Giampaolo: "È risaputo che nel 2009 dovessi andare alla Juve, la delusione fu tanta"
Marco Giampaolo, allenatore del Lecce, si è raccontato in una lunga intervista a Radio TV Serie A. Ecco alcuni estratti: "Sono stato due anni a casa e non mi sono mai annoiato, non è che non dormivo perché dovessi allenare una squadra e quindi ho trascorso il primo anno a fare cose diverse rispetto a pensare al calcio. Poi superato il primo periodo, mi sono messo a far cose che mi piacevano e non ho fatto altro che aspettare la chiamata che potesse rimettermi in gioco. La mia preoccupazione era farmi trovare pronto e preparato nel momento in cui fosse arrivata la chiamata ma mi preparavo, studiavo, aggiornavo per essere pronto nel momento in cui fosse arrivata una proposta. Ma l'ho vissuta serenamente".
La Juventus. "Nel 2009 è risaputo che dovessi andare alla Juve, però avevo 38/39 anni, non avevo una carriera da grande calciatore alle spalle, semi sconosciuto e avere l'opportunità lì era qualcosa di impensabile. La delusione fu tanta, ma cercai di metterla da parte e di dimenticarla, poi ho avuto delle vicissitudini negative che qualcuno ha giustificato con la delusione di non essere andato, ma non è così. E’ stata un’opportunità".
Il Milan. "Non ho mai parlato di quell'esperienza e non voglio parlarne. Mentre quella della Juve non è mai stata un’opportunità perché non sono mai andato, quella del Milan è stata una grande opportunità, però poi per tante circostanze e tanti aspetti non si è concretizzata, non ha avuto un esito positivo. Posso dire che Calha era forte, glielo dicevo sempre, anche quando magari lui aveva un pizzico di autostima in meno perchè era un giocatore in evoluzione. “Hakan tu sei forte e in futuro puoi diventare un grande play davanti alla difesa” e parliamo di quasi 5 anni fa e magari lui non era ancora pronto perché poi il calciatore deve convincersi, e lui preferiva giocare tre quarti o fase offensiva, cosa che poi ha fatto negli anni. Poi posso dire che più sali di qualità e categoria, più i giocatori sono professionali. La cosa che mi sono portato dietro da quell'esperienza è la grande professionalità dei calciatori che mi sono venuti sempre dietro, e questo è fondamentale e me lo porto dietro, la loro disponibilità è la soddisfazione più grande per un allenatore, non ho mai sentito la squadra distante".