Juventus.com - Legends Corner, Padovano: "Ricordi indelebili la notte di Roma e il rigore"

La Juventus, sul proprio sito ufficiale, raccoglie le parole di Michele Padovano, una delle "legends" del club bianconero, riguardanti la sua esperienza al club: "Quel rigore a Roma, quella notte, sono ricordi meravigliosi e indelebili che saranno per sempre con me nella mia vita e che accompagnano anche la mia famiglia: abbiamo vissuto dei momenti eccezionali. Sono contento perché è stata una gioia condivisa con i tifosi: noi in campo, loro sugli spalti perché conquistare quella Coppa dei Campioni era una cosa importante per tutti. Una gioia diversa: la mia speranza è che la Juventus torni a riuscirci anche in futuro.
L’organizzazione che ha la Juventus è qualcosa di incredibile, sotto tutti i punti di vista: quando sono arrivato mi sono subito accorto che i giocatori facevano la gara in allenamento, ogni giorno. Ci si allenava andando oltre, per migliorarsi di continuo: io l’ho imparato a 29 anni e grazie a questo mi sono tolto grandi soddisfazioni. Per questo e per tanti altri aspetti, la Juventus è un club unico al mondo. A livello professionale, la conquista della Coppa Campioni è stata la vittoria che non dimenticherò mai della mia carriera - anche perché è stata condita da diversi gol e buone prestazioni da parte mia nelle sfide europee. Insieme a uno straordinario gruppo di compagni, facemmo un biennio meraviglioso: prima vincendo il campionato, poi andandoci a prendere la coppa. Se penso alle mie reti con la Juventus, ne ho realizzate diverse anche in campionato - ricordo quella alla Roma o la doppietta contro la Lazio. Merito, come ho già sottolineato in precedenza, anche del grande supporto che ho ricevuto da parte dei miei compagni e della società. Se non vieni aiutato nell’inserimento, diventa tutto più complicato: sono riuscito a dare il massimo perché c’era un grande contributo sia da parte dei compagni che della società.
Ricordo le sfide contro il Milan, che era la squadra con cui battagliavamo di più in quegli anni: tutti quelli che ci incontravano avevano grande paura di noi; in effetti eravamo molto forti [ride, ndr]. L’infortunio in Nazionale nel 1997 resta il mio cruccio: quello era un periodo in cui stavo bene, giocavo titolare nella Juventus ed ero entrato a far parte anche del giro dei giocatori che potevano essere convocati dall’Italia. Il ct Maldini aveva grande attenzione nei miei riguardi, tant’è che avrei dovuto giocare titolare in Polonia se non mi fossi fatto male in allenamento: nella vita le cose vanno come devono andare, purtroppo. Ho avuto le mie belle soddisfazioni e non posso lamentarmi. Certo, se non mi fossi fatto male sono certo che le cose sarebbero andate in maniera diversa…
Gianluca Vialli era speciale, non solo a detta mia ma di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di giocare con lui: avevo un rapporto particolare con lui, la scelta di andare a giocare in Inghilterra ad esempio fu dettata anche dal fatto che lui era lì. Ero certo che mi avrebbe aiutato nell’inserimento e così è stato: un ragazzo solare, intelligente, avevamo grande affinità caratteriale, abitavamo a Londra a poche centinaia di metri di distanza. È una persona che manca molto, anche se mi piace pensare che gli uomini come lui non moriranno mai davvero perché sono quelle icone che lasciano il segno - per quel che mi riguarda, un segno molto forte".