e udienze interminabili. Io penso a chi non ha la forza di difendersi, né moralmente né economicamente. Grazie al lavoro che ho fatto per fortuna avevo messo da parte qualcosa, ma difendersi costa. Tutti quelli nel mondo del calcio mi consideravano un narcotrafficante, la mia famiglia è stata un valore aggiunto. E senza di loro non ce l'avrei fatta. Mia moglie mi ha dato la forza di affrontare certi momenti, dopo le condanne non nascondo che ho tentennato".
Tutto è nato dai rapporti con un amico di infanzia, l'ha più sentito? "No. Io quest'amicizia non l'ho mai rinnegata e non lo faccio adesso, tornassi indietro rifarei tutto perché non ho commesso reati. Lui mi ha chiesto dei soldi in prestito per comprare dei cavalli, noi li abbiamo documentati perché i cavalli sono come le macchine, registrati. E questo non è bastato".