Più forti del Barça, dell'arbitro e dei gufi: la lezione della Juventus ai rosicatori italici

La lezione della Juventus ai rosicatori italici, quelli che "la Juve ruba e noi siamo fenomeni..."
12.04.2017 19:10 di  Massimo Reina   vedi letture
Più forti del Barça, dell'arbitro e dei gufi: la lezione della Juventus ai rosicatori italici
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Ieri sera è stata probabilmente una delle serate più dure da digerire per tutti gli antijuventini. Non tanto per quelli che sbraitano, piangono e urlano, ma poi a denti stretti ammettono, perché ne sono in fondo consapevoli, che la Juventus è la squadra più forte d’Italia e una delle migliori in Europa (non la migliore, per quello bisogna ancora lavorare in campo e sul mercato). Quanto piuttosto per coloro che sono talmente convinti di sé, che anche quando perdono e subiscono lezioni dai bianconeri continuano a credersi Fenomeni e ad accusare dunque fattori esterni per le loro disfatte e per i successi della Vecchia Signora. Perché dopo la lezione inflitta dalla Juventus al Barcellona, hai voglia di inventarti scuse, di stracciarti le vesti, di sostenere che sei più forte della rappresentativa di Marte e che “la Juve rubbbba!”: fai solo la figura del deficiente.

A proposito, da tempo, ogni volta che la Juventus fa risultato contro qualche provinciale che negli ultimi anni ha assaporato un po' l'aria d'alta classifica e che per questo si sente "grande", si sente il tifoso VIP di turno o quello meno famoso ma intervistato dalle televisioni, tirare in ballo un leit motiv davvero curioso per cercare, dal loro punto di vista, di sminuire il valore del sostenitore bianconero: quello che "non c'è cosa più bella che sostenere la squadra della propria terra". Peccato che chi dice così sono gli stessi che, specie nelle partite di Champions, tifano per qualsiasi avversario della Juve, anche dell'Usbekistan, pur di colmare la loro fame di successo e quindi nutrire il loro odio verso i bianconeri. Un odio spesso inspiegabile, visto che poi con le loro squadre spesso non esiste nemmeno una rivalità storica, dato che non ci sono stati trofei contesi se non forse mezza volta in cento anni.


Quella contro la squadra di Luis Enrique ad ogni modo è stata una delle migliori Juventus dell’anno, capace di mettere in difficoltà gli avversari per novanta minuti e di vincere con ampio merito nonostante anzi abbia subito parecchi torti arbitrali, con un direttore di gara che ha negato un rigore plateale su Khedira (a proposito, visto come marcavano quelli del Barca sui calci d'angolo? Maglie tirate, abbracci plateali: ma come, non era in Europa che ciò non era consentito? Non era la Juve a marcare così nella propria area e solo in Italia?), ed evitato il rosso in qualche circostanza ad almeno un paio di blaugrana già ammoniti, fischiando sempre e solo contro la squadra di Allegri. Ma quando una squadra è forte, quasi sempre riesce a sopperire alla sventura con carattere e qualità tecnica. Elementi che, se ne facciano una ragione le altre squadre italiane che si sentono grandi ma grandi non lo sono, i bianconeri hanno e loro no. Ovviamente quella di ieri allo Stadium è stato solo il primo atto di una doppia sfida non ancora chiusa, e che avrà bisogno di una Juve altrettanto spavalda, forte e concentrata al Camp Nou per rendere davvero speciale e utile la gara d’andata. Ma questo a Torino lo sanno già: in fondo, a dispetto dei gufi, sono abituati a certe gare e a non esaltarsi eccessivamente nei momenti felici, come a non abbattersi in quelli storti, e dunque lavorano già per le prossime sfide. Perché gare come quella di ieri sera, ormai, a prescindere dal risultato, stanno per diventare la normalità per una big europea come la Juventus.