Moggi a RBN: “Alla Juventus manca un leader, ma non voglio criticare perché…”
Luciano Moggi ha parlato a Radio Bianconera nel corso della trasmissione "Cose di Calcio" e si è soffermato sul momento che vive la Juventus: "
Come sta la Juve a metà percorso? La Juve è una squadra di ragazzini, di giovani, che sostanzialmente devono compiere un miracolo a fare un progetto. Un allenatore che deve cominciare a capire meglio la squadra. Io credo che se mantiene la posizione di classifica che ha, penso che per il primo anno abbia fatto anche bene. Certamente non benissimo, perché i tanti pareggi hanno offuscato un po', soprattutto l'idea dei tifosi. Ma questo non significa che non abbiano fatto un certo cammino che può portare alla realizzazione di un progetto che potrebbe essere quello di iniziare con i giovani e finire per aprire un ciclo, questa è la Juventus. Io per esempio ho scritto, non mi va di criticare perché sono le difficoltà che esistono per portare avanti una squadra. Io ho scritto che è una squadra non ispirata, ma non ispirata intendo, praticamente l'imperizia come tale, cioè la poca assuefazione a una partita. Perché quando i giovani hanno 18, 19, 20 anni, praticamente devono dare un qualcosa di esperienza che non hanno. Siccome qui mancano i leader, il problema diventa proprio dall'esperienza. Sì, manca il leader. Manca il leader in questa squadra che possa parlare di ispiratore in campo, possa mettere insieme le cose con i compagni. Questo non c'è dubbio".
Sulla rivoluzione fatta in estate - "No, le rivoluzioni a me non piacciono. Non mi piace, a me piace mettere insieme una squadra con i migliori che ci sono e non più inserire quelli che dovrebbero andare in là all'ispirazione. L'ispirazione che praticamente si trasforma in esperienza e l'esperienza si trasforma in rendimento alto. Questo è quello che in pratica deve essere fatto. Io però non mi sento di criticare. Dico soltanto che mancando l'ispirazione manca il leader e il leader è quello che è in campo. Faccio l'esempio di Montero in difesa. Se c'era qualcosa da sistemare in difesa durante la partita, lui era il giocatore pronto a dare un consiglio al compagno e il compagno conoscendo che Montero non te le dice due volte le cose. Io parlo di Montero, poi parlo a centrocampo. Avevamo, per esempio, Emerson. Emerson era uno di quelli che poteva dire al compagno due step avanti, due step dietro e il compagno eseguiva perché sapeva le qualità di Emerson nell'insieme della partita. Mancano questi giocatori qui che poi verranno anche presi. La costruzione di un progetto con i giovani comporta anche questo".